Una mamma condivide il calvario della figlia che non poteva vaccinarsi ed è morta a causa del morbillo.
Più tardi abbiamo scoperto che aveva l’ipoparatiroidismo a causa dell’ipoglicemia e dell’ipocalcemia. A causa di questa ipocalcemia siamo rimasti in ospedale spesso perché la terapia orale non innalzava i livelli di calcio che erano estremamente bassi.
Non poteva essere vaccinata speravamo che la vaccinazione collettiva la proteggesse in caso di epidemia.
Il 5 gennaio del 2018 siamo stati ammessi nell’unità intensiva e di isolamento. A ogni modo il 6 gennaio non c’era abbastanza spazio nel reparto e così un bambino è stato ammesso nella nostra stanza. Poi siamo stati spostati al 2° piano.
A causa dell’alta transeaminasi il 9 gennaio siamo state trasferite all’Institute for Mother and Child e abbiamo scoperto che il bambino con cui eravamo entrate in contatto aveva il morbillo.
In quel momento il mio mondo è collassato, sapevo che ce l’avrebbe fatta, ma nelle profondità della mia anima sapevo che non ce l’avrebbe fatta.
Il 12 gennaio Nadja ha preso la febbre alta, ho saputo subito cos’era. Ho tremato, ho pianto ma ho veramente sperato che non fosse morbillo. Quello stesso giorno la sera, Nadja è scivolata in un sogno da cui non si sarebbe più svegliata, non mangiava, non beveva, non si svegliava, non rispondeva.
Peggiorava di giorno in giorno, il suo bisogno di ossigeno diventata più grande, abbiamo ricevuto conferma che era stata contagiata col morbillo.
Il 22 gennaio Nadja era stanca, respirava appena, la saturazione era a 50, era gonfia, il naso e la bocca sanguinavano, era blu. La sera è stata ammessa in terapia intensiva, alle 4 di notte è stata intubata per un’improvvisa desaturazione, una caduta di pressione, un attacco cardiaco.
Sono state intraprese azioni per resuscitarla e lei è sopravvissuta.
La lotta per la sua vita è durata quasi 3 mesi, non riusciva a separarsi dalla ventilazione e veniva ventilata con alti parametri, un grave danno al polmone, edema cerebrale, era al 100% di ossigeno dal primo all’ultimo giorno con una saturazione tra 50% -90% a seconda del giorno.
A metà marzo ha fatto una puntura lombare a causa di una brutta condizione neurologica. Da metà marzo le sue condizioni sono peggiorate, la sindrome da distress acuto respiratorio e un disordine circolatorio. Sanguinava da un tubo di origine sconosciuta, il funzionamento dei polmoni peggiorava, la sindrome da distress acuta respiratoria dall’inizio, sepsi con 2 diversi batteri, 400 CRP.
Alle 10 del mattino del 3 aprile il cuore di Nadja si è fermato, a causa della rianimazione il suo polmone sinistro si è rotto. Hanno fatto un drenaggio e Nadja si è stabilizzata. Il 4 aprile alle 18 ha avuto un collasso al cuore e nonostante la rianimazione Nadja ha ricevuto le sua ali da angelo alle 18.30.
Condivido con voi questa storia per educare i genitori che hanno dubbi sul vaccinare i propri figli. Ogni bambino ha il dirotto di essere protetto dalle malattie infettive. Nadja è diventata una vittima, rinunciando alla sua vita quanto un’innocua malattia possa danneggiare la vita di un altro. Ora spetta a noi condividere la sua storia in modo che nessuno soffra come lei.
Il mio angelo mi ha lasciato troppo presto. Ma lotterò affinché nessuno dimentichi e affronti ciò che ho affrontato.”
Il messaggio pubblicato sulla pagina Facebook Giustizia per Nadja, e poi ripubblicato sulla Pagina Light for Riley ha ricevuto 6265 Like e 6289 condivisioni, diventando virale.
Noi vi lasciamo con la storia di un bimbo morto a causa del morbillo a 10 mesi.
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