Le nonne hanno contribuito all’evoluzione umana, lo affermano studi di antropologia.
Non all’uomo cacciatore, come si era a lungo creduto, ma alla nonna va il merito dell’evoluzione umana. Il suo contributo è stato fondamentale alla crescita degli esseri umani, alla loro prosperità ed espansione. Lo sostengono gli antropologi in studi recenti.
Se la sopravvivenza degli uomini primitivi si fosse basata esclusivamente sugli uomini cacciatori e il bottino di caccia che portavano “a casa” alla sera a quest’ora saremmo belli che estinti o almeno non saremmo così evoluti e soprattutto non saremmo così numerosi. Il merito di aver contribuito alla sopravvivenza e poi allo sviluppo e all’espansione degli esseri umani è tutto delle nonne. È la conclusione a cui sono giunti diversi antropologi in studi scientifici che hanno preso in esame popolazioni della Terra che hanno mantenuto parte delle caratteristiche dell’uomo primitivo.
Kristen Hawkes, antropologa dell’Università dello Utah, ha studiato la comunità degli Hadza, un gruppo etnico che abita nel nord della Tanzania da migliaia di anni e che è formato da cacciatori e raccoglitori. Nonostante la modernità sia arrivata anche presso questo popolo, gli Hadza si sono mantenuti abbastanza isolati e questo ha permesso il mantenimento delle loro caratteristiche primigenie. Gruppi simili rappresentano quanto di più vicino esista rispetto al modo in cui vivevano i nostri primitivi antenati.
Osservando gli Hadza gli antropologi hanno in qualche modo ridimensionato il ruolo dei degli uomini cacciatori ai fini della sopravvivenza della comunità, rivalutando piuttosto quello delle donne e soprattutto delle nonne.
Studiando i cacciatori Hadza, l’antropologa Kristen Hawkes e i suoi colleghi hanno scoperto che gli animali che riuscivano a catturare e quindi potare a casa per essere mangiati erano una percentuale piccolissima. I cacciatori uscivano tutti i giorni, ma solo il 3,4% delle battute di caccia aveva successo. Se gli Hadza si fossero nutrita esclusivamente di animali selvatici sarebbero morti di fame.
Era chiaro dunque che la comunità faceva affidamento sui cacciatori solo in minima parte. Trascorrendo molto tempo con gli Hadza gli antropologi sono rimasti sorpresi dallo scoprire che erano le donne, sia giovani che anziani, a procurare la maggior parte del cibo alla comunità. Soprattutto le donne scavavano nel terreno in cerca di tuberi, che sono molto in profondità e difficile da estrarre. Dal successo di una madre nella raccolta dei tuberi dipendeva la crescita del suo bambino.
Qualcos’altro, tuttavia, ha sorpreso gli antropologi: quando una madre aveva un secondo figlio la relazione originaria legata alla sua capacità di raccogliere tuberi cambiava ed emergeva un altro legame, quello con la quantità di cibo che la nonna riusciva a raccogliere. Dunque quando non erano le madri a procurarsi il cibo, perché avevano più bambini a cui badare, ci pensavano le nonne. In questo senso le nonne svolgevano un ruolo fondamentale per la comunità, perfino più importante di quello dei cacciatori.
Per gli antropologi è stata una scoperta eccezionale: in questa società primitiva, le nonne erano più importanti dei padri per la sopravvivenza dei bambini. Al nutrimento dei piccoli ci pensavano le donne: madri e nonne. Il cibo portato dagli uomini nella comunità era inferiore.
Questo ruolo delle nonne nella comunità spiega anche perché gli esseri umani sono gli unici grandi primati in cui le donne vivono così a lungo dopo l’età riproduttiva. L’evoluzione umana ha selezionato le donne anziane perché le nonne sono di aiuto nella sopravvivenza e crescita dei figli. Una caratteristica che poi è stata passata anche agli uomini.
Una specie come quella umana, che mette al mondo una progenie costosa, che richiede molte energie e cresce lentamente, non si sarebbe mai evoluta se le madri non avessero avuto l’aiuto delle donne, a cui si sono aggiunti in seguito altri aiutanti, come padri, zie, zii e fratelli. Ha osservato Sarah Hrdy, primatologa alla U.C. Davis.
Inoltre, la collaborazione con la madre e il nutrimento del suo bambino anche da parte di altre persone, spiegherebbe dal punto di vista evolutivo anche la profonda propensione sociale che caratterizza la nostra specie. Gli esseri umani si preoccupano dei pensieri e delle intenzioni delle altre persone.
Gli uomini sono molto bravi a collaborare tra di loro quando devono perseguire un importante obiettivo comune o sopraggiunge una impellente necessità. Quello che gli studiosi hanno cercato di capire, tuttavia, è il perché questi tratti dell’essere umano si manifestino così presto, quando si è ancora molto piccoli.
Nei bambini ancora prima di camminare emergono tratti sociali avanzati, come indicare, dividere, prestare attenzione, sorridere o aggrottare le sopracciglia. Queste caratteristiche dipendono dalla necessità di instaurare un rapporto con gli altri, perché la mamma non sarà l’unica ad occuparsi dei figli. Dunque i tratti sociali precoci negli esseri umani sono fondamentali per instaurare un rapporto con il caregiver.
Una situazione molto diversa da quella degli altri primati, come i cuccioli di scimpanzé, bonobo, orango e gorilla, che vengono accuditi esclusivamente dalle madri, che sono estremamente protettive e non permettono a nessuno, nemmeno ai componenti del gruppo, di avvicinarsi al loro cucciolo nei primi mesi di vita.
Tutt’altra storia, invece, per gli esseri umani, i cui bambini imparano presto ad avere intorno altre persone oltre alla madre. Persone che li nutrono, li vestono, il portano a giocare, contribuiscono alla loro crescita e con le quali è fondamentale instaurare un legame, perché da questo potrebbe dipendere la vita del bambino stesso. Pertanto, l’evoluzione ha fatto in modo che il bambino fin da piccolo sviluppasse alcuni tratti sociali e una predisposizione agli altri, oltre ai propri genitori. Una predisposizione soprattutto vero la nonna, fondamentale nella crescita dei nipoti, quindi importante tassello dell’evoluzione umana.
Che ne pensate unimamme? Ulteriori approfondimenti sul tema li trovate nell’articolo uscito sito della National Public Radio statunitense.
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