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Attualità

Centri estivi: le famiglie non riescono a permetterseli

Published by
Maria Sole Bosaia

I centri estivi gravano enormemente sul bilancio famigliare.

Centro estivo per bambini: gli italiani possono permetterselo?

Quando arriva l’estate sopraggiunge l’immancabile domanda su dove e a chi lasciare i figli se la coppia lavora e i nonni non sono a disposizione.

I costi per la gestione dei figli in questi mesi finiscono spesso per incidere sul mènage famigliare.

I comuni, spesso e volentieri, offrono centri estivi, ma i i prezzi non sono accessibili alla maggior parte delle persone.

L’Osservatorio sulle Famiglie di Federconsumatori ha stabilito che i costi medi in Italia per i centri estivi sono:

  • di 624 Euro al mese per bambino al mese nelle strutture private
  • 304 Euro in quelle pubbliche
  • il costo medio settimanale è di 156 Euro per un centro estivo
  • 95 Euro per la mezza giornata, cioè fino alle 14

 

 

 

Le strutture che offrono corsi di inglese sono offerti da famiglie che si possoo permettere di spendere 262 Euro per bambino a settimana.

Ci sono centri che offrono attività sportive:

  • basket
  • calcio
  • pallavvolo, ecc..

hanno un costo settimanale di 183 Euro a bambino.

Fatti i conti per due mesi di centro estivo una famiglia può spendere fino a 1250 Euro.

Questo a confronto di un reddito non superiore a 2044 Euro al mese.

In Italia poi ci sono:

  • 4700 famiglie a basso reddito di stranieri
  • 8200 a basso reddito di italiani

Secondo l’Istat è aumentato il divario tra quanto hanno speso le famiglie più ricche e quelle più povere.

Inoltre nel 2016 sono aumentate le persone a rischio di povertà:

  • il 20,6% sono persone a rischio povertà
  • il 12.1% vivono in famiglie fortemente deprivate
  • il 43% della famiglie con 5 componenti sono esposte a rischio di povertà ed esclusione sociale

Ecco come si presenta la situazione per le mamme.

 

Dal 2006 al 2016 sono occupate 55 mamme su 100, mentre il 45% deve far fronte a un part time involontario.

Se però dallo Stato non arrivano contributi nascono nuove forme di sostegno, come le tate condivise che si prendono cura di piccoli gruppi, oppure ci sono genitori che prendono le ferie coordinandosi con altre mamme e papà in modo da badare ai propri figli e a quelli degli altri.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa situazione presentata da Federconsumatori?

Noi vi lasciamo con un approfondimento su fino a che età serve la beby sitter.

 

 

 

 

Maria Sole Bosaia

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