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Il medico salvatore delle madri: da incompreso a simbolo

Published by
valeria bellagamba
Ignaz Semmelweis, medico ungherese

Il medico salvatore delle madri: da incompreso a simbolo. Combatté la febbre puerperale

La storia di Ignaz Semmelweis, il medico ungherese che ha introdotto la cura dell’igiene avanzata nella pratica medica, ma nessuno gli dava credito all’inizio. Grazie alla sua scoperta molte neo mamme ebbero la vita salvata, tanto che si meritò il soprannome di medico “salvatore delle madri“.

Il medico salvatore delle madri Ignaz Semmelweis

Il 1° luglio 2018 è stato il bicentenario della nascita di Ignaz Semmelweis, medico ungherese che intorno alla metà dell’Ottocento lavorò nel reparto di ostetricia dell’Ospedale Generale di Vienna e fece una grande scoperta che anticipò gli studi di microbiologia e la scoperta dei germi da parte di Louis Pasteur, salvando la vita a molte neo mamme che solitamente morivano a poche ore dal parto, a causa della febbre puerperale. Questi risultati sono valsi a Semmelweis l’appellativo di medico salvatore delle madri ed è tutto meritato. Anche perché il dottore ungherese dovette lottare per far accettare le sue idee che furono respinte dalla classe di medici e professori dell’epoca. I consigli del Semmelweis restarono disattesi a lungo e lui cadde in disgrazia. Una storia tragica, solo dopo la morte Semmelweis è stato riabilitato e la sua scoperta presa in considerazione.

Targa commemorativa di Ignaz Semmelweis a Vienna (ALEX HALADA/AFP/Getty Images)

Quando Ignaz Semmelweis iniziò a lavorare nel reparto di ostetricia dell’Ospedale Generale di Vienna quello che lo colpì fu l’alto tasso di mortalità delle puerpere.

All’epoca le donne che partorivano in ospedale contraevano la febbre puerperale, un’infezione con complicazioni gravi come ascessi dolorosi, peritonite, pleurite, meningite e morte. La stranezza del fenomeno era che l’infezione colpiva le donne che partorivano in ospedale il 10-20 volte in più delle donne che partorivano in casa. Un controsenso visto che il parto in ospedale, che all’epoca non era diffuso come oggi, sarebbe dovuto essere più sicuro.

In ospedale partorivano soprattutto le donne povere, soprattutto non sposate o le prostitute, perché ricevevano assistenza e avevano un posto dove lasciare i figli non desiderati, nel vicino orfanotrofio. Le donne, poi, si impegnavano ad offrire il proprio latte agli orfani che ne avessero bisogno. Per l’ospedale queste donne erano una sorta di cavie per i giovani medici, che esercitavano la pratica medica su di loro, senza gravi conseguenze in caso di errori e soprattutto disponendo di un elevato numero di pazienti. Una volta imparato il mestiere i medici passavano ai parti delle donne nobili o ricche.

Nell’ospedale di Vienna, ostetricia era divisa in due reparti, uno destinato alla pratica dei giovani studenti di medicina, che erano tutti uomini, l’altro per la pratica delle giovani ostetriche. Ciascuno diretto da due medici. Le donne che stavano per partorire venivano distribuite equamente tra i due reparti, seguendo una rigorosa tabella di marcia.

Quando il giovane Semmelweis arrivò nel reparto di ostetricia dove operavano gli studenti si accorse subito dell’elevata mortalità tra le partorienti. Qui il tasso di mortalità era del 10%, con punte anche del 40%, mentre nel reparto dove operavano le ostetriche la mortalità delle donne ricoverate era inferiore al 3%, la media generale dell’epoca. Una situazione di cui si accorse anche popolazione, con donne che chiedevano di non essere ricoverate nel reparto dove lavoravano i giovani medici. Soprattutto una disparità così evidente nel tasso di mortalità tra i due reparti che le spiegazioni scientifiche delle autorità non riuscivano a giustificare.

Così il dottor Semmelweis si mise a studiare, raccogliendo con metodo tutti i dati sulle pazienti relativi alla febbre puerperale: i sintomi, le complicazioni e il tasso di mortalità. Il medico iniziò dai casi che si erano verificati negli anni precedenti. L’obiettivo era quello di trovare i fattori di rischio diversi tra i due reparti.

Semmelweis notò che più lungo era il travaglio delle partorienti, più elevata era la mortalità, perché le donne erano sottoposte ad un maggior numero di visite da parte dei medici. Inoltre, in una stessa corsia capitava che le donne venissero contagiate, una dietro l’altra, seguendo il giro delle visite mediche. Dati questi elementi era chiaro che l’infezione dipendesse dagli studenti di medicina, anche se non vollero ammetterlo.

La scoperta di Semmelweis

Il caso che confermò i sospetti di Semmelweis riguardò il professor Jacob Kolletschka che si ferì con il bisturi durante un’autopsia e sviluppò gli stessi sintomi della febbre puerperale. Il professore morì di setticemia. Questo caso indusse il medico ungherese a pensare che l’infezione fosse dovuta a “particelle” letali ma invisibili, anticipando quelle che sarebbero state le scoperte di Pasteur sui germi. Infatti, i giovani medici che lavoravano nel reparto maternità dell’Ospedale Generale di Vienna iniziavano la giornata la mattina presto con le autopsie, poi iniziavano il giro di visite alle puerpere.

Il tasso di mortalità nel reparto dove operavano gli studenti di medicina era salito solo dopo l’introduzione della pratica delle autopsie. I giovani medici facevano avanti e indietro tra la sala operatoria e il reparto di maternità, portando germi letali alle mamme. Nonostante Semmelweis non avesse ancora scoperto i germi di Pasteur, la sua intuizione fu cruciale.

L’infezione veniva portata dalla sala operatoria alla sala parto non perché i giovani medici non si lavassero le mani, ma perché il sapone non era sufficiente ad disinfettargliele. Così Semmelweis impose nel reparto regole più rigide nel lavaggio delle mani, invitando studenti e colleghi a usare una soluzione di cloruro di calce, lavando le mani per cinque minuti, finché non fosse scomparso l’odore dell’autopsia.

Il nuovo metodo di lavaggio delle mani fu adottato nel 1848 e fece precipitare il tasso di mortalità nelle puerpere, arrivando all’1,27%, inferiore a quello del reparto delle ostetriche che era all’1,33%.

Eppure nonostante il successo dell’iniziativa, l’anno seguente ad Ignaz Semmelweis non fu rinnovato il contratto dall’ospedale di Vienna. I medici si sentivano feriti nell’orgoglio per essere stati ritenuti di fatto responsabili della morte delle partorienti. Inoltre non riuscivano a capire cosa fossero queste particelle letali, ma invisibili che Semmelweis non era riuscito a mostrare loro. Il carattere spigoloso del dottore ungherese non lo aiutò nella sua situazione.

In seguito, la salute di Semmelweis si deteriorò e il medico fu ricoverato in una clinica psichiatrica dove morì nel 1865, a soli 47 anni. Solo alla fine dell’Ottocento la sua reputazione venne riabilitata, a seguito delle scoperte di Pasteur, Robert Koch e Alexandre Yersin.

Nel 1924 lo scrittore francese Louis-Ferdinand Céline dedicò la sua tesi di laurea in Medicina a Semmelweis, definendolo un genio. Oggi Ignaz Semmelweis è considerato il padre delle moderne teorie dell’igiene e della sterilizzazione ospedaliera.

Che ne pensate unimamme? Conoscevate questa storia?

Ve ne avevamo fatto cenno quando ci occupammo della campagna per lavarsi le mani.

Invece per saperne di più sulla storia di Ignaz Semmelweis vi rimandiamo a questo articolo sul medico salvatore di mani genio incompreso.

valeria bellagamba

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