Allattamento al seno: gli Usa di Trump si schierano contro e minacciano i Paesi poveri. Gli Stati Uniti si sono opposti ad una risoluzione dell’Organizzazione mondiale della Sanità per promuovere il latte materno nel mondo. Dietro ci sono gli interessi delle lobbies. L’inchiesta del New York Times.
Che l’allattamento al seno faccia bene al bambino, e alla mamma, anzi sia essenziale per la crescita del neonato, l’abbiamo ripetuto a non finire. Più volte ci siamo occupati di questo tema fondamentale, riportandovi le campagne dell’Organizzazione mondiale della Sanità e le ricerche scientifiche sulle proprietà dell’allattamento al seno e i suoi benefici, non solo per i bebè ma anche per la mamma.
Purtroppo, però, non mancano le pressioni per favorire l’uso del latte artificiale a scapito dell’allattamento al seno, per favorire le aziende produttrici di latte in polvere. Questo accade soprattutto nei Paesi più poveri, dove l’alto analfabetismo e la scarsa comunicazione rendono le donne più esposte alle manipolazioni delle aziende; così come il personale sanitario soggetto a pressioni di ogni tipo o a tentativi di corruzione per convincere le neomamme ad allattare con il latte artificiale invece che al seno.
Su questo tema ci siamo già occupati dell’inchiesta del quotidiano britannico Guardian e di Save The Children sullo scandalo del latte artificiale nelle Filippine, accostato in modo scorretto al latte materno. Un modo truffaldino per convincere le mamme, di un Paese povero, a spendere tutti i loro soldi per dare latte artificiale ai propri bebè.
Secondo l’OMS, invece, l’allattamento al seno è fondamentale per i neonati e dovrebbe esclusivo nei sei mesi di vita.
Recentemente un nuovo ostacolo all’allattamento al seno è venuto dagli Stati Uniti del presidente Donald Trump. Un fatto gravissimo, ma di cui in Italia si è parlato poco. Ecco che cosa è accaduto.
Nel maggio del 2018, durante l’ultima Assemblea mondiale della sanità tenutasi a Ginevra,gli Stati Uniti avrebbero contestato e cercato di bloccare la mozione dell’Organizzazione mondiale della sanità per promuovere l’allattamento al seno nel mondo. I delegati Usa avrebbero prima tentato di limare il testo, poi sono passati addirittura a minacciare i Paesi che appoggiavano la mozione, soprattutto i Paesi poveri. Retroscena che sono stati svelati dal New York Times.
Gli Stati Uniti hanno cercato di far saltare l’accordo, rovesciando il tavolo. Il loro obiettivo? Favorire gli interessi dei produttori di latte artificiale. Così almeno ha scritto il New York Times, riportando le indiscrezioni dall’assemblea.
“La delegazione degli Stati Uniti, abbracciando gli interessi dei produttori di latte artificiale, ha rovesciato le delibere“, ha scritto il New York Times, citando diverse di fonti diplomatiche.
I rappresentanti di Trump avrebbero prima cercato di rimuovere dalla bozza del testo della risoluzione la frase in cui si afferma che i governi debbano”proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento“, insieme ad un passaggio nel quale si invitano i responsabili politici a limitare la promozione di prodotti alimentari che secondo molti esperti hanno effetti nocivi sui bambini più piccoli.
La delegazione statunitense, tuttavia, non è riuscita nell’intento, così è passata direttamente alle minacce, ovviamente nei confronti dei Paesi più poveri, avvertendoli che avrebbe tagliato loro gli aiuti economici se avessero sostenuto la mozione a favore dell’allattamento al seno.
Di fronte alle ritorsioni economiche, alcuni Paesi si sono spaventati e hanno ritirato il loro appoggio alla mozione. Come nel caso dell’Ecuador, che è tornato subito su suoi passi dopo la minaccia Usa di ritorsioni economiche e del ritiro dell’aiuto militare. Come l’Ecuador, hanno ritirato il loro appoggio alla mozione anche altri Paesi, soprattutto dell’America latina e dell’Africa, tra cui Messico e Uruguay.
“Quello che è successo è stato l’equivalente di un ricatto, con gli Usa che tenevano il mondo in ostaggio e tentavano di rovesciare quasi 40 anni di consenso sul modo migliore di proteggere la salute dei neonati e dei bambini“, ha dichiarato Patti Rundall, policy director del gruppo britannico Baby Milk Action, che ha espresso tutta la sorpresa, lo sconcerto e anche l’amarezza dei promotori della mozione presso l’OMS.
Alla fine, tuttavia, il testo della mozione sull’allattamento al seno è stato approvato, con poche modifiche, grazie all’intervento della Russia, contro la quale gli Stati Uniti non hanno osato mettersi contro.
Nonostante la questione si sia risolta bene, almeno per il momento, questa circostanza dimostra quanto l’allattamento al seno non sia universalmente promosso come pratica imprescindibile per il corretto e sano sviluppo del neonato, non solo fisico, ma anche cognitivo e intellettivo.
La risoluzione che raccomanda l’allattamento al seno, invece, è basata su decenni di ricerche, che riconoscono come il latte materno nei primi sei mesi di vita del neonato promuova il suo sviluppo neurocomportamentale e riduca i rischi di varie malattie, anche per la madre. Il latte artificiale in polvere, invece, non ha le stesse proprietà. Inoltre, il suo impiego nei Paesi poveri può essere ancora più rischioso per via dell’acqua spesso inquinata o non potabile che viene utilizzata per diluirlo.
“Un governo non può dire dare la priorità agli interessi economici che si nascondono dietro le multinazionali dei sostituti del latte materno“, ha affermato Riccardo Davanzo, presidente del Tavolo Tecnico sull’allattamento al seno del Ministero della Salute. Numerosi Paesi che aderiscono all’OMS seguono il “Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno“, ha spiegato ancora Davanzo. Il Codice internazionale viene applicato da ciascun Paese singolarmente, con leggi più o meno avanzate. “Gli Stati Uniti sono tra i Paesi che seguono con minor rigore i riferimenti del codice. Non dovrebbe dunque meravigliare la posizione di Trump”.
Che ne pensate unimamme? Non trovate sconvolgente questo atteggiamento degli Usa?
Sull’allattamento al seno vi ricordiamo i nostri numerosi articoli:
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