Bambini vittime delle sette: l’inchiesta shock di Famiglia Cristiana. Un orrore indicibile.
Le violenze, fisiche e psicologiche, commesse all’interno delle sette religiose sono talmente sconvolgenti da essere argomenti tabù, di cui nessuno vuole parlare, nemmeno le vittime che le hanno subite, e per le quali si innesca subito un meccanismo di negazione. Si tratta di una reazione naturale, quasi a proteggersi, perché consciamente o inconsciamente non vogliamo accettare che certe mostruosità esistano e siano commesse da individui comuni, apparentemente ordinari. Sono violenze troppo grandi per gli adulti figuriamoci per i bambini.
Eppure esistono tante storie di bambini vittime della follia e degli abusi delle sette. Sono storie oscure, nascoste, di cui i bambini non parlano e non sono in grado di comunicare, ma che esprimono attraverso comportamenti insoliti e soprattutto nei disegni, il loro mezzo principale di comunicazione. E si tratta di disegni dell’orrore, che solo un bambino che ha subito certe esperienze può rappresentare.
I disegni disturbanti dei bambini saltano subito agli occhi degli esperti, educatori, maestre, psicologi. Sono il primo segnale di allarme che c’è qualcosa che non va ed è proprio dai disegni che vengono scoperte storie di abusi e violenze, anche quelle legate alle sette religiose. Anche in questi casi può scattare un meccanismo di rimozione, perché per molti adulti, anche esperti di abusi, resta difficile accettare che i bambini possano essere stati testimoni dell’orrore o possano averlo subito su sé stessi. I disegni, però, e i comportamenti strani e disturbati dei bambini, però, sono evidenti e arriva il momento in cui non possono essere più ignorati, in cui non si può più sollevare alcun dubbio su quello che è veramente successo.
Dalle testimonianze indirette dei bambini, attraverso il disegno e il comportamento, gli psicologi e gli agenti di polizia possono risalire ai fatti e scoprire la situazione di abuso e i responsabili. Si tratta spesso di realtà raccapriccianti, che si fa fatica a immaginare, ma con sui purtroppo occorre fare i conti perché esistono e non si può fare finta di niente ma occorre affrontarle. Per questo il settimanale Famiglia Cristiana ha condotto un’inchiesta sui bambini vittime delle sette religiose, raccogliendo testimonianze sconvolgenti, ma che bisogna conoscere per capire il fenomeno e contrastarlo.
La rivista Famiglia Cristiana ha raccolto delle testimonianze scioccanti sui bambini vittime di sette religiose. Storie che vanno conosciute per evitare di ignorare il fenomeno e girarsi dall’altra parte. Occorre infatti abbattere l’omertà, così come quello che è stato chiamato il muro dell’incredulità. Le testimonianze sono state raccolte dallo psicoterapeuta Claudio Foti, già giudice onorario al Tribunale dei minori di Torino, direttore del Centro studi Hansel e Gretel, collaboratore del Gruppo Abele e coautore del recente saggio Curare i bambini abusati. Si tratta di casi seguiti dallo stesso psicoterapeuta.
La prima testimonianza è quella di un papà separato, di nome Giuseppe, che ha raccontato come scoprì che suo figlio Matteo di 5 anni era stato coinvolto in una setta. Il bambino dopo la separazione dei genitori era stato affidato alla madre. Solo dopo sei mesi il padre, anche per motivi di lavoro, era riuscito a stare un weekend con il figlio. Al momento di ritornare dalla madre il bambino si era messo a piangere e così era stato anche al termine degli incontri seguenti. Poi, durante le vacanze estive, dalla nonna paterna Matteo le raccontò quello era costretto a subire quando stava con la madre. Il bambino veniva costretto dalla madre a fare strani balletti in presenza di altri uomini e poi ad abbassarsi le mutandine e a farsi toccare da quegli uomini. Il padre il bambino a fare una denuncia dai carabinieri, che tuttavia non ebbe seguito. Poi quando tornò di nuovo in vacanza dalla nonna, e aveva già sette anni, raccontò ancora di quello che era costretto a subire.
Il padre del bambino ha riferito che il figlio piangeva quando alla sera la madre lo chiamava, quindi ha detto allo psicoterapeuta: “Ci ha raccontato che ogni tanto con un furgone veniva portato con altri bambini in una casa buia, illuminata solo da alcune candele nere. Lì c’erano degli uomini con delle maschere da lupo. Loro su un tavolo dovevano ballare mentre quegli uomini facevano delle cose strane prima alla mamma e poi ai bambini, lui compreso. Mia madre a quel punto ha avuto la prontezza di chiedergli se riusciva a disegnare quello che aveva detto”. Matteo disegnò quello che gli accadeva in quegli incontri dell’orrore, indicando anche i nomi dei bambini e delle bambine che erano con lui, disegnando la madre con la maschera e con la scritta straziante “avevo quattro anni”. Il padre del bambino allora ha denunciò la ex moglie e riuscì ad ottenere la custodia del figlio. L’indagine però si rivelò più difficile del solito e la psicologa della Procura, ha riferito l’uomo, pur riconoscendo che la madre del bambino avesse una personalità gravemente disturbata, nella relazione finale non confermò la versione della setta e il magistrato archiviò il caso. Il padre del bambino con il suo avvocato e l’aiuto del dottor Foti sta continuando la sua battaglia per far riaprire il caso.
La seconda testimonianza è quella di una donna adulta, Lorenza, sposata e con figli, che ha vissuto un’esperienza terribile quando era bambina, di cui porta ancora i segni del trauma. “Mi viene da piangere prima ancora di iniziare”, ha detto al giornalista di Famiglia Cristiana. Lorenza è nata da una relazione extraconiugale della madre, che aveva già due figli, e dalla quale non aveva mai ricevuto vero amore, ma solo maltrattamenti. Ha 11 anni conobbe il vero padre, inizialmente presentatogli come un zio, un uomo che ben presto si rivelò essere un orco. Il padre abusava della figlia ogni volta che la incontrava, anche in presenza della madre. Abusi che durarono, anche sotto minacce, finché Lorenza non arrivò ai 17 anni. Da quell’età in poi era diventata grande e soprattutto il padre morì di cuore.
La donna però da bambina aveva frequentato il padre naturale, che l’aveva introdotta nel terribile ambiente delle sette. Lorenza aveva circa 4 o 5 anni e veniva costretta a partecipare a riti satanici, insieme ad altri bambini e in presenza di altri uomini che abusavano di loro. Gli altri bambini erano rinchiusi in una gabbia. Un bambino posto su una specie di altare veniva seviziato a turno dagli uomini, graffiato con degli artigli e anche lei fu costretta a graffiarlo, poi tutti bevevano liquido scuro da un calice. Il dottor Foti ha spiegato che si trattava del rovesciamento del rito della comunione cristiana, molto comune nelle sette sataniche. “Al posto del corpo e del sangue di Gesù c’è il corpo di un bambino inerme su cui esercitare violenza. E le vittime non possono limitarsi ad assistere al rito, ma devono parteciparvi per poter diventare a loro volta devoti di Satana”, ha spiegato lo psicoterapeuta. Lorenza non ha subito lo quel rito, purtroppo però lei e gli altri bambini venivano violentati ed era proibito loro di piangere. La bambina era riuscita a sopportare tutta quella violenza solo dissociandosi mentalmente da quello che le accadeva. Per questo motivo a 11 anni non aveva riconosciuto il padre; ne aveva cancellato il ricordo dolorosissimo . La donna non ha denunciato il padre, che nel frattempo è morto, anche per non sconvolgere la vita dei suoi familiari, ma allo stesso tempo ha deciso di non tacere più su queste vicende per quanto pericolose potessero essere. “Chi è vittima di una setta o sa qualcosa, vada subito dalla polizia”, ha concluso Lorenza.
Racconti scioccanti, storie maledette che non vorremmo mai sentire. Come commentate unimamme?
Per ulteriori approfondimenti rimandiamo al reportage di Famiglia Cristiana.
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