Ragazzine costrette a prostituirsi per “entrare” in Francia: l’orrore nel rapporto di Save The Children.
Quando mancano pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, il 30 luglio, Save the Children diffonde il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018”, una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori. Dal rapporto, che contiene dati scioccanti, quello che salta subito agli occhi e sconvolge è una nuova forma di sfruttamento sessuale a danno dei più deboli e indifesi: gli abusi sessuali nei confronti delle ragazzine migranti costrette a prostituirsi per passare il confine di Ventimgilia. Un fenomeno agghiacciante.
Il numero dei migranti africani, soprattutto eritrei, arrivati nel 2018 a Ventimiglia, nel tentativo di entrare in Francia, è cresciuto notevolmente rispetto al 2017. Tra questi ci sono anche tante ragazzine che sono finite nelle mani degli sfruttatori, costrette a prostituirsi per guadagnare i soldi necessari ad attraversare la frontiera italo-francese.
Si tratta di un fenomeno nuovo, esploso nell’ultimo anno alla frontiera di Ventimiglia con la Francia, un luogo difficile, dove già da qualche anno molti migranti, soprattutto africani, sono arrivati nel tentativo spesso vano di passare il confine.
Ora, gli sciacalli che abusano senza pietà delle persone in difficoltà materiali e morali e che negli ultimi anni hanno pensato di approfittare della disperazione dei migranti per lucrare un sostanzioso profitto (dagli scafisti dei barconi agli schiavisti dei campi in Italia, alle organizzazioni mafiose che si sono infiltrate nella gestione dell’accoglienza), hanno ideato un’altra forma di ignobile sfruttamento: l’abuso sessuale delle ragazze, alle volte poco più che bambine, che cercano disperatamente una vita migliore.
Sono state chiamate “survival sex” e sono le minorenni costrette a prostituirsi per pagare il passaggio del confine con la Francia o per anche avere un po’ di cibo e un posto dove dormire. Sono di solito ragazze provenienti dal Corno d’Africa e dall’Africa-sub-sahariana obbligate a pagare ai passeurs, il nome in francese di coloro che le fanno attraversare il confine, tra i 50 e i 150 euro per il viaggio in auto. Non disponendo del denaro, queste ragazze sono costrette a prostituirsi.
La situazione, denuncia Save The Children, è stata aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell’accampamento informale nell’area lungo il fiume Roja. Da allora, gli operatori di Save the Children sul terreno hanno rilevato la permanenza in strada di molti minori in condizioni degradanti, promiscue e pericolose, che vengono alleviate soltanto dalle associazioni che offrono assistenza legale, connessione a internet e altri beni di prima necessità.
Nel frattempo, continua ad aumentare il numero delle nigeriane vittime della prostituzione forzata. Questi sono i dati agghiaccianti dell’ultimo rapporto di Save the Children. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia, si legge nel rapporto, 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600%. Le ragazzine sono obbligate dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori.
Dopo le ragazze nigeriane, le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. In base alla rilevazione del progetto Vie d’uscita di Save the Children e della rete di organizzazioni partner, che nel corso del 2017 e dei primi tre mesi del 2018 ha intercettato 528 minori e neomaggiorenni rumene, rispetto alle 375 nello stesso periodo dei due anni precedenti, queste ragazze rappresentano il 29% del totale delle sfruttate; il 20% in base alla stima della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta.
Al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%). L’abbandono del sistema di accoglienza e l’ingresso nell’invisibilità, sottolinea il rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare per i più vulnerabili come le ragazze minorenni provenienti dal Corno d’Africa. Nonostante le comunità di accoglienza ospitino soprattutto ragazzi, è significativa anche la presenza di ragazze minorenni eritree (178) e somale (65), la cui propensione all’abbandono è molto alta e una volta entrate nell’alveo dell’invisibilità rimangono esposte ad abusi e soprusi enormi.
Complessivamente, nel mondo sono quasi 10 milioni i bambini e gli adolescenti sfruttati o abusati, ovvero quei minori che nel solo 2016 sono stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati principalmente a fini sessuali e lavorativi. È la denuncia nel rapporto di Save The Children.
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