Una nuova sfida minaccia i ragazzi, si chiama Momo, si diffonde su WhatsApp e invia messaggi violenti sugli smartphone dei giovani.
L’avatar usato dal creatore di questo gioco è l’immagine deformata di una donna con lineamenti grotteschi e degli occhi sporgenti, si tratta di una statua di un artista giapponese: Midori Hayashi.
Momo potrebbe già aver fatto la sua prima vittima. In Argentina la polizia sta investigando il suicidio di una dodicenne nella città di Ingeniero Maschwitz vicino a Buenos Aires.
La ragazzina aveva filmato un breve video prima del suicidio.
Gli investigatori sospettano che qualcuno l’abbia incoraggiata a commettere questo atto, al momento si sta vagliando la posizione di una diciottenne che si pensa fosse in contatto con la bambina.
“Il cellulare è stato preso in esame per trovare filmati e chat WhatsApp e la presunta adolescente con cui sono stati scambiati messaggi”.
Si pensa che l’adolescente volesse caricare il video girato prima del suicidio e diffonderlo sui media per averne credito tramite il gioco chiamato Momo.
Anche in Messico sta girando questa assurda sfida.
Proprio da lì proviene questo avvertimento: “il rischio di questa sfida tra i giovani è che i criminali possano usarla per rubare informazioni personali, incitare al suicidio, alla violenza, estorcere denaro, generare malessere psicologico e fisico come ansia, depressione e insonnia.”
“I ragazzi possono fare fatica ad opporsi alla pressione dei compagni ma dovrebbero sapere che va perfettamente bene rifiutarsi di partecipare a follie che li fanno sentire non al sicuro e spaventati”.
“I genitori dovrebbero parlare ai figli ed enfatizzare il fatto che i ragazzi possono prendere le loro decisioni e discutere come dire no”.
La polizia aggiunge che i genitori devono rassicurare i figli si possono sentire accettati anche se non fanno quello che vuole la massa.
Momo si diffonde in fretta, dopo Argentina e Messico se ne parla anche in Russia, Colombia e in altri Paesi.
Tutto è iniziato in un gruppo su Facebook dove i membri sono chiamati a stabilire la comunicazione tra loro attraverso un numero sconosciuto”, ha scritto su Twitter l’unità Crime di Ricerca Web del procuratore generale dello Stato di Tabasco, in Messico. “Diversi utenti hanno detto che se invii un messaggio a ‘Momo’ dal tuo telefono cellulare, lui risponde con immagini violente e aggressive, e ci sono anche quelli che dicono di aver ricevuto minacce e di aver visto pubblicate informazioni personali”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa sfida di cui si parla sul Mirror?
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