Autocertificazione vaccini: i presidi vanno contro il governo: niente certificato della Asl comprovante l’avvenuta vaccinazione, niente scuola per i bambini da 0 a 6 anni.
Si accende lo scontro sull’accesso alla scuola d’infanzia dei bambini da 0 a 6 anni. I presidi italiani, infatti, hanno deciso di respingere al mittente l’autocertificazione proposta congiuntamente dai Ministeri di Istruzione e Salute da presentare per l’iscrizione al nuovo anno scolastico al posto della certificazione dell’avvenuta vaccinazione con documento della Asl, come previsto dalla legge 119/2017 di conversione del Decreto Lorenzin che ha introdotto i 10 vaccini obbligatori.
Per la frequentazione di asili nidi e scuole materne, per i bambini da 0 a 6 anni, la legge Lorenzin richiede l’avvenuta vaccinazione come da calendario vaccinale. Chi non è in regola non può accedere alla scuola d’infanzia. Nel primo anno di applicazione della nuova legge si è dato ai genitori più tempo per presentare a scuola il certificato della Asl di avvenuta vaccinazione, anche perché i tempi per prenotare l’appuntamento presso i centri vaccinali sono stati molto lunghi. Così a inizio anno scolastico 2017/2018 i genitori hanno potuto presentare una autocertificazione in cui dichiaravano di aver preso appuntamento alla Asl per vaccinare i figli. Entro il 10 marzo 2018, tuttavia, avrebbero dovuto presentare la documentazione definitiva di avvenuta vaccinazione o al limite il documento ufficiale della Asl comprovante la prenotazione dell’appuntamento per la vaccinazione (non era più sufficiente, dunque, la sola autocertificazione). Dopo questa data, infatti, sono partite le prime espulsioni di bambini dalle scuole d’infanzia, praticamente verso fine anno scolastico, tanto che non sempre i bambini sono stati esclusi.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico, il nuovo sistema sarebbe dovuto entrare a pieno regime, dopo il periodo transitorio, tanto che il termine per presentare a scuola il documento di avvenuta vaccinazione avrebbe dovuto essere il 10 luglio 2018, come indicato dalla legge Lorenzin.
Nel frattempo, però, è cambiato il governo e sono arrivati i primi provvedimenti di modifica della legge sui vaccini obbligatori, come promesso in campagna elettorale dal Movimento 5 Stelle. La nuova Ministra della Salute Giulia Grillo, del M5S, ha sottolineato l’importanza dei vaccini come fondamentale strumento di prevenzione, ma allo stesso tempo ha iniziato ad introdurre delle modifiche alla legge Lorenzin, come la possibilità di presentare un’autocertificazione, senza più il termine perentorio del 10 luglio, per iscrivere i bambini alle scuole d’infanzia, prorogando il regime transitorio della legge Lorenzin e dando ancora più tempo ai genitori di mettersi in regola.
L’autocertificazione, va detto, non fa venire meno l’obbligo vaccinale e soprattutto non ammette le false dichiarazioni, altrimenti il rischio è quello di commettere un reato, un illecito molto più grave della mancata vaccinazione del figlio, che alla fine comporta solo una sanzione di carattere amministrativo: l’allontanamento del bambino da scuola o il pagamento di una multa.
Ma allora cosa si può e si deve autocertificare? L’avvenuta vaccinazione dei figli, con il rischio di commettere un reato in caso di falso, oppure l’appuntamento prenotato presso la Asl? Un problema non di poco conto, soprattutto per la scuola, che deve controllare l’autenticità delle certificazioni, assumendosi tutte le responsabilità del caso.
Nel frattempo, ai primi di agosto 2018, per complicare ancora un po’ una situazione caotica, il Senato ha votato due emendamenti identici, presentati all’interno del decreto Milleproroghe da Movimento 5 Stelle e Lega, per eliminare di fatto l’obbligo vaccinale per i bambini da 0 a 6 anni, con il rinvio della norma della legge Lorenzin sull’accesso alle scuole d’infanzia all’anno scolastico 2019/2020. Neutralizzato di fatto l’obbligo vaccinale per i bambini da 0 a 6 anni, con la condanna da parte dei medici.
Messa da parte per un attimo questa situazione (manca ancora l’approvazione dell’emendamento da parte della Camera dei Deputati, che arriverà a settembre a pochi giorni dall’inizio delle scuole, se non a scuole già iniziate), rimane la questione dell’autocertificazione contro la quale i presidi hanno preso una netta posizione.
Nella giornata dell’8 agosto 2018, i presidi italiani hanno preso una posizione decisa contro l’autocertificazione dell’avvenuta vaccinazione o della richiesta di appuntamento presso la Asl, per effettuare la vaccinazione, da presentare a scuola per l’anno scolastico 2018/2019, come previsto dalla circolare congiunta dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione uscita ai primi di luglio.
L’Associazione Nazionale dei Presidi (ANP) ha sollevato i problemi della confusione e della difficile applicazione dell’autocertificazione, annunciando che continuerà ad applicare la legge Lorenzin: senza la certificazione di avvenuta vaccinazione i bambini a 0 a 6 anni non potranno accedere alla scuola d’infanzia.
“Allo stato delle cose – ha detto l’ANP dopo un incontro al Ministero della Salute –, se non verrà presentato all’inizio dell’anno scolastico il certificato di avvenuta vaccinazione della Asl, non potremo permettere la frequenza dei bimbi a scuola, a nidi e materne. Non è possibile far prevalere la nuova circolare Grillo. Per ora, almeno fino all’inizio del nuovo anno scolastico, resta in vigore la Legge Lorenzin: sarà quest’ultima ad essere applicata“.
Inoltre, i presidi italiani hanno respinto la proposta della Ministra Grillo di istituire classi separate per i bambini immunodepressi, in caso di bambini non vaccinati presenti nella stessa scuola d’infanzia. Nel corso dell’incontro al Ministero, l’ANP ha espresso il netto dissenso all’ipotesi di avere classi “differenziali”, composte cioè dai soli bambini vaccinati in cui inserire i bambini immunodepressi. L’ANP è contraria sia perché “si porrebbe un grave problema di carattere organizzativo, legato alla composizione delle classi ed alla regola della continuità, sia perché i bambini non sarebbero comunque protetti nei momenti di ricreazione e nei numerosi spazi comuni (mensa, palestra, bagni) e se ne violerebbe, di conseguenza, il diritto alla incolumità”.
Il presidente dell’ANP Antonello Giannelli ha sottolineato all’amministrazione sanitaria “quello che tutti i colleghi già sanno e cioè che essi sono dirigenti dello Stato e pubblici ufficiali tenuti a rispettare e a far rispettare la Costituzione, le leggi e i principi di base dell’ordinamento“. Precisando che “per costante giurisprudenza della Cassazione Penale, essi sono anche titolari di posizioni di garanzia dell’incolumità di tutti coloro che frequentano gli ambienti scolastici“.
“Se il decreto Lorenzin fosse modificato nel senso ipotizzato“, spiega l’ANP, “la presenza di bambini non vaccinati nelle scuole relative alla fascia di età 0-6 anni metterebbe a rischio la salute dei bambini che non si possono vaccinare e di quelli le cui difese immunitarie sono indebolite anche temporaneamente, a seguito di patologie varie“. Il presidente dell’ANP ha spiegato che “l’ambiente scolastico è di gran lunga quello più favorevole alla diffusione dei contagi per le caratteristiche dei soggetti presenti, per la loro elevata relazionalità sociale – costituente proprio uno degli obiettivi della scuola stessa – e per le caratteristiche degli ambienti: relativamente poco voluminosi, spesso molto riscaldati e con basso ricambio di aria“.
Giannelli ha anche avvertito che stanno circolando “evidenti travisamenti” delle modalità di ricorso allo strumento dell’autocertificazione, peraltro non utilizzabile in campo sanitario se non a seguito di espressa previsione legislativa.
Una situazione che “rischia, da un lato, di aumentare il carico di lavoro dei dirigenti scolastici (costretti a controllare la veridicità delle dichiarazioni e a denunciarne gli autori in caso di falso) e, dall’altro, di indurre molti genitori a rilasciare con leggerezza dichiarazioni delle quali potrebbero poi dover rispondere all’autorità giudiziaria penale“.
Nel frattempo, ad aumentare ancora di più lo scontro e il caos, diverse regioni italiane hanno annunciato che non si adegueranno al nuovo emendamento sul rinvio dell’obbligo per le scuole d’infanzia al 2019/2020, ma manterranno l’obbligo vaccinale così come introdotto dalla legge Lorenzin.
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