Una mamma ringrazia una sconosciuta.
“Alla donna sul volo Delta 1227 del 3 marzo 2016 da Minneapolis a Detroit.
Sapevo di aver bisogno di te quando ero troppo stanca per chiederlo. Stavo tornando a casa per dire addio a mio papà morente e non avevo idea di quando sarei tornata a casa.
Questo per me era un volo di sola andata per un certo ammontare di tempo.
Tu non sapevi che avevo lasciato a casa le mie due altre figlie di 3 e 2 anni mentre sedevo con le mie gemelle di 7 mesi.
Non sapevi che stavo lasciando a casa metà famiglia per dire addio all’altra.
Ma tu sei intervenuta mentre le lacrime cadevano dalle nostre 3 facce. Le mie gemelle erano inconsolabili a metà volo.
Avevamo già volato da Washington a Minneapolis e avevamo già trascorso una ridicola quantità di tempo durante lo scalo. Eravamo già stufe dell’intero viaggio.
La stretta organizzazione che seguiamo a casa era stata completamente buttata al vento oggi e le mie gemelle non la stavano prendendo bene.
Perché avrebbero dovuto?
Avevano solo 7 mesi.
Stavano alimentando la mia irrequieta energia e tutto è esploso a metà del viaggio.
Ho sentito come se metà pianeta stesse sollevando gli occhi ai miei mezzi tentativi di fermare le urla.
Tutti avevano il diritto di essere annoiati. Nessuno di voi sapeva che una delle mie gemelle piangeva tutto il giorno, tutti i giorni.
Era una di quelle bambine mai a suo agio o felici. Ero abituata ad addormentarmi al suono delle sue urla e lo sapevo mentre eravamo intrappolati nell’aeroplano.
In tutta onestà volevo stare solo in corridoio e gridare “se siete stanchi di sentirla piangere per piacere venite qui e aiutatemi. Sapevo che il motivo per cui stavano perdendo la testa era perché entrambe volevano mangiare, ma non ero sicura di come farlo sull’aereo senza un cuscino per aiutarmi a sostenerle. Non ero nemmeno nella giusta dimensione mentale per pensare come farlo tecnicamente ed è per questo che avevo preparato delle bottiglie per loro in anticipo.”
Eri seduta nel posto vicino al mio e hai afferrato la bimba che stavo facendo andare su e giù tenendola in grembo.
Ti ho dato una bottiglia di latte preparato e hai cullato mia figlia tra le tue braccia mentre le cantavi una ninna nanna guardandola negli occhi.
Ero quasi imbarazzata per la mia incapacità di fare la stessa cosa coi miei figli ma ero altrettanto grata per la tua eleganza in quel momento.
Non mi hai mai fatta sentire inadeguata. Invece mi hai mostrato la maggior empatia che abbia mai visto, avevo finalmente concluso le mie ore più buie. Tu hai ondeggiato e le hai cantato che chiunque della sua famiglia sarebbe tornato a casa e che l’avrebbe amata nel modo di cui aveva bisogno. Amando tutti noi nel modo di cui avevamo bisogno.
Lo stavo facendo da sola e magari hai intuito che il mio umore fosse giù. Ero mentalmente a pezzi ed ero emotivamente stanca. Col senno di poi non ero proprio nello spirito di prendermi cura di queste due bambine da sola, tantomeno volare attraverso il Paese con loro. Ma non potevo lasciare le mie bambine che mangiavano solo se allattate al seno a casa quando non sapevo quando sarei tornata .
Mi sentivo come se ci trovassimo in una situazione in cui tutti perdono, ma qualche volta devi fare quello che devi fare. Qualche volta devi imbarcarti su quel volo con due bambine e pregare che quelle occhiatacce non rovinino la tua già bassa autostima.
Non sono sicura se abbiamo parlato delle circostanze in cui mi trovavo, è divertente come le parole possano essere dimenticate ma il modo in cui qualcuno ti fa sentire sarà sempre ciò che ricorderai di loro.
Magari un angelo ha sospirato nel tuo orecchio che sapevi che dovevi rispondere.
Magari il tuo istinto da mamma ha bussato a tutta forza quando hai capito che entrambe le bambine stavano piangendo e appartenevano a me.
Magari mi hai vista in difficoltà e hai deciso che qualcuno doveva intervenire. Magari ti sei messa nei miei panni e hai fatto ciò che speravi qualcuno avrebbe fatto per te. O magari sei una persona gentile che aiuta quando c’è bisogno.
Il mio più grande rimpianto è di non aver scattato una foto di te mentre tenevi in braccio mia figlia. Qualche volta nel mondo odierno se qualcosa non viene colto con la macchina fotografica è come se non fosse avvenuto.
Non mi ricordo nemmeno il tuo nome o di dove sei. Non mi ricordo nemmeno le tue sembianze. Ma vorrei così tanto ricordarle.
Hai salvato la mia sanità mentale e probabilmente quella di tutti gli altri sul volo.Era semplice per tutti stare seduti e fare supposizioni sul mio modo di essere genitore. Invece hai visto una mamma in difficoltà e sei entrata subito in azione senza perdere un minuto.
Volare con i bambini è una delle cose più terrificanti, ed è piacevole sapere che alcune persone comprendono che la pressione a essere perfetti non è sempre ottenibile.
Qualche volta desidero che le persone facciano di più per aiutare o almeno dare un sorriso genuino a una mamma in difficoltà.
Non posso camminare intorno a un cartello che dice: “viaggiando da sola con due gemelle per dire addio a mio padre morente mentre lascio a casa le mie due altre figlie. ” Se potessi tornare indietro e farlo comunque, forse farei io stessa quel cartello.
Il dolore non è qualcosa che si possa guardare a occhio nudo, ma forse se potessero vedere le parole, le persone sarebbero più comprensive ed empatiche.
Grazie, grazie per avermi trattata con dignità quando ne avevo disperatamente bisogno. Spero che questa lettera ti arrivi, spero che ti ricordi di noi dalla mia foto sull’aereo.
Spero che tu sappia che hai salvato un mamma da diversi crolli mentali a 35 mila metri di alta quota.”
Unimamme, cosa ne pensate del messaggio di questa mamma di cui si parla su Love What Matter?
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