Cause dell’autismo: non dipende dal rapporto madre-bambino. Una precisazione dal prof. Stefano Parmigiani.
Un’intervista su un argomento complesso come l’autismo ha causato un equivoco, con una probabile interpretazione giornalistica erronea. Il fatto è comunque un’occasione per precisare alcuni elementi e rimuovere pregiudizi o errate convinzioni sui disturbi dello spettro autistico (DSA).
L’autismo non è causato dai vaccini e nemmeno dal rapporto tra madre e figlio. La scienza è impegnata nella lotta contro la disinformazione, le fake news, gli annunci terroristici e gli errori giornalistici. Deve essersi trattato infatti di quest’ultima ipotesi quando un articolo del Quotidiano di Sicilia avrebbe attribuito al prof. Stefano Parmigiani l’affermazione secondo cui una causa dell’autismo è dovuta al rapporto madre-figlio. Una conclusione affrettata, dovuta probabilmente ad una errata interpretazione di un argomento difficile e complesso, tratta dall’intervista al professore di Biologia applicata dell’Università di Parma in occasione della 51a sessione dei Seminari Internazionali sulle Emergenze Planetarie, tenutisi ad Erice (Trapani) dal 20-26 agosto 2018.
L’intervista aveva suscitato l’immediata reazione dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici-ANGS, che aveva criticato le conclusioni attribuite al professore. Così Stefano Parmigiani è intervenuto per fare chiarezza, inviando una lettera ai giornali in cui ha precisato le affermazioni contenute nell’intervista relative a studi sulle possibili cause dei disturbi dello spettro autistico, sgomberando il campo dagli equivoci.
“Dichiaro di non avere mai affermato quanto erroneamente riportato nell’articolo apparso sul ‘Quotidiano di Sicilia’ il giorno 24 agosto in merito alle cause dell’autismo, e in particolare che l’insorgenza dell’autismo dipenderebbe dal rapporto madre-bambino“, si legge nella lettera pubblicata da ParmaToday. “Nell’articolo non si fa nessun riferimento al tema dell’intervista, che riguardava la sessione di Erice sugli interferenti endocrini e sugli effetti alla loro esposizione in modelli animali, in cui veniva espressa preoccupazione per l’aumento di alcuni disordini mentali che ragionevolmente non potevano essere imputati solamente a un’eredità genetica – ha spiegato il professore -. Pertanto mi dissocio completamente dall’articolo pubblicato perché non corrisponde a quanto si è detto durante l’intervista, né a quanto penso, ma è frutto di una scorretta interpretazione giornalistica“.
“L’intervista – ha proseguito Parmigiani – è avvenuta in seguito alla sessione ‘Environment and Health – Ambiente e Salute’ organizzata da me e dal Prof. Frederick vom Saal (University of Missouri, USA) dal titolo ‘Effetti epigenetici transgenerazionali dell’esposizione agli interferenti endocrini: una nuova minaccia per la salute?’, tenutasi il 21 agosto scorso a Erice nell’ambito dei Seminari Internazionali sulle Emergenze Planetarie. La prof. ssa Emilie Rismann (University of North Carolina, USA) ha riportato dati ottenuti sul topo che mettono in evidenza alterazioni epigenetiche neuro-comportamentali nei figli di madri alimentate con l’interferente endocrino bisfenolo (BPA) e che queste alterazioni (che agiscono sull’espressione fenotipica dei geni) hanno effetti transgenerazionali (vengono ereditate quindi non per via genetica ma epigenetica).
Vi abbiamo già riferito dei rischi del bisfenolo A, sostanza contenuta nelle plastiche per uso alimentare e possibile causa di malattie ormonali.
Parmigiani ha spiegato che “nella comunicazione scientifica” della sessione “venivano riportati comportamenti alterati (diminuzione del contatto sociale) che potevano essere considerati simili ad alcuni tratti comportamentali che fanno parte della complessa manifestazione di ciò che viene definito ‘Disturbo dello spettro autistico‘. Inoltre, citando altri lavori su modelli animali, veniva messo in evidenza come questi contaminanti ambientali alterassero il delicato rapporto di interazione madre – figlio durante le cure parentali interferendo, in un periodo critico, con lo sviluppo neurocomportamentale postnatale (si consulti Impact of Endocrine Disruptors on Brain Development and Behavior. Environmental Health Perspectives • VOLUME 110 | SUPPLEMENT 3 | JUNE 2002)”.
Il professore ha continuato, precisando che “nell’intervista si è parlato, nel contesto dell’inquinamento da interferenti endocrini, di dati relativi a modelli animali che suggeriscono anche un impatto ambientale sullo sviluppo dei cosiddetti disordini mentali. In nessun modo si è parlato di dati relativi all’uomo (in quanto non supportati da nessuna rigorosa evidenza scientifica) – ha sottolineato – e tantomeno della obsoleta, e scientificamente rigettata, ipotesi psicogenetica di Bettelheim degli anni Sessanta, in cui le mamme ‘frigorifero’ poco interattive sarebbero state la causa dell’autismo“.
Il professore ha ribadito che gli sono state attribuite frasi frutto in realtà di “interpretazione giornalistica e trasposizione scorretta all’uomo (come ho già detto non suffragata da dati scientifici) di considerazioni derivate da dati su modelli animali (in particolare, dal punto di vista etologico) circa gli effetti deleteri degli inquinanti ambientali ad azione ormonale sul delicato rapporto madre-figlio per quanto riguarda lo sviluppo neuro-comportamentale“.
Una precisazione doverosa per non saltare a conclusioni errate. La ricerca medico scientifica sta ancora studiando le possibili cause dell’autismo che potrebbero dipendere sia da fattori genetici che ambientali, come sostengono alcuni studi di cui vi abbiamo già parlato. Arrivate a conclusioni definitive, tuttavia, è ancora presto, soprattutto quando si tratta ancora di studi su topi e cavie che non sempre possono essere riferiti anche agli esseri umani. Per questo motivo la ricerca deve andare avanti.
Siete d’accordo unimamme?
Vi riportiamo i nostri articoli riguardanti studi sull’autismo:
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