“Il mio nome è Bo Smith, ho 32 anni e vivo a Sugar Land in Texas con il mio compagno e mio figlio. Entrambi si chiamano James. Ho incontrato il mio fidanzato nel 2011 nel Texas dell’Ovest. Vivevamo e lavoravamo in un ranch. Trascorrevamo molto tempo stando all’aria aperta e rimanendo attivi. Era il 2014, ci siamo spostati in un altro ranch nel Texas centrale. Una volta lì abbiamo cercato di creare una famiglia, ma non succedeva niente. Dormivo molto e stavo male dopo aver mangiato. Ho notato un bozzolo nel mio seno e dal momento che non avevamo precedenti di cancro al seno in famiglia ho pensato che si trattasse di una cisti e niente di più. Inoltre all’epoca avevo 29 anni e avevo sempre sentito che bisognava preoccuparsi del cancro al seno a 50.
Sono passati un po’ di mesi e il bozzolo ha cominciato a crescere più in fretta ed è diventato molto largo, quasi metà del mio seno. Io ho continuato a ignorarlo anche se sapevo che chiaramente non era una cisti. Nel gennaio del 2015 il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo e ho scacciato dalla mia mente la paura per il seno. Sono entrata nella modalità del preparare il mio matrimonio. Solo un mese dopo ho deciso di fare un controllo quando il bozzolo era diventato così largo che non potevo guidare senza avere un terribile dolore.
Il seno stesso stava cambiando diventando rosso. Ho fatto gli ultrasuoni e una biopsia, mi hanno detto che ero allo stadio 3 di un carcinoma duttale. Quando mi hanno diagnosticato per la prima volta con ciò che credevo un carcinoma duttale allo stadio 3 ho pensato davvero che la mia vita fosse finita.
Ho anche pianto dal medico dicendo al mio fidanzato: “la mia vita è finita, non sarò mai una mamma”.
Bo a quel punto ha deciso di farsi curare in un centro specializzato.
“Una volta lì il mio oncologo mi ha informato che ero al terzo stadio di un cancro al seno infiammatorio, una forma rara di cancro al seno. Avevo anche un triplo negativo, quindi non c’era un ormone che potessi prendere di mira. Non riuscivo a pensare chiaramente, ero stordita e priva di emozioni, a tal punto che non riuscivo nemmeno a piangere. Pensavo a me stessa: “va bene, è così”. Non pensavo che sarei sopravvissuta. Le mie possibilità di sopravvivere erano poche ed erano niente di più di “vediamo se funziona”. Prima della chemioterapia hanno testato la mia fertilità per vedere a che punto fosse, hanno fatto un tentativo per ingannare il mio corpo facendogli pensare che le mie ovaie non fossero più attive, perché la chemioterapia attacca tutti gli organi attivi, per preservare la mia fertilità perché non c’era tempo per raccogliere le uova.”
Bo ha fatto diversi cicli di chemioterapia e mastectomia. Oltre 44 cicli di radioterapia. Dopo i trattamenti i medici le hanno detto che non c’era più traccia del cancro e due hanno anni Bo ha riprovato a rimanere incinta.
“ Al di là del controllo della fertilità era stato determinato che la chemioterapia aveva fatto ingenti danni e mi erano rimasti solo pochi follicoli. Mi hanno raccomandato di fare subito una IVF per avere maggior possibilità, ma io ho scelto di provare nel modo più naturale possibile per il primo anno, quindi mi hanno messo sotto letrozolo e abbiamo provato naturalmente. Ci sono voluti solo 2 mesi, tre giorni prima di Natale ho fatto un test ed era positivo. Questo è stato il più bel regalo mai ricevuto, non ho smesso di tremare per giorni.
Ho avuto alcune complicazioni durante la gravidanza, ho avuto il diabete gestazionale e una stasi venosi della gravidanza. Ma mi sono goduta la mia gravidanza a dispetto del fatto che sia stata un vero miracolo.
Il 18 agosto ho avuto mio figlio. Mi hanno fatto un cesareo d’urgenza quando il suo battito cardiaco ha iniziato a cadere, ma è uscito sano e urlante. Ho singhiozzato quando l’ho sentito, perché quello è un momento, risalente a tre anni fa, che sono sicura, non avrò più. Tre anni fa non ero nemmeno sicura che sarei stata viva.
Non riesco a spiegare come ci si sente, ogni giorno, ad essere in grado di allattare al seno mio figlio, dopo aver perso un seno per il cancro e aver saputo che forse non avrei mai tenuto un bambino tra le braccia. Non mi vergogno del mio corpo.
Questo è ciò che continua a ricordarmi quanto sia fortunata ad essere qui oggi.
Ho visto tantissime donne straordinarie di tutte le età morire per questa orrenda malattia, lasciando indietro famiglie e bambini piccoli. Ci sono stati momenti in cui ho sperimentato il senso di colpa della sopravvissuta, ma sono anche consapevole di aver ricevuto un grande dono, cerco di ricordarmi quanto sono fortunata. Quando ho postato quella foto, non mi sarei mai aspettata che diventasse virale. Ho postato il mio intero viaggio su IBC.
Ho condiviso tutto con i miei amici e la mia famiglia, anche con gli estranei che sono capitato sulla mia pagina. Quindi questa foto è un altro post, ma è molto più di questo.
Vorrei che le donne capissero che una diagnosi di cancro al seno, anche estremamente aggressivo e di una forma rara, non significa che la tua vita è finita. Si tratta di un altro capitolo, un capitolo del cavolo, ma uno di quelli che ci lascia più forti di prima. Sempre la speranza. Esistono i miracoli. Mentre scrivo questo sto tenendo in braccio il mio miracolo, ed è bellissimo”.
Bo ha raccontato la sua storia dopo che la foto che ha condiviso è diventata virale. Questo il commento con cui l’ha pubblicata su Facebook:
“Mai vergognarsi di una cicatrice. Semplicemente significa che sei stata più forte di qualsiasi cosa ti abbia ferito“. Non posso spiegare come mi sento ogni giorno riuscendo ad allattare mio figlio, dopo aver perso un seno per il cancro e dopo avermi detto che non avrei mai tenuto questo dolce bambino tra le braccia. Non mi vergogno di questo corpo. Questo è ciò che continua a ricordarmi quanto sono fortunata di essere qui oggi”.
Unimamme, cosa ne pensate del messaggio di questa mamma di cui si parla su Love What Matters?
Vi lasciamo con un’altra storia di una mamma con un cancro al seno che è riuscita ad allattare il figlio.
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