Un riconoscimento arrivato dopo ben 44 anni per una scoperta scientifica che fu riconosciuta al suo professore e che gli valse il Nobel. Un’ordinaria storia di ingiustizia quando si tratta di donne e soprattutto donne di scienza, ancora oggi osteggiate e ostacolate, negli scorsi decenni ancora di più.
È la storia di Jocelyn Bell Burnell, scienziata britannica, nata a Belfast, nell’Irlanda del Nord che nel 1967, quando era ancora una giovane dottoranda all’Università di Cambridge, scoprì le stelle pulsar. Il merito di quella scoperta, tuttavia, andò al suo professore, Antony Hewish, che si prese anche il Premio Nobel per la Fisica nel 1974.
Ora, però, a oltre 50 anni da quello straordinario successo scientifico e a 44 dall’assegnazione del Nobel al suo professore, Jocelyn Bell è stata finalmente riconosciuta come autrice di quella scoperta. Un riconoscimento tardivo, ma assolutamente meritato, finalmente un riconoscimento e non solo simbolico. La scienziata ha ricevuto un cospicuo premio in denaro. Ecco la sua storia.
Jocelyn Bell Burnell è nata a Lurgan, in Irlanda del Nord, nel 1943. Incoraggiata fin da piccola dai genitori allo studio delle materie scientifiche, si laureò all’Università di Glasgow con il massimo dei voti e poi ottenne un dottorato all’Università di Cambridge, diventando una stimata astrofisica.
Fu durante questo periodo di studi e ricerche che la giovane scienziata scoprì nel 1967 le stelle pulsar, sotto la supervisione del professore Antony Hewish. Si trattò di una delle scoperte scientifiche più importanti del XX secolo. Una scoperta degna del Premio Nobel per la Fisica, che però andò al suo professore, nel 1974. Dopotutto lei era solo una studentessa, sebbene con un dottorato, era giovane e per giunta donna. A quell’epoca esistevano ancora molti pregiudizi sulle donne scienziate. Non che oggi siano venuti meno, ma qualcosa è cambiato.
In ogni caso, Jocelyn Bell non si è mai sentita usurpata del Nobel. “Ero solo una studentessa“, ha spiegato ai media, quasi schernendosi. Così come un professore è responsabile del fallimento di una ricerca, anche se non ne è dipeso direttamente da lui, allo stesso modo se ne prende i meriti e gli oneri. Per questo motivo la scienziata non è rimasta delusa dall’assegnazione del Nobel al suo professore, e non a lei, per la scoperta delle stelle pulsar.
Il fatto curioso è che proprio il suo professore mostrò scetticismo nei confronti della scoperta, sostenendo che il segnale audio che Jocelyn aveva captato fosse in realtà una interferenza umana. La giovane scienziata, tuttavia, insistette nel dimostrare la validità della sua scoperta e alla fine ebbe ragione, anche se meriti e riconoscimenti andarono a qualcun altro.
La scienziata ha spiegato che all’epoca del suo dottorato a Cambridge era terrorizzata dall’idea di fallire e quindi di essere cacciata dall’università. Soffriva di quella che è chiamata anche la “sindrome dell’impostore“, ovvero quando qualcuno si sente inadeguato nello svolgimento di un’attività o nel perseguimento di un obiettivo, perennemente in errore, o non ritiene che i risultati raggiunti non siano sufficienti. Per questo motivo, Jocelyn Bell Burnell lavorò con la massima attenzione e la massima precisione all’esperimento.
Con un radiotelescopio, che lei stessa aveva aiutato a costruire, la giovane astrofisica captò un segnale audio molto lontano, che scoprì essere ripetuto nel tempo ad intervalli regolari. La scienziata esaminò con cura i dati e si accorse, dopo lunghi e attenti ascolti che il segnale audio era formato da onde radio che pulsavano a intervalli regolari e che provenivano dalla stessa area della volta celeste e la fonte si muoveva nello spazio alla stessa velocità delle stelle. Erano stelle pulsar, ovvero stelle di neutroni che ruotano velocemente, rilasciando raggi intensi di onde radio che si muovono come una specie di faro cosmico.
Un lavoro immane, che tuttavia non fu premiato al momento della scoperta e negli anni immediatamente successivi.
La scoperta fu riconosciuta alla scienziata solo in tempi successivi, mentre è di questi giorni l’assegnazione a Jocelyn Bell Burnell di un importante premio scientifico, lo “Special Breakthrough Prize“, un premio per il suo lungo lavoro nel campo della fisica e il contributo dato con la scoperta delle stelle pulsar. Il premio prevede una somma di 3 milioni di dollari ed è finanziato dai miliardari della Silicon Valley. La cerimonia di premiazione si terrà a novembre 2018 proprio nella Silicon Valley.
Quando ha saputo del premio, Jocelyn Bell è rimasta letteralmente senza parole. Non si sarebbe mai aspettata di vincere il prestigioso premio, già attribuito in passato a scienziati del calibro di Stephen Hawking. L’astrofisica tuttavia non ha perso la logica e il rigore, ricordandosi la lunga strada fatta. Così ha deciso di devolvere i tre milioni di dollari del premio all’Istituto di Fisica per finanziare i dottorati degli studenti scarsamente rappresentati nel mondo della fisica come le donne e gli appartenenti alle minoranze.
Un gesto di grande generosità e lungimiranza. Che ne pensate unimamme?
Questa storia è stata raccontata sul Guardian.
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