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La coordinazione occhio mano migliora il livello di apprendimento

Published by
valeria bellagamba

La coordinazione occhio mano migliora il livello di apprendimento e i risultati scolastici.

Uno studio scientifico ha fatto una importante scoperta sulla correlazione tra coordinazione occhio mano e le abilità di calcolo, lettura e scrittura. I bambini con questa abilità ottengono migliori voti a scuola.

Coordinazione occhio mano e apprendimento

I ricercatori dell’Università di Leeds, nel Regno Unito, hanno scoperto di recente il legame tra coordinazione mano-occhio e abilità di lettura, scrittura e calcolo: chi possiede entrambe queste capacità, di solito ha un buon rendimento scolastico.

La coordinazione occhio mano è la capacità del cervello di prevedere i movimenti degli oggetti nello spazio e nel tempo e di muovere di conseguenza le mani. Questa abilità è collegata con la capacità di lettura, scrittura e calcolo, secondo gli studiosi dell’Università di Leeds.

I ricercatori britannici per giungere a queste conclusioni hanno condotto un studio osservazionale, pubblicato la scorsa estate sulla rivista Psychological Science, con il titolo: “Hitting the Target: Mathematical Attainment in Children Is Related to Interceptive-Timing Ability“, “Colpire il bersaglio: i risultati in matematica nei bambini sono correlati alla capacità di sincronizzazione intercettiva”.

La sincronizzazione intercettiva, ovvero la capacità di coordinare vista e azione, è una abilità fondamentale che sta alla base di molte azioni (come afferrare una palla), ma il suo sviluppo e il legame con le altre funzioni cognitive non è stato ancora compreso a fondo, hanno rilevato gli studiosi dell’Università di Leeds. Jean Piaget psicologo dello sviluppo e pedagogista svizzero sosteneva che i bambini hanno bisogno di imparare le regole fisiche che governano il loro ambiente, prima di poter rappresentare concetti astratti come numeri e tempo. Quindi, imparare come gli oggetti si muovono nello spazio e nel tempo può sostenere lo sviluppo delle relative rappresentazioni astratte (come ad esempio la matematica). Da queste premesse parte lo studio dei ricercatori britannici.

Gli scienziati hanno esaminato 309 bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, sottoponendoli a diversi esperimenti per misurare le loro capacità di coordinazione, ovvero l’abilità cognitiva di interagire con oggetti in movimento. Gli esperimenti sono stati eseguiti al computer con test che includevano il cosiddetto cosiddetto “steering task” o “compito di guida”, ovvero la navigazione in un labirinto virtuale senza dover toccare le pareti, una prova di tracciamento e puntamento di oggetti che comparivano sullo schermo, infine, un test in cui bisognava colpire una pallina in movimento sul monitor usando una racchetta virtuale, chiamato “compito di sincronizzazione intercettiva” (“interceptive timing task”).

Quindi, tenendo conto dell’età, gli studiosi hanno comparato i risultati dei test dei bambini con i loro rendimenti scolastici, dimostrando che i bambini che avevano ottenuto punteggi più alti nei test avevano anche voti più alti in lettura, scrittura e calcolo matematico. Lo steering task è quello in cui è emersa una correlazione più profonda: i bambini con risultati migliori erano, in media, nove mesi avanti rispetto ai compagni di classe che avevano fallito il test. Mentre nel test con pallina e racchetta (“interceptive timing task”), le performance erano legate alle sole abilità matematiche e non mostravano alcuna correlazione con le abilità di lettura e scrittura.

Mark Mon-Williams, docente di psicologia cognitiva all’Università di Leeds e autore dello studio, ha affermato che “i risultati mostrano che la coordinazione occhi-mano, e in particolare la capacità di intercettare oggetti in movimento, sono robusti indicatori delle prestazioni scolastiche”. Va comunque precisato che si tratta di uno studio osservazionale che ha stabilito una correlazione tra due diversi tipi di abilità, ma senza dire nulla sull’eventuale rapporto di causa-effetto esistente. Quindi, non è ancora chiaro se una delle due capacità sia in qualche modo causa dell’altra o viceversa.

Lo studio, in ogni caso, conferma quelle ricerche che mettono in relazione le abilità di interazione con l’ambiente e le performance cognitive. Secondo le “teorie più accreditate, i circuiti neurali usati dai bambini per comprendere e interagire con l’ambiente circostante e per orientarsi nello spazio sono usati anche per elaborare i numeri e formulare pensieri astratti: se tali teorie fossero confermate, e si accertasse l’esistenza di un rapporto causa-effetto, probabilmente la scuola dovrebbe attrezzarsi per fornire un supporto extra ai bambini con difficoltà motorie o di coordinazione“, ha concluso Mark Mon-Williams.

I risultati dello studio sono stati pubblicati da Repubblica.

Che ne pensate unimamme di questa scoperta?

Vi ricordiamo il nostro articolo: Una bimba con paralisi cerebrale può essere una ballerina

valeria bellagamba

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