Nei campi profughi in Grecia i rifugiati vivono in condizioni estremamente precarie, sia materiali che psicologiche. Le prime vittime di questa situazione drammatica sono i bambini. La denuncia di Medici Senza Frontiere.
Bloccati nei campi profughi sull’isola di Lesbo, in Grecia, i rifugiati sono stati dimenticati da molti in Europa. Occhio non vede, o non vuole vedere, e problema non esiste. Eppure la crisi dei rifugiati non è finita. Continuano a scappare dai Paesi asiatici e mediorientali sconvolti da guerre sanguinarie, come in Siria, o da situazioni di persecuzione. Sono l’umanità disperata che si mette in marcia, con mezzi di fortuna, sotto il ricatto dei trafficanti di esseri umani. Scappano da bombardamenti, fame e dittature, sperano di trovare una vita migliore in Europa, in pace, e di poter far studiare i figli. Quello che trovano, invece, sono le porte sbarrate di un continente sempre più spaventato e impoverito, chiuso in se stesso e incapace di guadare al futuro, così come di aiutare gli altri pur avendone le risorse (mezzo miliardo di abitanti, per poche decine di migliaia di profughi).
Manca la volontà, manca le progettualità e soprattutto le necessaria e inevitabile condivisione di carichi e responsabilità. Intanto la gente muore e i rifugiati e migranti ammassati alle porte dell’Europa si trovano in condizioni allucinanti, indegne per Paesi che si definiscono civili.
Gravissima è la situazione dei rifugiati a Lesbo, l’isola greca che sorge proprio davanti alle coste della Turchia, dove negli ultimi anni sono arrivati centinaia di migliaia di persone, in fuga soprattutto dalla guerra in Siria, ma anche da altri Paesi che da anni sono sconvolti dalla guerra civile o sono nella morsa di regimi autoritari. Molte di queste persone sono state redistribuite in Europa, ma molte altre ne sono rimaste fuori, confinate in Turchia, sulle isole greche davanti alle coste di quest’ultima o sui Balcani.
Accampati in tende e alloggi di fortuna, migliaia di profughi vivono in situazioni disumane: esposti al caldo o al freddo, in condizioni igieniche assolutamente precarie. Costretti a lavarsi all’aperto, spesso senza acqua sufficiente o sporca. Anche l’assistenza sanitaria scarseggia, nonostante la presenza di ong e medici volontari.
Nel dramma dell’abbandono del proprio Paese di origine, le ferite fisiche e psicologiche di guerre e persecuzioni vissute in patria, il trauma di una fuga con mezzi precari, queste persone si trovano ad affrontare le ulteriori sofferenze della vita dura e senza certezze nel campo profughi, dove la parola futuro non esiste. I più colpiti da tutto questo sono i bambini, vittime innocenti di una situazione di abbandono di cui i Paesi europei non sembrano preoccuparsi. L’importante è tenere profughi e migranti lontano dall’Europa. Per non perdere il consenso popolare.
I bambini vivono nei campi in condizioni di grave deprivazione materiale, con tutti i problemi che ne conseguono in termini di salute, ma soprattutto soffrono di gravissimi problemi psicologici, che li spingono all’autolesionismo e perfino al suicidio. Una tragedia denunciata da Medici Senza Frontiere.
Sull’isola di Lesbo il campo profughi di Moria, allestito con tende per ospitare rifugiati e migranti che scappano dal Medio Oriente e dall’Asia, ha una capacità per circa 3000 persone, ma ne ospita attualmente tre volte tanto. Un numero spaventoso, che crea problemi di ogni genere e rende durissima la vita delle persone che sono qui ammassate.
Un terzo dei quasi 9000 occupanti che vivono in condizioni disperate è rappresentato da bambini e sono proprio loro le prime vittime di questa situazione assurda e inaccettabile. Ai piccoli manca tutto, dal cibo e acqua adeguati all’assistenza medica, ma quello che preoccupa i volontari di Medici Senza Frontiere è in particolare la loro condizione psicologica.
I piccoli rifugiati che hanno visto con i loro occhi gli orrori della guerra e hanno abbandonato la loro casa e i loro giochi in modo traumatico, affrontando tutte le difficoltà e i pericoli del viaggio, si ritrovano ora confinati su una piccola isola, in condizioni di forte deprivazione materiale e senza quell’ambiente protettivo e accogliente come dovrebbe essere la scuola e la casa dei genitori. In condizioni di grave sofferenza, confinati su un’isola e senza alcuna prospettiva per il loro futuro, questi bambini vivono in uno stato di perenne incertezza e alienazione, in un eterno angosciante presente con scarse o nulle prospettive per il futuro.
Alessandro Barberio, psichiatra di MSF a Lesbo, ha descritto chiaramente la situazione del campo di Moria: “Dopo tanti anni di professione medica posso dire di non aver mai assistito un numero così grande di persone bisognose di assistenza psicologica come a Lesbo. La stragrande maggioranza dei pazienti presenta sintomi di psicosi, ha pensieri suicidi o ha già tentato di togliersi la vita. Molti non sono in grado di svolgere nemmeno le più basilari attività quotidiane, come dormire, mangiare o comunicare“. Tra le vittime non ci sono solo gli adulti, ma anche un numero crescente di bambini.
Bambini che per disperazione arrivano a compiere atti di autolesionismo o a tentare di suicidasi.
I piccoli profughi sono i più esposti ai traumi. Le sofferenze del passato, come spiegavamo sopra, si uniscono a un presente incerto, privo di strutture adeguate che li accolgano e li sostengano. Medici senza frontiere ha fatto sapere che assiste ogni settimana a tentativi di suicidio da parte di adolescenti o ad atti di autolesionismo infantile.
Secondo i numeri riportati dalla ong, in circa 4 mesi, durante le terapie di gruppo rivolte ai bambini tra i 6 e i 18 anni del campo profughi, i volontari hanno osservato che quasi un quarto dei bambini (18 su 74) ha avuto episodi di autolesionismo, ha tentato il suicidio o ha pensato di togliersi la vita.
“Questi bambini arrivano da paesi in guerra, dove hanno vissuto violenze e traumi estremi“, ha aggiunto il dott. Declan Barry, coordinatore medico di Msf in Grecia. “Invece di ricevere cure e protezione in Europa, vivono nella paura, nell’angoscia e sono vittime di episodi di violenza, compresa quella sessuale“. Una situazione da film dell’orrore.
La conseguenza di tutto ciò sono i disturbi psicologici che nei più piccoli causano:
Medici Senza Frontiere ha installato nel campo profughi di Moria una clinica pediatrica e una per la salute mentale. I medici visitano circa un centinaio di bambini al giorno. Luca Fontana di MSF ha detto che le condizioni mentali dei profughi “peggiorano sempre di più, anche per i bambini. Abbiamo fatto sedute psicologiche di gruppo e abbiamo visto come almeno un quarto dei minori hanno tentato di farsi del male, di suicidarsi o ne hanno avuto l’idea“-. Altri bambini e bambine “hanno subito violenze sessuali all’interno o all’esterno del campo. Questo mostra chiaramente le falle del sistema di protezione.”
L’ambiente del campo profughi dove vivono i bambini è pericoloso per loro, perché mancano la sorveglianza e i controlli adeguati da minacce anche esterne, ed è inoltre “caratterizzato da scarse condizioni igieniche, motivo per cui vediamo molti casi di diarrea e infezioni cutanee ricorrenti nei bambini di tutte le età. Con questo livello di sovraffollamento, il rischio di epidemie è molto alto”, ha spiegato il dottor Declan Barry.
Ma la vera e propria bestia nera contro la quale medici, volontari e ong si trovano a combattere tutti i giorni è l’indifferenza delle istituzioni europee. Non essere intervenuti per risolvere il problema l’ha fatto ingigantire, portando i campi profughi al collasso a causa di un sovraffollamento che non diminuirà, perché i flussi migratori non accennano a diminuire.
Medici senza frontiere ha comunicato che nell’ultima settimana sono arrivate a Lesbo altre 1500 persone che per mancanza di strutture nel campo profughi, sono state costrette a cercare alloggi d’emergenza, senza cibo sufficiente e in situazioni igienico sanitarie disastrose. Hanno aggiunto da MSF.
La ong ha affermato che sono circa tre anni che “chiede alle autorità greche e all’Unione Europea di assumersi la responsabilità dei loro fallimenti e di attuare soluzioni sostenibili per mettere fine a questa situazione catastrofica “, ha dichiarato Louise Roland Gosselin, capomissione di MSF in Grecia. La ong ribadisce che occorre far uscire subito da questi campi gli individui più vulnerabili, come i malati i bambini, per trasferirli in sistemazioni più sicure, anche in altri Paesi europei.
Occorre “fermare questo ciclo infinito di decongestionamenti di emergenza oltre alle orrende condizioni di vita nel campo di Moria. È tempo di mettere fine all’accordo UE-Turchia“, ha concluso Gosselin.
Le denunce di Medici Senza Frontiere sono riportate da Repubblica.
Il dramma dei bambini profughi e migranti purtroppo non è una esclusiva di quello accade in Grecia. Vi abbiamo già parlato delle terribili violenze commesse nei centri di detenzione in Libia anche nei confronti di donne incinte e minori, denunciate sempre da Medici Senza Frontiere.
Mentre Save The Children Italia ha di recente segnalato il problema dei minori stranieri scomparsi in Italia e il caso delle ragazzine migranti costrette a prostituirsi a Ventimiglia per poter entrare in Francia.
Meno grave, ma comunque sconvolgente è stato il caso accaduto in Svezia dei bambini rifugiati traumatizzati che cadevano in una specie di coma.
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