Se ricordate, vi avevamo parlato della drammatica morte di questa bambina, avvenuta a Brescia e per la quale erano stati iscritti nel registro degli indagati tutti i medici che aveva visto la bambina nei giorni precedenti la morte ma che non erano riusciti a salvarla, a partire dalla pediatra di famiglia, passando per l’ospedale di Manerbio, la Clinica Poliambulanza di Brescia e infine gli Spedali Civili.
L’infezione che aveva colpito Nicole le aveva causato un ascesso alla fossa cranica posteriore. Operata agli Spedali Civili per rimuovere l’ascesso, purtroppo non ce l’ha fatta.
Secondo quanto stabilito dai consulenti della Procura, il professor Francesco Ventura e la dottoressa Antonella Palmieriche, due medici del Gaslini di Genova, la pediatra di famiglia avrebbe avuto una condotta “superficiale e poco accorta” nel corso della visita alla bambina fatta il 16 marzo, perché, si legge “a fronte della persistente sintomatologia algica per 10 giorni la dottoressa avrebbe dovuto impostare una antibioticoterapia e richiedere una visita otorinolaringoiatrica“, si legge su Il Giorno.
Se ciò fosse stato fatto la somministrazione orale di un antibatterico avrebbe favorito una ripresa clinica della bambina, perché avrebbe determinato un’abbattimento della carica batterica in atto.
La condotta della pediatra, invece, ha determinato uno “sproporzionato ritardo diagnostico terapeutico” che ha ridotto le probabilità di sopravvivenza di Nicole.
Oltre alla pediatra, secondo i due consulenti, anche i medici di Manerbio e della Clinica Poliambulanza non avrebbero tenuta una condotta adeguata, perché non hanno svolto approfondimenti ritenuti necessari, come esami ematochimici e coltura auricolare, ma ciò non sarebbe però sufficiente a supportare un “nesso causale con il decesso“ in quanto l’infezione era scarsamente recuperabile.
Solo per i medici degli Spedali Civili i consulenti non hanno evidenziato “colpe derivanti da imprudenza e imperizia avendo rispettato le linee guida e le buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica“.
Ora occorre aspettare la decisione del pm, e noi, unimamme, lo facciamo assieme a Mattia ed Alessandra, i genitori di Nicole, perché ci sia giustizia per Nicole e perché altri bambini non siano messi in pericolo.
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