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Attualità

Il “profeta” del Forteto condannato a 8 anni per violenze sessuali sui minori (FOTO)

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Maria Sole Bosaia

Rodolfo Fiesoli, profeta del Forteto, una comunità agricola in Toscana, è stato condannato a 8 anni per violenza sessuale su minore.

A lui, a questo “insospettabile” pedofilo sono stati affidati, per trent’anni, i bambini sottratti alle famiglie che avevano problemi.

Le Iene hanno coperto l’indagine e le successive vicende giudiziarie del “Profeta”. Tutto è iniziato con questa comunità nata negli anni ’70 come esperimento di vita in Comune sull’idea di Rodolfo Fiesoli.

ll Forteto, in poco tempo, diventa una realtà economica e sociale molto importante in Toscana.

Nel corso degli anni il Tribunale dei minori di Firenze affida a questa comunità molti bambini che hanno problemi nella loro famiglia d’origine.

Nel 1979 Rodolfo Fiesolo e il suo aiutante Luigi Goffredi vengono arrestati e nel 1985 condannati a due anni il primo e a 10 mesi il secondo. Il motivo? Atti di libidine violenti e maltrattamenti nei confronti di adolescenti disabili.

Nonostante questo pesante precedente il Tribunale continua ad affidare alla comunità i bambini.

Uno dei fondatori ha commentato così: “Rodolfo Fiesoli è riuscito a far passare tutto come se fosse una persecuzione da parte del giudice, che era di destra. Così nel Mugello il pregiudizio ha iniziato a fare il suo lavoro”.

In circa 30 anni saranno più di 50 i bambini affidati a questa comunità.

Nel 2011 però il Forteto è stato scosso da un nuovo, enorme scandalo. Ci sono state nuove accuse di violenza sessuale e maltrattamenti, e Rodolfo Fiesoli, Luigi Goffredi e altre 20 persone tra i vertici della comunità vengono condannati. Dopo anni, il 22 dicembre del 2017 solo il Fiesoli finisce in carcere, mentre i reati per Goffredi e le altre 20 persone, sono ormai prescritti.

Quali i maltrattamenti? Li riporta un magistrato, Vittorio Borraccetti, su Questione Giustizia, che fornisce una sintesi delle tecniche manipolatorie e violente poste in essere al Forteto:

rigorosa separazione degli uomini dalle donne, anche se legati da vincoli affettivi e uniti in matrimonio;

istigazione alla pratica dell’omosessualità anche tra persone minori di età, intesa quale mezzo per risolvere i problemi sessuali dell’infanzia dovuti all’omosessualità latente;

divieto di rapporti eterosessuali;

denigrazione costante della famiglia di origine e ostacolo ad ogni relazione con genitori e parenti;

divieto di coltivare rapporti con persone all’esterno della comunità, e di esercitare qualunque tipo di attività ricreativa, culturale, sportiva ed educativa, sostenendo che tutto quello che era fuori era “il male”;

obbligo di permanenza e lavoro all’interno della comunità e accettazione della regola secondo cui quasi tutta l’intera paga derivante dall’attività lavorativa svolta presso la cooperativa il Forteto veniva versata all’associazione omonima;

divieto di ricorrere alle istituzioni pubbliche per curare le persone che ne avevano bisogno;

pratica ossessiva dei “chiarimenti”, cui venivano sottoposte tutte i partecipi e le persone affidate consistenti in discussioni protratte anche per ore nelle quali si obbligavano queste ultime ad ammettere e confessare, a mezzo di continue violenze psicologiche e punizioni anche corporali, suggerite ed inesistenti fantasie sessuali verso terzi e anche nei confronti dei genitori e dei parenti, violenze ed abusi subìti dai propri genitori ed infrazioni − vere o presunte − delle regole della comunità.

Una setta che aveva messo in piedi un insieme di “condotte tese a coartare le persone e a condizionarne il modo di pensare”, spiega il magistrato.

Diversi testimoni hanno raccontato le violenze subite. Una vittima ha ricordato che con Fiesoli ha dovuto subire violenze sessuali, rapporti completi.

Ancora prima, il 13 luglio del 2000, inoltre lo Stato italiano è stato anche condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione dell’art. 8 della convenzione, quello relativo al rispetto della vita privata e famigliare, in seguito al ricorso della mamma di 2 minori collocati dal Tribunale dei minori di Firenze al Forteto. Ma anche in questo caso si è minimizzato. Il Forteto godeva infatti di “una linea di credito illimitata verso l’esperienza educativa e pedagogica” da parte del sistema pubblico. Era considerato un modello educativo da elogiare.

Per indagare sul Forteto è stata istituita una commissione, Maria Luisa Chincarini, membro di questa commissione ha commentato: “dietro la meravigliosa realtà della cooperativa agricola con frutteti, oliveti e il caseificio, c’era una specie di setta. Tutti dovevano sottostare alle regole del profeta, il Fiesoli”.

Fiesoli ha manipolato anche il sistema dell’affidamento dei minori. Ufficialmente i piccoli venivano affidati a una coppia, ma non appena arrivati al Forteto venivano redistribuiti. Fratelli e sorelle veniva separati.

La Chincarini ha aggiunto che ai ragazzini veniva fatto il lavaggio del cervello, per convincerli che i genitori naturali li violentavano.

“I miei genitori affidatari e il Fiesoli mi hanno fatto denunciare violenze sessuali da parte di mio padre. Dovevo dire che mi faceva filmini pornografici e che mia mamma lo sapeva. Ma non era vero” ha raccontato un sopravvissuto.

Il 22 dicembre scorso Fiesoli è stato portato nel carcere di Sollicciano (Firenze), il pedofilo avrebbe dovuto scontare un residuo di pena di 14 anni, ma nel luglio scorso la Cassazione ha accolto un ricorso dei suoi legali ed è stato rimesso in libertà.

Ora, come accennavamo, è sopraggiunta un’altra condanna per il “profeta”, che però in carcere non è.

Le domande che rimangono aperte sono diverse: per le numerose, piccole vittime, ci sarà mai giustizia? Possibile che ci siano voluti anni per arrivare alla condanna di uno solo? E le colpe delle istituzioni, di magistrati, di chi doveva tutelare i bambini e controllare prima di affidare?

Riportiamo a tale proposito parte del comunicato stampa emesso da Artemisia, un centro antiviolenza di Firenze che sta supportando alcune delle vittime, in occasione della scarcerazione di Fiesoli:

la vicenda Forteto non era e non è riducibile solo a Rodolfo Fiesoli, e non è, ancora oggi, da considerarsi chiusa. Ogni giorno le vittime hanno diritto a ricevere supporto e vicinanza. E invece sono ancora spesso sole a ricostruire con dignità e coraggio i propri percorsi di vita e a fronteggiare un sistema che è sopravvissuto ai tre gradi di giudizio del processo in un paese che troppo spesso a livello politico, giudiziario, economico/produttivo, socio-sanitario e dell’informazione appare distratto o addirittura ancora fortemente schierato a sostegno di equilibri preesistenti.

Serve definire che le persone che lo Stato ha collocato al Forteto hanno diritti specifici che dallo Stato devono essere garantiti. Serve agire in modo coerente per realizzare quella discontinuità nella gestione della Cooperativa Il Forteto, che ancora subisce l’influenza dell’Associazione e con essa dei molti prescritti penalmente per reati accertati in sede civile“.

Unimamme, cosa ne pensate di questa orribile vicenda raccontata su Le Iene?

Noi vi lasciamo con la storia di 300 preti pedofili che hanno violentato bambini per decenni.

Maria Sole Bosaia

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