Una fotografa, Jennifer Ryals, ha voluto condividere alcune importanti riflessioni sull’incontro che ha avuto con un bimbo con microcefalia e con la sua famiglia.
Riprendiamo la sua testimonianza, traducendola perché questa storia merita di essere conosciuta.
“Non so da dove cominciare, non fotografo neonati, non è per me. Due giorni fa sono stata contattata da una donna che voleva assumermi per un servizio fotografico, un ritratto di un neonato di 8 settimane, suo nipote, appena uscito dall’ospedale.
Ho accettato perché amo i ritratti e qualcosa strattonava il mio cuore. La donna voleva fare il servizio il giorno seguente perché non sapeva quanti giorni avesse. Era nato con microcefalia, che avviene quando il cervello non si sviluppa completamente, portando a una taglia molto più piccola.
Aiden sarebbe dovuto nascere morto ma non è accaduto, ha lottato 8 settimane. I medici sono rimasti perplessi perché ha completamente sbaragliato tutti i pronostici.
“Non ho chiesto i dettagli, quando mi sono presentata e l’ho visto sono stata colta completamente di sorpresa. Era minuscolo e perfetto. Non appena sua mamma l’ha portato nella stanza io ero praticamente in lacrime. Non erano lacrime di tristezza o pietà, erano di pura gioia. Era il più tenero piccolo combattente che avevo mai visto nella mia vita. Aveva bellissimi occhi grigi e me li ha fatti vedere per tre secondi. Aveva le mani più rugose che tenevano più esperienza e conoscenza di un adulto medio”.
La fotografa è stata completamente conquistata dal piccolo e ha iniziato a coccolarlo.
“Il suo volto perfetto ti catturava e non potevi farne a meno.
Vedere la sua famiglia interagire con lui è stato dolce amaro. Potevi dire che lui era il bimbo più amato del mondo, ma mi ha fatto male al cuore vedere suo nonno piangere mentre lo abbracciava.
Mentre scattavo ho chiesto di raccontarmi qualcosa di Aiden.
Mi sentivo nervosa a chiedere, ma volevo davvero conoscerli. Volevo conoscere il loro cuore, le loro emozioni e i loro sogni. Dò valore a costruire connessioni, con ogni cliente che ho avuto perché sento che la loro storia non può essere raccontata al meglio se non lo faccio.
Se volete vedere il sorriso più genuino sul volto dei genitori chiedete di parlare dei loro bambini.Questi due non mi hanno deluso. Ricky, il papà di Aiden ha iniziato a scatenarsi parlando del figlio. “Aiden doveva nascere morto, invece è nato urlando ed è stato un combattente da quel momento.” Quello è stato il primo momento in cui ho pensato di non riuscire a trattenere le lacrime. La sua bellissima mamma, Kayla, aveva un bagliore sul volto che non l’ha abbandonata per l’intera sessione, anche nei momenti più severi.
Ho pianto, pregato e gridato e pianto ancora nei 45 minuti di guida verso casa. Ho continuato a pensarci giorno e notte, sono andata a letto presto, alle 2 del mattino, perché ho re-editato la galleria sette volte. Dovevo allontanarsi solo un po’. Dovevano essere perfette.
Mi sono alzata il mattino seguente con un messaggio dalla zia di Aiden che mi diceva che il nipote era morto quel mattino. Io ero devastata.
Volevo credere che era un errore o un sogno ma sentivo nel mio cuore che non avevo il diritto di soffrire quando la sua famiglia doveva provare cose che non avrei mai potuto immaginare.
Il mio cuore è in frantumi per quella famiglia che ha tanto amato quel bambino.
Il mio cuore fa male per miei figli che non apprezzo tanto quanto dovrei. In quel momento mentre mi sono seduta sul letto piangendo, guardando i miei due bimbi che dormivano sentivo la mia voce che gridava contro di loro, ogni singola volta. Potevo sentire ogni lacrima che avevano sparso sul mio petto, non pensavo che avrei avuto tempo in quel momento. Sentivo una parte di me morire al pensiero che un giorno sarei potuta rimanere senza i miei figli.
Ma il mio cuore è anche pieno di gratitudine perché so che sono una persona migliore perché mi hanno concesso di essere ammessa in casa loro e per avere avuto l’opportunità di tenere in braccio quel bimbo perfetto per un po’ ieri.
Mi chiedo cosa ne farò di questo, qualche volta mi chiedo (è veramente facile quando vivo con ansia e depressione) se sono tagliata per questo. Ma Dio continua a mostrarmi che questo è ciò che devo fare non solo per me e la mia famiglia ma per gli altri.
Non è facile essere una persona creativa, un’imprenditrice soffrendo di depressione e ansia. Io lotto sempre perché mi chiedo se sono abbastanza brava, se i clienti noteranno il cuore che metto nelle cose, se avrò successo come sognavo di avere.
Dio mi sta parlando attraverso l’amore, la vita, il dolore e le sofferenze degli altri e sono grata che mi usi per portare cura. Faccio quello che faccio perché ogni vita merita di essere catturata.
La tua vita importa, merita di essere ricordata“.
Unimamme, cosa ne pensate di questo potente messaggio condiviso dalla fotografa Jennifer Ryals su Love What Matters?
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