Lo scorso giugno Marco Carta stava viaggiando in treno verso Assisi per un concerto quando è stato colto da un malore improvviso. Il cantante è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Arezzo, ma poche ore dopo, nonostante un forte dolore addominale, ha deciso di tenere lo stesso il concerto: “Mi hanno tenuto in osservazione per qualche ore in ospedale a Arezzo. Io insistevo perché volevo cantare. Dopo qualche ora sono andato a cantare ad Arezzo, ma stavo malissimo” ha raccontato a Domenica Live.
Al rientro a Milano, il giovane cantante si è reso conto che qualcosa non andava, e che il dolore era troppo forte e persistente: “Guardavo la televisione e non capivo cosa stessero dicendo: così mi sono accorto di stare davvero male”.
Immediata la corsa al Policlinico di Milano: “Ho chiamato i miei amici per farmi portare in ospedale“. Una saggia decisione dato che dopo qualche esame i medici gli hanno comunicato che aveva l’intestino perforato, e lo hanno portato d’urgenza in sala operatoria: “I medici mi hanno preso per i capelli“. Marco Carta aveva fatto un grosso errore: ignorare i dolori e attenuarli con gli antidolorifici fino a un punto molto vicino a quello di non ritorno: “Dopo la tac hanno visto che c’era una macchia gigantesca nell’addome. Poteva essere un’ulcera o una diverticolite, un palloncino che si forma sull’intestino. Mi hanno operato d’urgenza. È stato un momento molto brutto”. Per fortuna l’operazione ha avuto successo, e non è stato nemmeno necessario applicare un drenaggio esterno, come Carta temeva inizialmente.
Oggi di quel giorno rimane solo una cicatrice lasciata da 37 punti all’addome che il cantante chiama “il mio tatuaggio”. Ma come ogni evento importante della vita, il malore ha lasciato una cicatrice ben più grande nell’anima di Marco. Una cicatrice che si è accostata e aggiunta a quella lasciata dalla morte della madre, avvenuta quando lui aveva solo 11 anni: “Ho avuto paura di morire, mia madre aveva 28 anni quando è morta. Era più giovane di me adesso ed è strano. Io mi sento ancora più piccolo, è difficile da spiegare” ha ricordato Marco Carta.
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