Nel 2007 Paris Bennet aveva solo 13 anni e viveva con la mamma, Charity Lee e la sorellina di 4 anni, la piccola Ella che lo adorava.
La sera del 5 febbraio di 11 anni fa il ragazzino ha convinto la babysitter ad andare a casa prima, mentre la mamma era ancora intenta a svolgere il suo turno di cameriera in un locale, e ha picchiato, strangolato e poi colpita con 17 fendenti la sorellina che dormiva, ignara del progetto omicida del fratello maggiore.
La storia di questa famiglia è, fin dall’inizio, molto drammatica. Charity, la mamma, da ragazza era finita nel tunnel della droga, uscendone solo quando era rimasta incinta di Paris.
Charity non aveva un buon rapporto con la madre, la nonna di Ella e Paris, che accusava di essere la responsabile dell’omicidio di suo padre, avvenuto quando Charity aveva 5 anni.
Nonostante la fine delle relazioni con i padri di Paris ed Ella e il suo passato, Charity aveva costruito un ambiente sereno per la sua famiglia o almeno così credeva fino alla notte dell’omicidio.
Paris era un bambino brillante (con oltre 141 di Quoziente Intellettivo), ma che presentava alcuni tratti disturbanti. Faceva disegni molto violenti, pronunciava frasi inquietanti, nel documentario The Family I had la nonna ha rivelato che sia lei che Charity avevano intuito che c’era qualcosa che non andava, ma purtroppo non ne avevano afferrato la gravità e così pure alcuni specialisti che l’avevano esaminato.
Dopo aver ucciso la sorellina, Paris ha chiamato un amico e, una manciata di minuti dopo, la polizia, sostenendo inizialmente di aver avuto un’allucinazione.
“Ho ucciso accidentalmente qualcuno” ha detto il ragazzino all’operatore.
L’operatore ha cercato di calmarlo e gli ha spiegato come praticare la rianimazione, perché Ella non respirava.
Nell’audio si sente Paris che conta le pressioni, ma successivamente la polizia non ha trovato traccia di nessun tentativo di rianimazione: Paris ha poi ammesso di non averci nemmeno provato.
Il ragazzino è stato condannato a 40 anni di prigione, la pena massima per un minorenne in un caso come questo.
Valutazioni psichiatriche successive, volute da Charity, hanno stabilito che Paris Bennet è sociopatico, ma lui continua a rifiutare la diagnosi e sostiene di essere lucido e consapevole, come la notte dell’omicidio.
“Ho scelto di compiere il crimine, mi prendo tutta la responsabilità” ha ammesso.
Alla madre ha poi detto che desiderava punirla perché rivoleva la mamma tutta per lui e poi perché quando lui aveva 9 anni ed Ella 2 la donna era brevemente ricaduta nella droga.
Inizialmente era sua intenzione sterminare sia la sorellastra che la mamma, ma dopo il primo omicidio si era accorto di quanto fosse “difficile” uccidere, inoltre lasciando in vita Charity l’avrebbe condannata a un dolore perpetuo.
Paris non si è mai pentito del gesto.
A dispetto dell’enorme tragedia che l’ha colpita e della rabbia delle persone che l’accusano e la attaccano, Charity Lee ha deciso di perdonare il figlio, che ora ha 24 anni.
“Ho perdonato Paris per ciò che ha fatto, ma è un processo in atto. Non sono il tipo di madre che abbandona un figlio”.
Questa mamma continua a sostenere il figlio andandolo a trovare in prigione, anche se non è sempre facile.
“Quando è nato gli ho promesso che avrei sempre fatto il meglio di quanto avrei potuto fare per lui, che il mio amore non sarebbe mai stato condizionato e che l’avrei amato comunque“, frasi che Charity ha ripetuto al figlio omicida dopo il suo arresto, senza che questi mostrasse alcuna emozione.
“Odio ciò che affatto, non chi è” ha spiegato questa mamma, che ritiene che le persone hanno sempre una scelta. Paris doveva scegliere di non fare ciò che ha fatto.
Charity ha voluto che dalla morte di Ella nascesse qualcosa di buono e così ha fondato la Ella Foundation, per aiutare le persone affette da disturbi mentali, che devono affrontare le conseguenze di atti violenti, o che sono stati influenzate dal sistema giudiziario criminale, e le loro famiglie.
Quattro anni fa Charity ha avuto un’altra figlia: Phoenix, nata con un grave problema al cuore, ma che ora sta bene. Paris non ha mai incontrato la sorellina perché una legge del Texas riguardante il suo crimine specifico non lo permette.
“Se Paris non fosse in prigione o potesse incontrare Phoenix dovrei fare molta più ricerca interiore”.
Ora Charity gira per scuole, convegni, ecc.. per aiutare le persone a rispondere alla violenza in modo da migliorare la propria vita e non distruggerla.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa storia raccontata sul Daily Mail?
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