Dopo le polemiche sorte in occasione del lancio del nuovo libro di Nadia Toffa, dove la Iena descrive il cancro come un “dono”, una mamma ha deciso di scrivere una lettera a Repubblica per spiegare che, dal suo punto di vista, ciò che asserisce la Toffa è corretto.
“Caro direttore – esordisce la mamma – chi sta combattendo la sua battaglia per la vita merita rispetto. Se non siete capaci di starvene in silenzio, allora riflettete, pensate, e poi tacete per sempre. Anche se la stessa battaglia l’avete combattuta e persa, o se l’avete vinta con altre armi, non avete un contratto in esclusiva che indichi i punti cardinali del sopravvivere”.
Poi la signora racconta ciò che sta accadendo nella sua vita oggi: “Mio figlio, Bruno 6 anni, ha il cancro. Al cervello. Medulloblastoma si chiama. Un nome indegno di essere pronunciato. Era il mio unico figlio sano. Sì. Ho una bimba più grande, Sofia, Sindrome di rett. Un destino infame”.
”Ho desiderato morire. Ma ora devo vivere. Come Nadia Toffa – continua la mamma – E per vivere, e per lottare, e per sperare, devo trovare il bello. Devo dare a tutto questo un vestito che non sa di morte ma di vita. Allora tutto il mio dolore devo, è un dovere, trasformarlo in possibilità. Ed eccolo il dono che tanto vi ha mortificati. Il dono non è il cancro, il dono non è una malattia propria o dei propri cari. Dio!!! Mi caverei gli occhi e mi butterei nel fuoco per salvare i miei bimbi. Il dono è cogliere in mezzo alla bufera qualcosa che ne dia un senso. Il mio dono è stato comprendere fino in fondo che la vita è qui ed ora. Che potrebbe non esistere un domani. Allora il profumo del sugo di mia madre o la risata di un amico me li godo come se non ci fosse un domani. E il tempo. Ho tutto il tempo per i miei figli. Non corro. Mi soffermo sul loro odore, i capelli, la pelle, le parole”.
Il dono di questa donna è quello di viversi i suoi figli come forse poche di noi mamme riusciamo a fare, stressate dagli impegni quotidiani che ci spingono a pronunciare almeno una volta al giorno la frase “Ma finirà questa giornata!”. Ecco, questa mamma vive sperando che la notte non arrivi mai, perché quella storia raccontata la sera sul lettino potrebbe sempre essere l’ultima: “Non ho fretta la sera, potrebbe essere l’ultima, e allora leggo loro libri, canto, rido. Ho avuto il dono di percepirmi sana. Non lo sapevo. Cammino, parlo. Mia figlia no. Devo ringraziare per me. Ho avuto il dono di scoprire la forza di mio marito, il suo amore. Ho avuto il dono di scoprire la tenerezza di mia cognata, la determinazione di mia sorella, le lacrime di mio cognato. Ho avuto il dono di sentire i nonni positivi, vicini, uniti. Ho scoperto quanto vale un amico vero. Ho aggiunto sorelle e fratelli al mio percorso. E ho scoperto che il cielo è meraviglioso dopo una giornata di inferno”.
Infine, rivolgendosi a tutti coloro che non fanno che ricordare a Nadia Toffa che il suo cancro non solo non è un dono ma che potrebbe anche portarsela via da un giorno all’altro, questa mamma lancia un appello: “Ho passato gli anni più belli della mia vita, e di quella dei miei figli, in un ospedale. Ho perso tutto. Non ho niente. Lasciatemi, vi prego, l’illusione di aver avuto in cambio almeno alcuni Doni. Lasciate me e Nadia in questa illusione. Vi prego, non ricordateci che, forse, il peggio deve ancora venire. Perderemmo le forze. Perderemmo la battaglia”.
Dopo aver letto questa lettera, Unimamme, pensate di aver capito meglio ciò che intendeva Nadia Toffa?
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