Il Premio Nobel per la Pace 2018 alla lotta contro lo stupro come arma di guerra.
È stato annunciato nella mattina del 5 ottobre il Premio Nobel per la Pace 2018, assegnato agli attivisti Denis Mukwege e Nadia Murad per il loro impegno contro l’uso della violenza sessuale come arma di guerra.
Conosciamo le atrocità delle violenze sessuali in tempo di guerra, che nei conflitti degli ultimi decenni sono state utilizzate come arma diffusa contro le popolazioni civili. Come il dramma degli stupri etnici nelle guerre nella ex Jugoslavia, ma anche in tanti altri conflitti, come il recente dramma delle donne yazide violentate e torturate dall’Isis nella guerra in Iraq.
Proprio ad una donna della minoranza yazida è andato il Nobel per la Pace 2018, Nadia Murad, già premiata dal Parlamento europeo nel 2016 insieme a Lamiya Aji Bashar, con il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Nadia Murad e Lamiya Aji Baashar furono schiave sessuali dell’Isis nel 2014.
Denis Mukwege, invece, è un medico ginecologo congolese che cura le vittime di violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo. Anche lui è stato premiato dal Parlamento europeo con il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, nel 2014.
Il Nobel per a Pace è stato conferito a Denis Mukwege e Nadia Murad con la seguente motivazione: “per i loro sforzi per mettere fine all’uso della violenza sessuale come arma in guerre e conflitti armati“.
L’annuncio è stato dato al Norwegian Nobel Institute di Oslo. Il Nobel per la Pace, infatti, viene assegnato in Norvegia dal Comitato per il Nobel norvegese, composto da cinque persone scelte dal Parlamento norvegese.
Dello stupro come arma di guerra ci siamo occupati anche noi di Universo Mamma, scrivendo della campagna Stop Rape contro la violenza sessuale nei conflitti.
Denis Mukwege e Nadia Murad hanno dedicato la loro vita a difendere le vittime di violenze sessuali nei conflitti.
Nadia Murad, 25 anni, è un’attivista yazida, la minoranza religiosa di lingua curda in Iraq che negli ultimi anni è stata oggetto di terribili persecuzioni e violenze da parte dello Stato Islamico. Nell’agosto 2014 Murad fu rapita da alcuni miliziani dell’Isis durante la grande offensiva nel Sinjar, area dell’Iraq abitata in prevalenza da yazidi. I miliziani massacrarono centinaia di persone che abitavano a Kocho, la cittadina dove viveva Murad e presero in ostaggio le donne più giovani, che furono vendute come schiave sessuali. Oltre 3mila ragazze yazide sono state vittime di stupri e abusi da parte dell’Isis. Nadia Murad riuscì a scappare dai suoi aguzzini dopo tre mesi di prigionia.
Denis Mukwege, 63 anni, di origini congolesi, è un medico specializzato in ginecologia e ostetricia. Ha fondato l’Ospedale Panzi di Bukavu, nella parte orientale del Congo, dove è diventato dei massimi esperti mondiali nel trattamento dei danni fisici dovuti agli stupri. Nella sua clinica ha curato migliaia di pazienti, accolte a seguito dei numerosi casi di violenze sessuali avvenute durante la lunga guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo.
Per comprendere l’importanza di questo Premio Nobel per la Pace e di quanto sia atroce lo stupro come arma di guerra, un tema che troppo spesso passa sotto silenzio, vi riportiamo le parole di Denis Mukwege tratte dall’intervista concessa qualche tempo fa a The Post Internazionale (TPI). Il ginecologo ha raccontato come iniziò la sua attività di medico delle vittime di violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo:
“Quando si sono registrati i primi casi di violenze, noi medici eravamo impreparati. Vedevamo donne, ragazze e anche bambine arrivare in ospedale con gli organi totalmente distrutti. I loro corpi non solo erano stati vittime di violenze carnali, ma anche di torture. Alcune donne erano state mutilate e altre erano state abusate con l’introduzione di oggetti taglienti nella vagina. È stato osservando certi casi che ho deciso di intervenire“.
Tra le vittime di queste atroci violenze sessuali non ci sono solo donne, ma anche bambine. Davanti a una mostruosità indescrivibile, Mukwenge ha capito che non bastava curare le vittime, ma bisognava agire per mettere fine a tali atrocità.
“È una battaglia necessaria – ha affermato Mukwenge -, gli stupri non distruggono solo le donne e il loro corpo ma l’intera società. Dopo essere state violentate le vittime vengono considerate colpevoli dai mariti e vengono per questo allontanate e isolate. Ci sono alcune donne che contraggono l’Hiv, che è una malattia che provoca una stigmatizzazione dell’ammalato, e altre che soffrono di perdite e incontinenza e quindi vengono derise e umiliate dalla comunità. È una tragedia che va fermata, occorre intervenire su moltissimi fronti, anche con un profondo lavoro di sensibilizzazione..”.
Per la sua attività, Mukwenge è conosciuto in tutto il mondo come “il medico che ripara le donne“. L’intervista integrale la trovate su The Post Internazionale.
Che ne pensate unimamme? Condividete questo Premio Nobel per la Pace?
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