La cannabis light non esiste, dicono gli esperti. La ricerca di San Patrignano.
Secondo uno studio recente la cannabis light, legalmente acquistabile in normali negozi e online, non è affatto light ma può avere gli stessi effetti dello stupefacente estraendone il principio attivo.
Ci vuole veramente poco per avere lo stesso effetto psicoattivo della cannabis vera e propria anche da pochi grammi di cannabis cosiddetta light, quella che non è considerata stupefacente e può essere legalmente acquistata presso i negozi specializzati oppure sul web. A sostenerlo è uno studio condotto da Giovanni Serpelloni, direttore dell’Uoc Dipendenze di Verona e attivo anche al Dp Institute dell’Università della Florida, già capo Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio. Lo studio è stato presentato con il titolo di “Cannabis light extraction” alla comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano, durante l’evento WeFree Days, dedicato alla prevenzione contro la droga.
Secondo lo studio è molto facile estrarre dalle infiorescenze di cannabis light il principio attivo Thc, tetraidrocannabinolo, la sostanza psicotropa responsabile dell’effetto stupefacente dei cannabinoidi.
La cosiddetta cannabis light si può acquistare liberamente nei negozi che vendono prodotti a base di canapa e infiorescenze, conosciuti anche con il nome di smart shop. In Italia ne sono stati aperti 800. Così come si possono acquistare liberamente online.
Il limite di principio attivo è dello 0,2% di Thc affinché la canapa si possa coltivare e commercializzare legalmente in Italia. Anche se finora c’è stata una tolleranza fino allo 0,5% o 0,6% di Thc, una soglia che tuttavia si applica solo ai coltivatori e non ai rivenditori o negozianti. Lo scorso settembre una circolare del Ministero dell’Interno ha confermato il limite di 0,2% di Thc nella canapa in vendita nei negozi.
Ora, però, lo studio presentato a San Patrignano sostiene che anche entro i limiti legali della cannabis light è possibile estrarre il principio attivo Thc in quantità tali da produrre l’effetto stupefacente, come nella cannabis vera e propria.
Serpelloni ha studiato le pratiche che i giovani utilizzano per estrarre e concentrare i principi attivi dalle foglie e dalle infiorescenze di cannabis, poi si è procurato un estrattore domestico, acquistabile su internet a pochi euro, a gas butano, (quello usato per gli accendini o per i fornelletti da campo). Quindi, seguendo le indicazioni su un sito web, ha provato a estrarre Thc.
I risultati ottenuti da Serpelloni sono stati sorprendenti: “Partendo da dosi di materiale grezzo che oscillavano dagli 8 ai 15 grammi, siamo giunti ad estrarre un prodotto con concentrazioni superiori allo 0,6% (di Thc, ndr), limite della legalità. Da calcoli successivi – ha continuato Serpelloni – siamo arrivati alla conclusione che con 20-30 grammi di prodotto grezzo si può arrivare ad estrarre un concentrato resinoso di circa 25 milligrammi di principio attivo“.
La cannabis light dunque non sarebbe poi così “light” e per ottenere un effetto psicoattivo ne bastano piccole quantità. La ricerca conclude che sono sufficienti pochi grammi di prodotto legale per “creare una sostanza farmacologicamente attiva che provoca alterazioni neuropsichiche“. Il prodotto così ottenuto può essere fumato con tabacco, ingerito o diluito in glicole e quindi fumato con le sigarette elettroniche, come avviene da anni negli Stati Uniti e ora anche in Italia.
“Il Consiglio Superiore di Sanità – ha sottolineato Serpelloni – si era espresso in merito alla pericolosità di queste sostanze, rimanendo inascoltato. Io ho cercato di capire se anche utilizzando la cannabis light fosse possibile estrarre e concentrare il principio attivo Thc in dosi sufficienti per l’effetto stupefacente“.
I responsabili della comunità di San Patrignano avvertono che i negozi di cannabis light “stanno abbassando la percezione del rischio“.
“Ai ragazzi interessa poco il contenuto di Thc: vogliono lo sballo e sono sempre più convinti che la cannabis non faccia male“, ha commentato Paolo Ippoliti, professore di Gubbio.
I risultati dello studio e i commenti in merito sono stati pubblicati da Avvenire.
Che ne pensate unimamme? Conoscevate questo metodo per ottenere la sostanza psicotropa dalla cannabis light? Siete preoccupate da questo utilizzo e dalla diffusione della cannabis tra i giovani?
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