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Attualità

I bulli in classe devono assistere i malati di Alzheimer

Published by
Maria Sole Bosaia

Un alunno bullo è stato sospeso e come punizione deve assistere i malati di Alzheimer.

L’istituto tecnico Cerboni di Portoferraio, all’isola d’Elba scelto dal Presidente della Repubblica Mattarella come luogo per l’inaugurazione dell’anno scolastico è una scuola molto speciale che ci tiene a veder uscire non solo ragazzi scolasticamente preparati, ma anche educati, dei veri cittadini.

In questo contesto si inserisce il progetto studiato per i ragazzi più indisciplinati o che, come nel caso di cui tra poco vi parleremo, commettono atti di bullismo.

Luca, il suo nome è di fantasia, dall’inizio dell’anno ha già avuto 6 note, in ultimo ha colpito un compagno con un pugno. Per questo motivo è stato sospeso dalle lezioni in classe. La scuola però non gli ha permesso di stare a casa senza far niente, magari guardando la tv e giocando con la playstation.

Il ragazzo invece deve svolgere dei lavori socialmente utili nel periodo di sospensione.

La mattina si reca al centro per anziani o al centro diurno di Portoferraio per servire colazioni, piegare i panni o fare compagni alle persone in difficoltà.

Tre anni fa la pedagogista Silvia Dini, responsabile dell’area psichiatrica della cooperativa Altamarea che gestisce alcuni centri per malati di Alzheimer e pazienti con problemi psichiatrici.

“Ho proposto all’Itcg Cerboni di poter lavorare con gli studentDini, la dirigente Battaglini ha accolto di buon grado la mia richiesta. Così il progetto è partito” ha dichiarato la dottoressa su Il Tirreno.

Prima di iniziare l’attività i ragazzi sospesi sostengono un colloquio con la pedagogista per parlare di se stessi e delle persone di cui si occuperanno.

Dopo aver aiutato a servire le colazioni, alle 10 i ragazzi partecipano alle attività di socializzazione. Successivamente tornano a scuola e vengono accompagnati in classe da Silvia Dini per parlare ai compagni della loro esperienza e renderli partecipi di quanto svolto durante i giorni di sospensione.

“I ragazzi tornano cambiati. Evidentemente beneficiano del contatto umano che in particolare gli anziani sanno dare. L’efficacia del progetto è dimostrata dal fatto che alcuni hanno chiesto di poter tornare a trovarci”.

Questo progetto funziona e la prova è il fatto che chi vi partecipa non riceve più note o rapporti in classe.

“Non ho più la nonna ma al centro giocando a carte con una signora è come se l’avessi di nuovo con me” ha riferito Giovanni, uno dei ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa.

“Dopo questa esperienza il modello negativo diventa ampiamente positivo come hanno dimostrato le nostre verifiche. Quello che sperimentano i ragazzi è un momento educativo importante” ha riferito la dirigente scolastica.

Unimamme, vi piace questa iniziativa?

Noi vi lasciamo con uno studio su come i bambini riconoscano i bulli già a due anni.

Maria Sole Bosaia

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