La spina bifida è un raro e grave difetto congenito, comunque compatibile con la sopravvivenza del feto, che da qualche anno è tra le patologie fetali operabili anche prima della nascita.
In caso di spina bifida il canale neurale, la struttura dell’embrione da cui si sviluppano cervello e midollo spinale, non si riesce a chiudere completamente. Il difetto può variare, interessando più vertebre o essere limitato a una piccola parte della colonna. Diverse le possibili conseguenze: da disabilità motorie e funzionali fino a complicazioni neurologiche.
La bella notizia è che un’equipe dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano ha realizzato con successo un intervento di ricostruzione completa fetale in utero. L’equipe multidisciplinare, composta da ostetrici-ginecologi, neurochirurghi, anestesisti, infermieri e ostetriche specializzati, ha utilizzato una tecnica per riparare in modo definitivo il difetto congenito mai utilizzata prima in Europa: si tratta di un approccio che ha un impatto minimo a livello uterino e quindi rischi minori per madre e feto.
L’intervento, che è durato circa 2 ore, ha infatti previsto un’unica e piccola incisione dell’utero, con successiva esposizione del dorso fetale dove era presente la malformazione e la correzione con strumenti di micro-chirurgia. In tal modo l’esposizione del feto è stata minima, rimanendo costantemente protetto dal calore della mamma.
La mamma è una donna italiana incinta di 22 settimane e che ha scoperto la malformazione a 19 settimane. Ora sta bene ed è stata dimessa, ma verrà seguita fino al momento del parto.
A coordinare l’operazione il primario di Ginecologia e Ostetricia, il professor Massimo Candiani, assieme al primario di Neurochirurgia, il professor Pietro Mortini.
Ad assistere all’intervento c’era anche il professor Fabio Andrioli Peralta, un ostetrico ginecologo esperto di chirurgia fetale che opera in Brasile e che ha sviluppato la tecnica utilizzata già su oltre 200 pazienti.
“Questo eccezionale intervento è un traguardo importante nel campo della terapia fetale perché permette migliori opportunità di cura rispetto ai risultati che oggi si possono ottenere con le terapie effettuate in epoca neonatale. Questa scelta terapeutica, non sperimentale e supportata da solide basi scientifiche, è un’opzione importante per le donne gravide a cui è stata diagnosticata tale malformazione fetale“ ha dichiarato il professor Massimo Candiani.
“Le evidenze scientifiche internazionali dimostrano che i bambini con spina bifida operati in utero hanno meno conseguenze neurologiche dopo la nascita e maggiori possibilità di recupero rispetto a quelli operati da neonati. Il processo di riparazione prosegue infatti nelle settimane di gravidanza successive all’intervento portando verso la normalità le strutture e le funzioni neurologiche del feto” ha aggiunto il professor Pietro Mortini.
Un risultato meraviglioso, non credete anche voi unimamme?
Vi lasciamo con delle immagini incredibili di un altro intervento in utero, questa volta però americano.
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