In Italia si registra un aumento dei minori transgender o gender non conformi (in cui l’espressione di genere non corrisponde al sesso di nascita).
E’ ciò che è emerso al Congresso Internazionale organizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) a Napoli in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha cercato di affrontare il tema dell’intervento rivolto alla popolazione transgender e gender non conforming.
Paolo Valerio, ordinario di Psicologia clinica all’Università Federico II di Napoli e presidente dell’Osservatorio nazionale identità di genere ha dichiarato, che nella loro struttura nel 2005 si registrò 1 solo caso mentre nel 2018 ce ne sono stati 31.
La crescita di questo fenomeno non riguarda solo l’Italia, ma si verifica a livello internazionale. La Portman Clinic di Londra, per esempio, ha registrato un incremento del 400% di richieste da parte di minorenni.
La maggior circolazione di informazioni deve e può aiutare le famiglie e i ragazzi a gestire meglio la situazione.
Uno studio olandese del 2012 ha dimostrato che:
nutrono ambivalenza relativa alla propria identità di genere
avverte una profonda incongruenza di genere.
Le statistiche attestano che la disforia di genere (il mancato riconoscimento del proprio sesso biologico) si risolve nel passaggio tra infanzia e adolescenza. Rimane solo nel 12- 27% dei casi.
Se continua nella pubertà solo in rarissimi casi termina in età adulta.
Ogni ragazzo quindi è un caso a sé, solo arrivati alla pubertà si valutano interventi irreversibili che consistono nell’assunzione di bloccanti ipotalamici che fermano la produzione di
contrastando lo sviluppo di caratteri sessuale secondari. Questi bloccanti ipotalamici, naturalmente, non vengono somministrati con leggerezza. Fino a questo momento sono stati previsti solo in una decina di casi, quelli a forte rischio suicidio.
Mettere un freno allo sviluppo ormonale impedisce che i giovani rifiutino il loro corpo e che la transizione fisica da adulti diventi più facile.
Da 16 anni in poi si prende in considerazione la somministrazione di estrogeni e testosterone che inducono la mascolinizzazione o femminilizzazione del corpo.
Gli interventi irreversibili invece sono destinati al raggiungimento della maggiore età.
Sempre il professore Paolo Valerio suggerisce che per aiutare le persone transgender deve cambiare la società, a partire dalle famiglie. Purtroppo ci sono ancora genitori che insultano i figli o addirittura li aggrediscono perché sono transgender.
“Noi offriamo ascolto e rassicuriamo i genitori che quella dei loro figli non è una patologia, ma una condizione naturale di alcune persone, come confermato anche dall’antropologia: ci sono persone transgender o gender non conforming in numerose culture” dichiara il professor Valerio.
Inoltre bisogna agire sulla scuola, evitando che i ragazzi trangender la abbandonino. In passato lasciavano l’università perché non potevano seguire i corsi o superare esami col nome del genere.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questo delicato argomento di cui si parla su la 27 ora?
Noi vi lasciamo con una mamma che aiuta il figlio di 6 anni transgender.
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