Cibo spazzatura: l’Italia non fa abbastanza per fermarne la pubblicità che influenza negativamente bambini e ragazzi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità richiama l’Italia insieme ad altri Paesi ad impegnarsi di più nel proteggere la salute dei bambini contro la pubblicità del cibo spazzatura, a cui i più giovani sono esposti. Un problema serio.
Infatti, la maggior parte dei Paesi europei, tra cui l’Italia, non fa abbastanza per impedire che bambini e ragazzi siano bombardati dalla pubblicità del cosiddetto cibo spazzatura, chiamato in inglese “junk food“, ovvero tutti quegli alimenti che piacciono tanto ai bambini e ragazzi, ma anche agli adulti, come i dolciumi, i fritti, il fast food e gli stuzzichini vari, ma che hanno un elevato contenuto di grassi, sale e zucchero. Insomma tutti quegli alimenti che fanno male alla salute e che se consumati abitualmente e in quantità alla lunga possono causare problemi anche gravi, dall’obesità alle malattie cardiocircolatorie al diabete.
I Paesi dell’area europea, molto più vasta dell’Unione e comprendente 53 Stati, sono stati bacchettati dall’OMS perché non fanno abbastanza per vietare o almeno limitare la pubblicità sul cibo spazzatura rivolta a bambini e ragazzi.
La maggior parte delle politiche e dei regolamenti degli Stati dell’area Europea diretti a limitare la pubblicità alimentare rivolta ai bambini sono marcatamente insufficienti. I bambini continuano ad essere esposti ai messaggi pubblicitari che promuovono cibi ricchi di grassi, sale e zuccheri. Alimenti dannosi per la loro salute. Un problema che riguarda almeno la metà dei 53 Paesi esaminati, tra cui l’Italia.
L’analisi dell’OMS è contenuta in un report pubblicato a metà ottobre 2018, in collaborazione con l’Università di Liverpool e l’Open University del Regno Unito. Uno studio indipendente volto a misurare l’efficacia delle politiche e dei regolamenti degli Stati per proteggere i bambini dall’esposizione al marketing del cibo spazzatura.
Una analisi che viene effettuata a distanza di otto anni dalle raccomandazioni della stessa OMS europea, che nel maggio del 2010 chiese ai Paesi di adottare delle misure per ridurre l’esposizione dei bambini agli alimenti dannosi per la salute. A distanza di quella raccomandazione non molto sembra essere stato fatto.
Le politiche e i regolamenti adottati da molti Stati tendono a usare definizioni e criteri ristretti, che spesso si applicano solo ai media pre-digitali, quindi con limitazioni anacronistiche. Inoltre i regolamenti di limitazione della pubblicità alimentare riguardano i bambini e non gli adolescenti, con un’altra limitazione grave, se consideriamo il cibo spazzatura che mangiano i ragazzi.Le regole attuali proteggono dalla pubblicità contro il cibo spazzatura solo i bambini fino ai 12 e 13 anni, ma, sottolinea l’OMS, “anche gli adolescenti sono suscettibili a questo tipo di marketing”. La regolamentazione della pubblicità del cibo spazzatura, invece, dovrebbe riguardare i media rivolti al grande pubblico di bambini e ragazzi, insiste l’OMS.
Una situazione sicuramente complessa, che in parte può essere spiegata anche dalle forti pressioni esercitate nei confronti degli Stati dalle aziende alimentari del settore privato per frenare l’introduzione di nuove regole. Inoltre, l’autoregolamentazione del settore alimentare adottata in alcuni Stati non è sufficiente.
Riguardo a queste politiche di limitazione della pubblicità del cibo spazzatura rivolta a bambini e ragazzi, l’Italia non è tra i Paesi peggiori, ma nemmeno tra i migliori. Il nostro Paese, infatti, non sta facendo abbastanza. In Italia non sono state prese iniziative a carattere governativo, ma è in vigore una auto-regolamentazione, adottata dalle industrie dell’alimentazione e della pubblicità, che si basa sulla raccomandazione europea: non pubblicizzare cibi spazzatura sui mass-media in cui gli under 12 compongono il 35% del pubblico. La stessa politica è stata da Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Svizzera e Ungheria.
L’altro limite di queste politiche, volte a proteggere bambini e ragazzi dal cibo spazzatura, è che riguardano quasi soltanto l’ambito della pubblicità. Invece, oggi, sono numerosi i canali attraverso i quali bambini e ragazzi possono essere invogliati a consumare alimenti non sani. Su tutti il marketing online, molto invasivo anche con forme di pubblicità occulta e anche il packaging, oppure la presenza di prodotti alimentari in trasmissioni televisive, senza che vengano nominati. In questi settori non c’è alcuna regolamentazione, quindi bambini e ragazzi sono maggiormente esposti.
Un altro problema sta nel fatto che molti Paesi non hanno stabilito le categorie di prodotti alimentari per le quali dovrebbe essere limitato il marketing nei confronti di bambini e ragazzi. Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano in questi casi di utilizzare profili nutrizionali che distinguano il cibo spazzatura dal resto degli alimenti.
Nell’Unione europea, poi, la Commissione non ha ancora applicato il regolamento 1924/2006 sui profili nutrizionali. Quindi nella Ue non esiste ancora una tabella che indichi, per ogni categoria di prodotto, quanto zucchero o quanto sale dovrebbe contenere e fino a quale soglia.
Per garantire che gli Stati rispettino i loro obblighi giuridici di tutela del diritto alla salute del bambino e dei diritti connessi, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha chiesto all’OMS di fornire ulteriore supporto tecnico agli Stati membri nell’attuazione delle raccomandazioni, al fine di limitare in modo efficace l’impatto nocivo che il marketing alimentare di prodotti ricchi di grassi, sale e zucchero ha sui bambini, sulla loro salute e sui loro diritti.
Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo con queste raccomandazioni? Limitare la pubblicità del cibo spazzatura sarà utile per prevenire problemi come l’obesità?
In proposito vi ricordiamo la Guida dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù all’alimentazione corretta per bambini e ragazzi.
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