Nella Striscia di Gaza il 97% dell’acqua non è adatto al consumo umano e purtroppo i pozzi privati non hanno i requisiti per soddisfare lo standard minimo di qualità.
Questo causa la Sindrome del bambino blu, ovvero una malattia causata da intossicazione da nitrato che rende le loro labbra, il viso e la pelle bluastri, mentre il sangue diventa color cioccolato.
Mohamad Abu Samia, direttore dell’Ospedale Rantisi, parla della gravità di questo problema raccontando che in ospedale ci sono piccoli i cui reni non funzionano più.
“Prima c’erano 15-20 pazienti ma ora sono il doppio. Ogni giorno 10 bambini devono sottoporsi a emodialisi e il loro numero non fa che aumentare”.
La Sindrome del bambino blu è qualcosa di ancora più preoccupante, è una malattia del sangue potenzialmente fatale nei neonati di meno di 6 mesi, i suoi sintomi possono essere confusi con altro.
I sintomi sono:
Purtroppo la difficile situazione di Gaza non rende possibile svolgere ricerche.
“Abbiamo tanti bambini che soffrono di disidratazione, vomito, diarrea, febbre. Il tasso di dissenteria è alle stelle ed è il secondo più grande assassino al mondo di minori sotto i cinque anni” dichiara il medico.
La situazione dell’approvvigionamento idrico di Gaza è critica, come accennato, a causa dell’elevata salinità l’acqua non è adatta al consumo umano. Se non verranno presi provvedimenti la falda è destinata a collassare.
Gli abitanti della striscia di Gaza usufruiscono di oltre 40 impianti di desalinizzazione privata, ma solo la metà è autorizzata dall’Autorità idrica palestinese.
I prezzi inoltre sono alti e le famiglie più povere finiscono con lo spendere fino a 1/3 del reddito.
Stando a un recente studio della Rand Corporation le scuole di Gaza hanno un bagno per 75 alunni e un lavandino per lavarsi le mani ogni 80.
La maggior parte di quell’acqua è riciclata e per questo motivo i piccoli sono a rischio di malattie gastrointestinali.
“Le scuole, gli edifici pubblici e gli ospedali vengono puliti solo quando necessario. Il personale ospedaliero si lava le mani solo quando è essenziale al fine di conservare l’acqua per un trattamento salva-vita”.
Il 50% dei bimbi di Gaza soffre di infezioni parassitarie causate dall’acqua. Le cause di questa drammatica crisi idrica sono molteplici: la rapida crescita demografica, il blocco totale imposto da Israele che rende impossibile trovare pezzi di ricambio per le pompe, poi anche la mancanza di elettricità per far funzionare gli impianti di depurazione e infine i bombardamenti dell’aviazione israeliana.
Ci sono infatti solo 4 ore di elettricità al giorno e così il cibo si rovina rapidamente. I piccoli quindi hanno infezioni da salmonella o febbre tifoidea.
Le Nazioni Unite hanno sottolineato che Gaza rischia di diventare un territorio invivibile nel 2020. Le infrastrutture elettriche, idriche e igienico sanitarie non riusciranno a sostenere le esigenze di tutta la popolazione.
“Il progresso economico e la prosperità è possibile solo attraverso scambi, comunicazioni e contatti con il mondo esterno” dichiarano i portavoce dell’Onu, purtroppo tutto questo è negato da Israele che detiene il controllo su Gaza.
A fronte di tutto ciò vi è l’elevato rischio che l’emergenza idrica diventi epidemia. Nella Striscia di Gaza sono stati registrati anche: un aumento della mortalità infantile, dell’anemia e un arresto della crescita tra i minori.
Unimamme, cosa ne pensate di questa situazione di cui si parla sul The Daily Beast?
Noi vi lasciamo con un miracolo a Gaza, una bimba nata da una mamma morta.
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