Bambino nato senza braccia e mutilato dalla guerra continua a sognare

bambino nato senza braccia
Mahmud con il dottor Nabil Antaki (Foto da Avvenire)

Bambino nato senza braccia e mutilato dalla guerra ha bisogno di aiuto.

Quando alla durezza della vita si aggiunge il dramma della guerra è difficile immaginare come si possa sopravvivere, figuriamoci provare a vivere una vita normale e credere nel futuro, avere dei sogni. Eppure ci sono piccoli grandi eroi che con una forza e un coraggio da leoni affrontano prove durissime con un cuore puro e uno sguardo volto verso il futuro. È la storia del piccolo Mahmud, un bambino siriano nato senza braccia e mutilato da una mina mentre fuggiva dalla guerra con la mamma e lo zio.

Una tragedia sulla tragedia, eppure il piccolo Mahmud ha una forza e un amore per la vita straordinari.

Mahmud, bambino nato senza braccia e mutilato dalla guerra non smette di sognare

Mahmud al-Khalaf un bambino di 8 anni dagli occhioni scuri grandi e luminosi e dal sorriso dolcissimo. Il piccolo Mahmud è senza braccia dalla nascita e purtroppo ha perso anche le gambe a causa di una mina esplosa sulla strada dove stava scappando con mamma Hamar e lo zio Khaled. La famiglia era in fuga da Tedef, la città del Nord della Siria dove abitava, che era stata conquistata dall’Isis (Daesh). Era il 27 novembre del 2015, l’esplosione della mina ha strappato le gambe al piccolo Muhamud e ha ucciso suo zio Khaled. Per mamma Hamar un dolore indicibile.

Muhamud usava le dita dei piedi per scrivere e mangiare e con piedi apriva la porta di casa. Il bambino, che è un grandissimo fan di Messi, giocava anche a pallone. Inimmaginabile il suo dramma quando i medici hanno dovuto amputargli le gambe, ridotte a brandelli dalla mina. Una vita già difficile che subiva un’altra gravissima ferita, nel corpo e nell’anima.

L’intervento chirurgico di amputazione delle gambe al bambino è stato eseguito dai medici della regione di Tadef, ma Mahmud aveva bisogno di cure specialistiche che avrebbe potuto trovare solo in una città più grande come Aleppo. Appena cinquanta chilometri di distanza, ma con il territorio controllato da Daesh era impossibile spostarsi. Solo dopo una lunga trattativa la madre del piccolo è riuscita ad ottenere il trasferimento del bambino. Aleppo, nonostante sia stata martoriata dalla guerra, ha ancora ospedali dove operano medici professionisti di valore. In città, poi, è stato possibile trovare uno specialista che montasse le protesi al bambino.

Oggi il piccolo Mahmud vive ad Aleppo con la mamma e frequenta la scuola. Ha imparato nuovamente a scrivere con il moncherino della gamba destra, grazie ad una matita o una penna legate ad un cinturino stretto sotto al ginocchio. Nonostante la grave mutilazione, il bambino cerca di vivere una vita normale e con grande abilità è in grado di scrivere numeri e lettere in arabo con la penna legata al suo moncherino.

Ad accompagnarlo tutti i giorni a scuola è un volontario dei “Maristi blu”, un’associazione umanitaria espressione di Fmsi (Focsiv) che partecipa alla CAMPAGNA HUMANITY “Con gli occhi di un bambino. Muhamud e sua madre sono seguiti con il programma “Civili feriti di guerra“. La campagna è supportata anche dal quotidiano Avvenire, che ha raccontato questa toccante storia.

Ogni mattina – scrive Avvenire – con l’aiuto di un volontario dei ‘Maristi blu’ [Muhamud] va nella sua scuola elementare ad Aleppo e, attraversati atrio e corridoi, quando si siede al banco toglie entrambe le protesi alle gambe. I due moncherini si appoggiano con naturalezza anche sul divano di casa, mentre una specie di cinturino, stretto appena sotto il ginocchio destro, permette di agganciare una matita o una penna: 1, 2, 3, scrive, o incomprensibili lettere arabe“.

Il bambino è seguito soprattutto dal dottor Nabil Antaki, gastroenterologo di fama, membro del direttivo dell’associazione “Maristi blu”.

Grazie a una sottoscrizione popolare a Muhamud sono state assicurate le protesi e l’istruzione fino al raggiungimento della maggiore età. Ad aiutare il bambino anni fa anche Le Iene. 

Quando lo sviluppo del bambino sarà completato, sarà possibile anche progettare per lui due braccia bioniche che, sfruttando il movimento dei muscoli delle spalle, potranno dargli più autonomia. Pensiamo alle protesti utilizzate da Bebe Vio.

Lo studio delle braccia bioniche per Muhamud, basato sulla scheda medica e i dati del bambino, è oggetto di un progetto del Centro protesi dell’Inail di Budrio (Bologna). Per realizzare le braccia artificiali è partita la raccolta fondi promossa da Avvenire attraverso la Campagna Humanity per pagare le protesi, il viaggio e il soggiorno in Italia di Muhamud.

La Campagna promuove anche aiuti su più larga scala, come pacchi viveri, per i profughi della guerra in Siria.

Sarebbe inoltre carino realizzare anche un altro sogno di questo bambino, quello di ricevere una maglietta di Messi con il numero 10 del “Barça”.

Che ne dite unimamme? Aiutiamo Muahmud e gli altri bambini siriani?

Sul dramma dei profughi ricordiamo il nostro articolo: La disperazione dei bambini rifugiati a Lesbo in Grecia.

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