Whitney Martinez è un’infermiera specializzata in travaglio e parto, consapevole che lavorare nel reparto travaglio può essere devastante.
“I bambini muoiono. Muoiono durante il travaglio, poco dopo, muoiono in utero. Qualche volta sappiamo che moriranno, qualche volta no. Sono tutti in un’età da gestazione, 14 settimane, 41 settimane. Piccoli e grandi, è sempre triste. Secondo me è triste se hanno già avuto altri bambini, è triste se la gravidanza non era stata programmata o non ne erano consapevoli”.
Questa infermiera ha quindi pensato a un modo per aiutare le famiglie che stanno vivendo questo dramma: dei fiocchi da angelo.
Si tratta di fiocchi identici, uno per il bambino e uno per i genitori che potranno indossarlo quando lasceranno l’ospedale.
“Quando è il momento di mandare a casa le famiglie è uno dei frangenti più strazianti per il cuore, separare una mamma dal suo bambino. Vogliamo che le famiglie tornino a casa con tanti ricordi e cose, ma è emotivamente difficile prendere quelle cose dal bambino e lasciarlo nudo. Io mi sono sempre sentita meglio a lasciarlo vestito e a dare alle famiglie una copia di ciò che indossava il piccolo in modo che sappiano, quando lasciano l’ospedale, che il loro bambino è ancora trattato con amore e dignità”.
L’infermiera ricorda che quando il personale avvolge il piccolo morto in una coperta stanno ammettendo il piccolo come un membro della famiglia. “Mentre i fiocchi possono sembrare insignificanti si tratta di una cosa semplice che può aiutare a creare un ricordo tangibile. La maggior parte di questi bambini sono troppo fragili per una fascia e un fiocco può essere incollato”.
Whitney ha realizzato fiocchi di diverse taglie per gli ospedali della sua zona e spera di poterli spedire ai genitori che cercano di venire a patti con la loro perdita.
Il mentore di Whitney le ha insegnato che per le famiglie è terapeutico dare un nome ai loro bambini, tenerli in braccio, toccarli, vestirli.
Il suo sogno e quello di suo marito è di poter creare una fondazione che aiuti le persone che stanno affrontando un lutto di questo tipo a pagare le spese dell’ospedale.
“Come infermiera che lavora con le famiglie quando mettono al mondo dei bambini nati morti o che muoiono dopo la nascita c’è molta ansia nel dire la cosa giusta e gestire la situazione con cura, dopo aver sperimentato diversi parti molto tristi, impari a empatizzare e a focalizzarti sulla cura dei bisogni del paziente in modo che loro si concentrino sulle necessità emotive”.
“Spero che attraverso il mio progetto dei fiocchi altre persone che non hanno sperimentato la perdita possano imparare come sostenere e prendersi cura di chi l’ha subita. Che si tratti di un aborto spontaneo, di un figlio nato morto, di un’inaspettata morte perinatale, di un aborto determinato dalla salute della madre o del figlio, di un bimbo che muore per la SIDS, spero che gli altri imparino che è appropriato riconoscere la perdita, essere a proprio agio a parlarne e di essere un buon orecchio per chi ne ha bisogno”.
La donna aggiunge: “spero che i miei fiocchi siano un ricordo tangibile che quei piccoli sono stati amati, anche se per breve tempo”.
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