L’odissea di una famiglia calabrese è iniziata il 4 maggio 1984, quando un’auto ha investito a forte velocità un bambino che giocava sul marciapiede della sua casa, vicino alla strada provinciale Taurianova – Rosarno, una delle varie strade costruite senza rispettare i criteri di sicurezza. All’improvviso è sbucata una Fiat 125 che ha travolto il piccolo Angelo, di soli 3 anni, scaraventandolo a 10 metri di distanza.
Inizia così un processo penale che si conclude per una serie di motivi con l’assoluzione dell’imputato, perché “il fatto non costituisce reato“.
Nell’85 inizia anche un processo civile per il risarcimento dei danni: nel 1986 la prima sentenza che quantifica il risarcimento in 80 milioni di lire. L’imputato si appella e la sentenza viene annullata l’anno seguente, così gli atti vengono rimessi in primo grado.
Nel fascicolo delle vittime di malagiustizia troviamo scritto: “a questo punto comincia un’infinita sequela di udienze: la prima nel 2002, poi nel 2007, 2008 e nel 2015. Nel 2015 e nel 2016 si hanno ulteriori rinvii, fino ad arrivare al 2018“.
Nel 2008 nel frattempo muore il padre del piccino.
Nel 2010 la famiglia denuncia l’eccessiva durata del processo presso la corte di Appello di Catanzaro. A quel punto il tribunale riconsce alla famiglia un indennizzo alla madre per il figlio morto di 13 mila Euro, e a ciascuno dei fratelli vengono riconosciuti 1500 Euro. L’indennizzo però viene pagato solo nel 2018, a 33 anni di distanza dalla morte del bambino.
La mamma di Angelo ha continuato da sola, dopo la morte del marito, a lottare per ottenere un po’ di giustizia.
Unimamme cosa ne pensate di questa storia di cui si legge sul sito di Associazione Vittime di Malagiustizia, Aivm?
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