Giulia Brazzo è sicuramente una donna molto determinata che quest’anno ha percorso tutti i 42 km. della maratona di Torino grazie ai suoi angeli custodi: i rolling pacers.
Nel 2004, quando aveva solo 16 anni, Giulia ha avuto un aneurisma a causa di una malformazione al cervelletto ed è finita in coma per 7, lunghi, anni.
Quando si è svegliata la sua vita era completamente stravolta, doveva usare una sedia a rotelle, aveva bisogno di assistenza.
Il 4 novembre scorso però, in occasione del suo compleanno, Giulia ha deciso di partecipare a questa maratona, con un po’ di aiuto. Ecco come la giovane spiega la sua iniziativa.
“Per fare una cosa che da sola non sarei mai riuscita a fare. E che invece grazie ai Rolling Pacer, ho potuto vivere. La loro stanchezza, la fatica, la gioia di chi corre, gli incitamenti. Mi sarei persa tutte queste emozioni se non l’avessi fatta. E invece eccomi qui. I Rolling Pacers sono stati magnifici, ma devo ringraziare in particolare Valentina Cognasco che ha creduto in me, che ha un po’ insistito perché io non mi tirassi indietro o non mi facessi prendere dalla paura. Mi ha aiutato anche a convincere la mamma che, come dice lei, inizialmente era un po’ scettica”.
Giulia si è avvicinata al mondo della maratona in maniera graduale. In precedenza aveva già provato la mezza maratona di Torino.
“Quello che mi ha convinto davvero a partecipare è il fatto che ci sono tanti altri ragazzi come me che lo fanno. Ho pensato, ce la posso fare anche io!”.
L’esperienza l’ha entusiasmata così tanto che ora si dice prontissima per un’altra avventura di questo tipo.
“Ancora non so quale, ma so che ci sarà un’altra maratona. Quando i miei amici dei Rolling Pacer mi diranno che c’è una nuova gara da correre io sarò pronta”.
Giulia però non è appassionata solo di maratone, ma anche di rime e musica. Da alcuni anni scrive canzoni che spera, un giorno, possano essere cantate da qualche noto rapper.
Sua mamma invece pensa a una casa, un luogo in cui Giulia possa avere una propria vita, coltivare i propri progetti, i suoi sogni.
Questo è il messaggio finale di questa donna che non si ferma davanti a niente. “C’è chi sta molto peggio di me, io ho potuto correre la maratona, certo non con le mie gambe, ma ho potuto vivere ogni istante di questa enorme emozione. So che ci sono tante persone che non possono farlo”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa storia riportata da Repubblica?
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