Valentina Milluzzo, di 35 anni, era una mamma, deceduta il 15 ottobre 2016, a breve distanza dei suoi due gemelli, che aveva tenuto in grembo per 5 mesi, concepiti con fecondazione assistita.
Il 29 settembre di due anni fa la donna era stata ricoverata presso l’ospedale Cannizzaro per una presunta dilatazione anticipata dell’utero.
Nella notte del 14 ottobre ha avuto il primo aborto alle 23.40, il secondo all’1.40 di domenica 15. La donna era poi morta il 16 ottobre dopo.
A causare la morte di Valentina Milluzzo sarebbe stata una sepsi con crisi emorragica causata da un’infezione.
Per i magistrati che stanno conducendo l’inchiesta, il pm Fabio Saponara e Martina Bonfiglio, questa situazione non sarebbe stata riconosciuta dai medici .
Ora il gup Giuseppina Montuori ha accolto la richiesta della Procura di Catania rinviando a giudizio 7 medici del reparto di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Cannizzaro:
Le accuse sono gravi. Si parla infatti di colpa professionale per “imprudenza, negligenza ed imperizia. In modo particolare per la nella “mancata attuazione di una terapia antibiotica adeguata”, “mancata tempestiva rimozione della fonte dell’infezione: i feti e le placente” e la “mancata somministrazione di emazie durante l’intervento”.
Il reato ipotizzato è di omicidio colposo plurimo.
I famigliari della donna hanno aggiunto alla denuncia anche una frase terribile pronunciata da uno dei medici e che il padre della vittima giura di aver sentito: “Sono un obiettore. Fino a che è vivo io non intervengo”.
Il caso ebbe tale risonanza che il Ministro della Salute inviò degli ispettori all’ospedale Cannizzaro.
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