Ostetrica licenziata per aver rifiutato la vaccinazione, il caso nelle Marche: è il primo in Italia.
Ha suscitato grande clamore e sta facendo molto discutere il provvedimento drastico adottato dall’autorità sanitaria della Regione Marche di licenziare un’ostetrica che rifiutava la vaccinazione. Si tratta del primo caso in Italia.
Nelle Marche, in provincia di Macerata, un’ostetrica è stata licenziata per essersi più volte rifiutata di sottoporsi alla vaccinazione richiesta per il personale sanitario. Il provvedimento, licenziamento per giusta causa e senza preavviso, è stato adottato dall’Area Vasta 3 dell’Asur delle Marche, firmato dal direttore generale Alessandro Maccioni.
L’ostetrica, che finora ha lavorato all’ospedale di Macerata, ha rifiutato l’invito a vaccinarsi che le era stato rivolto in più occasioni, anche a seguito di diversi colloqui e concedendole tutto il tempo necessario per pensarci, nonostante lavorasse in un reparto delicato come quello di maternità.
Sappiamo bene quanto le malattie infettive, come ad esempio il morbillo o la pertosse, siano pericolosissime se contratte dai neonati. Alcuni mesi fa due neonate sono morte a causa della pertosse (anche se non contratta in ospedale), mentre tra giugno e luglio scorsi, proprio all’ospedale di Macerata si è verificata un’epidemia di morbillo con 15 casi, tra i quali un bambino troppo piccolo per essere vaccinato.
Ricordiamo inoltre che contrarre il morbillo quando si è molto piccoli può portare a sviluppare negli anni seguenti la PESS, la panencefalite subacuta sclerosante, una gravissima forma di encefalite degenerativa che porta prima al decadimento mentale e motorio e poi alla morte, dopo sofferenze terribili.
Chi lavora a stretto contatto con bambini di pochi giorni di vita e con le puerpere, anch’esse in una condizione di salute fragile, dovrebbe avere la cura di proteggerli e non opporre scuse di carattere ideologico. Soprattutto perché i vaccini sono efficaci e sicuri e per un operatore sanitario sono un dovere.
La Regione Marche già nel 2017 aveva introdotto l’obbligo di vaccinazione per tutti gli operatori sanitari che lavorano in reparti ospedalieri a rischio. Dopo essere stata una delle prime regioni in Italia, subito dopo l’Emilia Romagna, ad introdurre l’obbligo vaccinale per i bambini da 0 a 6 anni per l’accesso ai nidi e alle materne, prima ancora dell’introduzione della legge Lorenzin, le Marche, sempre con l’Emilia Romagna, hanno approvato anche i provvedimenti per l’introduzione dei vaccini obbligatori anche per il personale sanitario. Perché la salute dei pazienti in ospedale va protetta.
La Regione Marche ha introdotto l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari non immunizzati, da malattia o vaccino, soprattutto per quelli che sono a contatto con soggetti portatori di patologie che potrebbero sviluppare gravi complicanze, anche letali, a seguito del contagio con malattie infettive. La mancata immunizzazione attiva dell’operatore sanitario, spiega il provvedimento della Regione Marche, “rappresenta un criterio di non idoneità l’assegnazione in alcune UU.OO. (unità operative, ndr), per le quali si rende necessario ridurre al minimo i rischi“. Spiega ancora il provvedimento che “la responsabilità di casi secondari per rifiuto della vaccinazione, anche nelle UU.OO. di non obbligatorietà, configura una responsabilità personale oltre che deontologica“. La mancata immunizzazione dell’operatore sanitario mette in serio pericolo i pazienti, perché l’operatore potrebbe trasmettere loro una malattia infettiva, causando gravi danni anche mortali.
I vaccini che gli operatori sanitari sono tenuti a fare:
In caso di inadempimento scattano le sanzioni, come nel caso dell’ostetrica dell’ospedale di Macerata, che lavorando in un reparto tanto fragile e delicato come quello di maternità doveva essere necessariamente allontanata.
Le autorità sanitarie marchigiane avevano più volte invitato l’ostetrica a vaccinarsi, a quanto si apprende, concedendole anche un tempo più lungo di quello previsto, ma non è servito a niente, forse perché l’ostetrica era già da prima ostile ai vaccini e i solleciti a vaccinarsi non sono caduti nel vuoto. Le autorità sanitarie hanno così deciso il licenziamento immediato, per giusta causa (violazione degli obblighi di servizio) e senza preavviso. A quanto sembra, dovrebbe trattarsi del primo caso del genere in Italia.
“Dispiace che sia andata a finire così – ha spiegato all’Ansa il direttore generale dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni – né io né i miei collaboratori siano contenti quando si firma un provvedimento del genere, ma la storia andava avanti da mesi, più volte ci sono stati incontri e colloqui“. La determina “doveva essere firmata un mese fa – ha continuato Macioni -, poi abbiamo deciso di aspettare altri 20 giorni“. Una concessione che tuttavia si è rivelata inutile a far cambiare idea all’ostetrica. Il direttore Maccioni ha citato in proposito le norme nazionali e regionali alla base dell’obbligo vaccinale per operatori sanitari in determinati reparti, tra cui appunto Ostetricia e Ginecologia. “La nostra linea è di far rispettare questo obbligo – ha spiegato il direttore -, siamo disposti a dare flessibilità sui tempi. Ma l’obbligo va rispettato“.
La Regione Marche e l’Asur (Azienda Sanitaria Unica Regionale) hanno avviato un monitoraggio sull’immunizzazione degli operatori con marker, da cui è emersa la posizione dell’operatrice sanitaria. Da qui l’invito a vaccinarsi, senza esito. Nel frattempo l’ostetrica si è rivolta ad un avvocato.
Sulla vicenda è intervenuto, inevitabilmente essendo anche lui marchigiano, il prof. Roberto Burioni, che sulla sua pagina Facebook ha scritto parole molto dure in merito al caso dell’ostetrica.
“Tollerare la presenza di un’ostetrica non vaccinata dentro un reparto ospedaliero è come tollerare che a guidare un autobus sia un autista completamente ubriaco. Entrambi a causa di un comportamento folle e sconsiderato mettono in pericolo loro stessi e la vita degli altri. Entrambi devono essere cacciati per difendere la sicurezza di persone innocenti.” Così Burioni.
Un commento è arrivato anche dal presidente della Regione Marche e assessore alla Sanità Luca Ceriscioli, il quale ha spiegato che il caso dell’ostetrica licenziata perché aveva rifiutato di vaccinarsi è il risultato di “un percorso fortemente voluto dalla Regione Marche” in tema di vaccinazioni e prevenzione. “Un percorso cominciato sin da inizio legislatura, di fronte ai dati della copertura vaccinale in calo – ha spiegato Ceriscioli all’Ansa -. Ora ci sono anche norme nazionali, ma siamo stati una delle prime Regioni a prevedere l’obbligo vaccinale per accedere agli asili nido e ai servizi per l’infanzia, la prima a disporlo anche per gli operatori sanitari. Un percorso – ha ribadito – che ha coinvolto tutto il sistema sanitario nel suo complesso, nessuno escluso e senza nessuna scusante, non solo con gli obblighi ma anche con i controlli. L’obiettivo è tutelare la salute di mamme, neonati e malati“.
Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo? Il licenziamento dell’ostetrica si poteva evitare? Oppure è giusto così?
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