Antonella Penati, fondatrice dell’associazione “Federico nel cuore”, si schiera con decisione contro il decreto Pillon.
Suo figlio, Federico Barakat, è morto a 8 anni, nel 2009, con 30 coltellate durante un incontro protetto col padre in una struttura di San Donato, gli incontri erano stati imposti dal tribunale, su istanza dei servizi sociali per preservare la relazione padre figlio.
All’epoca Antonella era stata accusata di alienazione genitoriale, definita bugiarda perché riteneva che l’ex compagno costituisse un pericolo per il figlio.
La donna ricorda che suo figlio Federico aveva molta paura del padre, prima e dopo gli incontri protetti stava sempre male. Le maestre, il pediatra, lo psicologo infantile che lo seguiva privatamente e anche il perito di parte del tribunale potevano testimoniarlo. Quest’ultimo aveva scritto a chiare lettere di non far avvicinare il bambino al padre, perché quest’ultimo poteva essere pericoloso.
Nonostante le denunce per maltrattamenti e per stalking di Angela, i servizi sociali hanno imposto di mantenere la relazione padre – figlio.
Questa mamma però, come accennato, non è stata creduta, le hanno detto invece che era una madre alienante. L’inventore di questa sindrome, sconfessata dalla scienza, è un certo Gardner, un pedofilo e punto sul fatto che le madri lancino false accuse contro i loro ex, manipolando i figli.
“Non si può accettare che nel nostro ordinamento entri una teoria scellerata e pregiudizievole nei confronti dei bambini. Non possiamo continuare a disattendere tutte le normative internazionali a tutela dell’infanzia” dichiara Antonella riguardo al decreto di Pillon che vuole introdurre il reato di alienazione genitoriale.
“Io sapevo che suo padre mentiva quando recitava la parte del padre amorevole, sapevo che Federico era solo un mezzo per farmela pagare. E infatti lo ha ucciso. Anche io non sono stata creduta, mi ritenevano malevola. Avevo subito le stesse pressioni di trasferire Federico in una casa famiglia, e sulla gestione delle case famiglia la magistratura dovrebbe aprire una inchiesta perché il sospetto che vi sia un eccesso di trasferimenti in virtù delle rette che le strutture ricevono per ogni minore è alto.”
L’associazione Federico nel cuore è parte del comitato No Pillon, perché secondo questa mamma il disegno di legge tutelerebbe i padri abusanti e violenti.
“Se lo leggiamo con lo sguardo di un uomo violento potrebbe averlo scritto lui. È un attacco frontale ai diritti dei bambini, va respinto con forza da tutte le persone per bene”.
Ecco cosa direbbe Antonella, se avesse davanti il ministro Pillon: “gli direi di vergognarsi, perché i bambini non si espongono al pericolo, si difendono. Nessuno metterebbe un bambino di fronte a un treno in corsa, ma il suo ddl fa questo.”
Unimamme, cosa ne pensate delle riflessioni e delle accuse di questa mamma comparse su Lettera donna relative al ddl Pillon, attualmente al vaglio della Commissione Giustizia della Camera?
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