Alcol in gravidanza: ogni anno in Italia nascono 25mila bambini con sindrome Feto-alcolica. L’allarme dei pediatri.
Numeri impressionanti in Italia sulle conseguenze dell’assunzione dell’alcol in gravidanza. Ogni anno nel nostro Paese nascono 25.000 bambini con sindrome Feto-alcolica, chiamata Fas (Fetal alcohol syndrome). Si tratta di una grave malattia, diretta conseguenza del consumo di alcol in gravidanza.
I dati sono della Confederazione italiana pediatri – Cipe del Lazio: ogni anno in Italia nascono 25.000 bambini con sindrome Feto-alcolica, conseguenza dell’assunzione di alcol da parte delle loro madri durante la gravidanza. Nel Lazio ogni 1000 bambini nati 47 hanno la sindrome Feto-alcolica.
Nella letteratura medica moderna solo a fine degli anni Sessanta del secolo scorso sono stati riconosciuti gli effetti nocivi del consumo dell’alcol in gravidanza. La prima descrizione clinica di sintomi riconducibili ai danni pre e postnatali dell’alcol è stata pubblicata in Francia nel 1968, pochi anni dopo negli Usa. Da allora studi sempre più numerosi, condotti in tutto il mondo, hanno permesso di definire meglio la gamma dei diversi disturbi del feto correlati all’esposizione all’alcol, denominata “spettro dei disordini feto-alcolici” (Fasd), e la loro diffusione nei diversi Paesi.
La Confederazione Italiana pediatri del Lazio riporta che nel mondo si stima ci siano 70 milioni di persone che soffrono delle conseguenze dell’esposizione all’alcol mentre erano nel grembo materno.
Una meta analisi di “The Lancet Global Healt” del 2017 riferisce che nel mondo circa il 10% delle donne incinte assume alcol, una percentuale che in Italia raggiunge il 50%.
Lo studio di The Lancet ha stimato che tra le donne che consumano alcol in gravidanza nel mondo 1 madre su 67 metterà al mondo un figlio con sindrome Feto-alcolica, che si traduce in circa 119.000 nuovi casi di bambini nati con Fas ogni anno al mondo. Casi che si verificano soprattutto in Europa e in Sudafrica.
Il feto non riesce a metabolizzare l’alcol, che una volta assunto dalla madre attraversa la placenta, per questo la sua esposizione a questa sostanza ha conseguenze gravissime, di cui spesso le mamme non sono pienamente consapevoli. In gravidanza non si dovrebbe assumere alcol né regolarmente né in modo sporadico ma abbondante. Perché le conseguenze per i bambini possono essere devastanti, con deficit cognitivi e psicosociali che si possono presentare anche a distanza di tempo.
Le conseguenze della sindrome Feto-alcolica possono essere:
Oltre alle malformazioni congenite, le deformità, le anomalie cromosomiche, i disturbi mentali e comportamentali, le persone con FAS sperimentano molte condizioni di comorbilità: problemi linguistici, uditivi, visivi, evolutivi, cognitivi, mentali e comportamentali, prevalenti dal 50 al 91% dei casi.
I problemi del neurosviluppo associati alla sindrome Feto-alcolica possono condurre negli anni ad altre disabilità secondarie, come problemi scolastici, abuso di sostanze, problemi mentali, problemi sociali, con implicazioni che durano tutta la vita. Le persone con FAS necessitano di assistenza per tutta la vita, con costi elevati per le famiglie colpite e la società.
Maria Pia Graziani, pediatra di libera scelta e responsabile del Comitato scientifico di Cipe (Confederazione italiana pediatri) del Lazio, ha commentato: “Gli allarmanti dati epidemiologici che abbiamo a disposizione ci obbligano ad un’azione tempestiva e capillare di informazione delle famiglie nonché di formazione rivolta a tutti i medici (tra cui pediatri, ginecologi, medici generici, neuropsichiatri) che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi precoce, oltre che per la cura. In questa direzione, stiamo lavorando a stretto contatto con il Crarl, ovvero il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio“.
“È fondamentale far comprendere la rilevanza sociale delle patologie alcol-correlate, peraltro facilmente prevedibili e prevenibili – ha aggiunto Graziani -. La Fas si può manifestare con disfunzioni di tipo morfologico, ad esempio sul volto, in forme più o meno evidenti, ma anche con deficit di attenzione e di apprendimento, iperattività, problemi comportamentali fino a malattie mentali con gravi conseguenze a lungo termine“.
Importante, dunque, è intervenire con una campagna di informazione e sensibilizzazione per le future mamme, affinché conoscano tutti i rischi dell’assumere alcol in gravidanza. Troppo spesso, infatti, si tende a sottovalutare il bere in gravidanza, pensando che un po’ di alcol non faccia nulla. Se sul fumo, infatti, c’è maggiore consapevolezza lo stesso non si può dire sull’alcol, il cui consumo in gravidanza si tende a sottovalutare. In particolare in un Paese come il nostro, grande produttore di vino.
Se intervenire in modo deciso per prevenire la sindrome Feto-alcolica è importante, altrettanto importante è non “criminalizzare” le mamme né medicalizzare eccessivamente la gravidanza, come afferma la giornalista Elisabetta Ambrosi nel suo blog sul Fatto Quotidiano.
“…per portare avanti una gravidanza perfetta così come oggi ci viene prescritta bisognerebbe avere una vita riposata, lavorare pochissimo o farlo senza stressarsi, avere mille aiuti in casa e con eventuali altri figli. Cosa che, invece, non avviene per i muovi che sappiamo. Perché il lavoro delle donne è precario, gli aiuti pochi. Perché ci si aspetta da una donna in gravidanza che si curi come una donna in gravidanza ma sia efficiente come una donna non incinta, oppure – ancor di più – come un uomo. Le prestazioni che ci chiedono sono altissime, e sempre contrastano con i ritmi dei nostri corpi. E allora limitarsi a vietare l’alcol a donne che magari bevono un bicchiere per riprendersi dopo giornate sfinenti non aiuta. Informare va bene, informare e aiutare è molto, molto meglio“.
Che ne pensate unimamme? Conoscevate questi rischi dell’alcol in gravidanza? Come commentate invece l’intervento della giornalista?
Sull’argomento vi ricordiamo il nostro articolo: Bere alcol in gravidanza, anche poco, può influire sullo sviluppo del feto
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