Il ruolo degli insegnanti nella formazione di persone e cittadini consapevoli ed attivi nella società è molto importante. Sono loro, insieme alle famiglie, a creare e plasmare i ragazzi.
Il rapporto insegnanti/studenti è sicuramente uno dei complessi e delicati, ma, se è sano, può portare davvero tanti benefici a questi ultimi. Negli anni si è un po’ perso il “rispetto” per gli insegnanti da parte della società; non solo dagli alunni e dai genitori, ma anche da parte delle istituzioni.
Si trovano così ad essere stressati dalle responsabilità, trascurati da chi dovrebbe sostenerli e motivarli ed a combattere per un posto fisso o per un aumento di stipendio. Inoltre, spesso sono bersaglio di atti di bullismo da parte degli studenti e a volte anche dei genitori che cercano di proteggere a tutti i costi i loro figli, senza badare alle conseguenze. Tutte queste situazioni creano un malessere nell’insegnante che viene definito con il termine “burnout”, una sindrome sempre più diffusa ma che a volte è molto difficile da diagnosticare. Ma che cos’è la sindrome da burnout? Cerchiamo di capirlo insieme e capire come si può affrontare al meglio.
Con “sindrome da burnout” (dall’inglese, “esaurimento“) si indica una condizione di stress lavorativo protratto e intenso che determina un logorio psicofisico ed emotivo. Può determinare importanti cali di concentrazione, demotivazione, esaurimento delle energie interiori, disinteresse nell’attività di tutti i giorni, fino alla depressione nei casi più estremi.Tutto questo stress si ripercuote in maniera negativa sul lavoro e sulla salute fisica.
Sul lavoro, aumentano gli errori, diminuiscono le capacità lavorative, mentre cresce il distacco e l’apatia nei confronti degli studenti. Non c’è più interesse nel far bene il proprio lavoro. Le malattie professionali dei docenti, che vanno a determinare l’inidoneità all’insegnamento, nell’80% dei casi hanno una diagnosi psichiatrica.
Sfortunatamente, queste malattie non sono ancora riconosciute ufficialmente. Un insegnante che presenta un disagio psichico, per vedersi riconosciuta la malattia deve far richiesta al Collegio Medici di Verifica (CMV). Questa richiesta deve essere preceduta da una documentazione medica proveniente da una struttura pubblica. Tale requisito è difficile da ottenere in tempi brevi, i Centri Psico Sociali di zona (CPS), ai quali bisogna rivolgersi, hanno lunghe liste di attesa e molto spesso personale sottodimensionato.
Per questi problemi risulta spesso difficoltoso certificare la sindrome da “burnout”, con il rischio che il CMV reinserisca i docenti a scuola col giudizio di idoneità, nonostante la situazione clinica, con la conseguenza che questi non riescano ad insegnare ai loro alunni al meglio. Anche i medici, a volte, sono ignari delle malattie professionali dei docenti e sono all’oscuro del nesso che lega le diagnosi psichiatriche all’ insegnamento.
Tutto questo viene supportato dal Dott. Vittorio Lodolo D’Oria, esperto di burnout degli insegnanti, che riporta anche diverse testimonianze di insegnanti che ne hanno sofferto. Una di queste, in seguito a disturbi psicologici, si reca al CPS, ma riceve un supporto psichiatrico insufficiente ed inadeguato, così scrive al Dott. D’Oria perché si sente abbandonata, scoraggiata e depressa. Alla fine c’è la risposta dell’esperto che ci fa capire quanto i medici ancora non siano a conoscenza di queste malattie e che devo essere istruiti per essere in grado di valutare le cause e le cure.
Voi unimamme cosa ne pensate del “burnout”? Ne eravate a conoscenza? E’ mai capitato a qualcuno che conoscete?
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