Una donna di 32 anni, nata con la sindrome Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser, per la quale non ha sviluppato l’utero avendo però normali genitali esterni e ovaie funzionanti, ma desiderava comunque diventare mamma.
Un tempo un’operazione simile non sarebbe stata possibile, ma oggi sì. Questa mamma ha potuto coronare il suo sogno grazie all’utero trapiantato da una donna morta.
Per arrivare a questo risultato sono stati compiuti 10 precedenti tentativi che però sono stati infruttuosi.
Nell’ultimo caso però la donatrice era una donna di 45 anni, madre di 3 figli e deceduta a causa di un ictus.
Il trapianto è stato effettuato nel 2016 con una difficile operazione durata 10 ore.
I medici hanno prelevato gli ovuli dell’aspirante mamma, li hanno fertilizzati con lo sperma del compagno e li hanno impiantati dopo il trapianto.
Il 15 dicembre del 2017, a San Paolo, in Brasile, è nata una bambina con questo innovativo metodo.
L’annuncio è stato dato tramite la rivista Lancet dove i ricercatori hanno dichiarato che il trapianto di utero da donatori vivi è ormai una prassi per combattere l’infertilità.
Si tratta di una pratica che ha avuto successo in Svezia dal 2014 e che ha ispirato i centri di trapianto in tutto il mondo.
“Tuttavia a nostra conoscenza, nessun caso di parto in vivo attraverso l’utero della donatrice deceduta è stato mai raggiunto con successo, sollevando dubbi sulla sua fattibilità e vitalità, incluso se l’utero rimane vitale dopo un’ischemia prolungata“.
Nel 2016, come accennato, è stato effettuato il trapianto presso L’Hospital das Clinicas di San Paolo. La donna ricevente aveva affrontato un ciclo di fecondazione in vitro 4 mesi prima del trapianto. Questo le ha consentito di produrre 8 blastocisti crioconservate.
Dopo il successo del trapianto e la nascita della piccola, che ora ha un anno, i ricercatori sono ottimisti. “I risultati stabiliscono una verifica teorica per il trattamento dell’infertilità uterina mediante trapianto da donatrice deceduta, aprendo un percorso verso una gravidanza sana per tutte le donne con sterilità dei fattori uterini, senza bisogno di donatori viventi o di chirurgia da donatore vivente”.
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