Un Natale discusso quello di Acquaviva delle Fonti dove l’amministrazione ha deciso di allestire un presepe con Gesù bambino di colore in un mare di plastica.
Una campagna di sensibilizzazione quella voluta dalla città di Acquaviva delle Fonti, o meglio, dal Comitato Feste patronali e l’amministrazione comunale. Una natività sui generis con un Gesù bambino nero adagiato su di un salvagente arancione in un mare di plastica e con Maria e Giuseppe accanto a lui.
Una scena che non ha lasciato indifferente una fetta di popolazione e non solo locale, quella del “salvataggio” in mare, perché è proprio quello che ha voluto rappresentare l’immagine della natività della città in provincia di Bari. Nessun bue e nessun asinello a riscaldare Gesù, ma un braccio di un migrante nero che esce dal mare di plastica come richiesta di aiuto con intorno rifiuti, reti, boe di salvataggio sparse.
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Una natività che ha voluto segnare il confine della tolleranza e della presa di consapevolezza del problema che però ha visto una parte della popolazione tradizionalista volgere numerose critiche per la scelta ardua del Comitato nello scegliere il ‘Gesù nero’ come modo di denunciare i due problemi raffigurati, quello dell’emergenza migranti e dell’inquinamento. E sui social non sono mancati post di dissenso contro l’amministrazione che ha voluto azzardare.
“Fuffa che cozza con la storicità degli eventi. Gesù non era migrante, ficcatevelo in testa”, ed ancora: “Oltre ad essere brutto da vedere non trasmette proprio nulla… credo che su tutto si posso rivoluzionare … ma sulle rappresentazioni sacre proprio no”.
“Vi sarebbe piaciuto vietare questa installazione, vi sarebbe piaciuto dar sfogo a pruriti fastidiosi. Ad Acquaviva c’è ancora la libertà, c’è ancora la democrazia“ queste le parole di risposta di Davide Carlucci, primo cittadino di Acquaviva delle Fonti a 25 km da Bari. “Quando l’arte fa scandalo vuol dire che “l’obiettivo è stato raggiunto”.
E il sindaco scrive: “Il Vangelo di Luca racconta la nascita di Cristo e si può rileggere la vicenda di Maria e Giuseppe alla luce di quella, travagliata, dei migranti di oggi. Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire. Si trovarono ad affrontare la cosa forse più difficile: arrivare a Betlemme e sperimentare che era una terra dove per loro non c’era posto.
Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene, ma, che sono obbligate a separarsi dai loro cari e dalle loro case. In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza.”
“Il bambino nasce nel mare dove con Giuseppe e Maria, profughi, non accolti da nessuno, vive l’esperienza che molti migranti affrontano nel nostro Mar Mediterraneo. Il mare del presepe non è un mare semplice, ma è in plastica, realizzato da migliaia di bottiglie raccolte negli ultimi mesi. Se filtrassimo tutte le acque salate del mondo, scopriremmo che ogni chilometro quadrato di esse contiene circa 46.000 micro particelle di plastica in sospensione”.
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