Uno studio dal titolo “Istruzione, reddito e ricchezza: la persistenza tra generazioni in Italia” e pubblicato a dicembre 2018, è stato condotto da due ricercatori della Banca di Italia, Luigi Cannari e Giovanni D’Alessio, dal quale si può costatare che il nostro Paese è fra quelli con meno mobilità sociale tra le varie generazioni.
Nello studio, reso noto da Banca d’Italia, sono state effettuate misurazioni volte a fornire indicazioni sulla persistenza intergenerazionale dei livelli di istruzione e delle condizioni economiche in termini di reddito da lavoro, di ricchezza e sul ruolo svolto dalle condizioni di partenza.
Il fenomeno della scarsa mobilità è in aumento negli anni recenti. Con questa indagine, i ricercatori hanno esaminato la persistenza tra le generazioni delle condizioni economiche, mettendo in evidenza l’importanza delle condizioni di partenza.
Chi nasce oggi in una famiglia benestante avrà delle buone possibilità di mantenersi all’interno di questa classe sociale, al contrario chi nasce in una famiglia di un ceto sociale basso avrà più difficoltà a spostarsi verso una classe più agiata.
Inoltre la ricerca sottolinea che “uno dei canali di trasmissione delle condizioni di benessere dai genitori ai figli è l’istruzione“, ma anche in questo caso “le stime mostrano un’elevata persistenza intergenerazionale nei livelli d’istruzione”. “Il trend è decrescente fino al 2006 è nuovamente crescente negli anni successivi”.
Molto spesso i figli scelgono di proseguire o meno gli studi, dopo le superiori, sulla base della professione, del titolo di studio o dei risultati ottenuti dai propri genitori. Con questo meccanismo si va a determinare una segmentazione della popolazione dei studenti, fortemente correlata con le classi sociali di provenienza.
Inoltre, l’analisi ha evidenziato un ruolo calante del fattore istruzione mentre “decisamente crescente è invece il contributo dei fattori familiari diversi dall’istruzione”.
Per quanto riguarda il reddito da lavoro le stime non sono incoraggianti: ”Le stime dell’elasticità dei redditi da lavoro collocano l’Italia nel novero dei paesi a bassa mobilità intergenerazionale, confermando i risultati di precedenti studi e restituisce l’immagine di una società che tende a divenire meno mobile negli anni più recenti“.
Stesso discorso per la ricchezza dove si riscontrano: ”Valori che posizionano l’Italia tra i paesi avanzati con livelli relativamente elevati di persistenza intergenerazionale; come per l’istruzione e il reddito, si riscontra una tendenza all’aumento della ereditarietà delle condizioni economiche in termini di ricchezza”.
Dallo studio si evince quanto sia importate la mobilità intergenerazionale, in quanto è un elemento fondamentale in termini di uguaglianza.
“Una società che registri possibilità di successo economico significativamente superiori in funzione delle fortune dei propri avi tende a generare scontento ed è fonte di possibili tensioni nella parte di popolazione svantaggiata. Tale circostanza costituisce poi un’alterazione dei principi di uguaglianza su cui si fondano le democrazie occidentali” (articolo n°3 della Costituzione Italiana).
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