Una mamma non può vedere il suo bambino morente negli Stati Uniti a causa del travel ban imposto da Trump.
Una storia straziante e assurda: una mamma yemenita non può vedere per l’ultima volta il suo bambino di due anni morente a causa del travel ban (il divieto di ingresso) imposto dal Presidente degli Usa Donald Trump ai cittadini di alcuni Paesi musulmani a rischio terrorismo. Il bambino e il padre si trovano negli Stati Uniti e hanno entrambi la cittadinanza americana, ma non la madre che non può entrare nel Paese. Un divieto assurdo e disumano. Le organizzazioni per i diritti civili stanno lottando contro il tempo per consentire l’ingresso della donna negli Usa.
Quando leggi intransigenti e una burocrazia ottusa impediscono perfino ad una madre di vedere il proprio figlio di soli due anni mentre sta morendo, è impossibile non provare un moto di orrore e di sconcerto. Purtroppo è quanto è accaduto a Shaima Swileh, una donna yemenita il cui figlioletto Abdullah di due anni si trova negli Stati Uniti, ricoverato in fin di vita all’ospedale pediatrico San Francisco’s Benioff Oakland. Il bambino è affetto da una grave malattia cerebrale che gli impedisce di respirare e al momento è assistito dal ventilatore artificiale. Per lui, però, non ci sono possibilità di guarigione. Il piccolo non riuscirà a sopravvivere.
Abdullah è con il padre Ali Hassan, che lo assiste notte e giorno in ospedale, ma aspetta di essere raggiunto dalla moglie. Padre e figlio hanno la cittadinanza statunitense, la madre no ed è per questo motivo che le autorità americane non la fanno entrare nel Paese. Shaima Swileh, infatti, è cittadina dello Yemen uno dei Paesi islamici a rischio terrorismo per i quali il presidente Usa Donalnd Trump ha disposto il cosiddetto travel ban, ovvero il divieto di ingresso negli Stati Uniti per i loro cittadini. Una misura antiterrorismo, che tuttavia è assurda applicata in questo caso, perché Shaima è solo una mamma che desidera vedere suo figlio prima che muoia, inoltre è madre e moglie di due cittadini statunitensi. Quindi il rifiuto di darle l’autorizzazione ad entrare negli Stati Uniti è di una ottusità sconcertante.
La donna è bloccata al Cairo, in Egitto, in attesa dell’autorizzazione a partire per la California e raggiungere il figlioletto e il marito. Sebbene Ali e suo figlio Abdullah siano nati in Yemen hanno la cittadinanza americana, ma non la madre del bambino. Quando il piccolo Abdullah aveva otto mesi, la famiglia si è trasferita dallo Yemen al Cairo, per sfuggire alla guerra civile che dal 2015 sta devastando il Paese e facendo strage di bambini. Circa tre mesi fa, Ali Hassan ha portato il figlio negli Stati Uniti per fargli avere delle cure migliori. La moglie avrebbe dovuto raggiungerli poco dopo, ma non è stato possibile perché il Dipartimento di Stato Usa ha rifiutato l’autorizzazione a farla entrare nel Paese, applicando il travel ban di Trump. Quando Hassan e suo figlio sono arrivati in California, il bimbo è stato ricoverato all’ospedale di San Francisco. Qui, però, i medici non hanno potuto fare altro che constatare che per il bambino non c’era più niente da fare.
Ora è lotta contro il tempo per far arrivare la mamma del bambino negli Stati Uniti, ma potrebbe essere troppo tardi. Ali Hassan è sostenuto dal Centro per i diritti civili degli islamici (Cair California), che sta facendo di tutto per ottenere una deroga al travel ban dal Dipartimento di Stato Usa, in modo che la moglie possa finalmente raggiungere lui e il figlio a San Francisco. La situazione è disperata.
“Mia moglie mi chiama ogni giorno, vuole baciare e abbracciare nostro figlio per l’ultima volta, non abbiamo più molto tempo, per favore aiutateci a riunire la nostra famiglia“, ha detto in lacrime Ali Hassan in un appello pubblico per far entrare la moglie negli Stati Uniti. “Tutto ciò che la madre desidera è tenere la mano di Abdullah per l’ultima volta prima che gli stacchino il supporto vitale“, ha detto ancora Ali.
L’appello di Ali Hassan
Che dire, care unimamme… c’è poco da commentare.
Questa storia è stata raccontata da Avvenire.
Vi ricordiamo che lo Yemen è al centro di un violento conflitto che sta causando migliaia di vittime anche tra i civili, soprattutto bambini, per le conseguenze della guerra: fame e mancanza di medicine e cure mediche guidate. A capo della coalizione che sta bombardando a tappeto il Paese, portando morte e distruzione ovunque, anche in antichissime città Patrimonio Unesco come Sana’a, c’è l’Arabia Suadita, stretto alleato degli Stati Uniti e al quale gli Usa (insieme all’Europa e all’Italia) vendono armi in gran quantità.
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