Unimamme, forse ricorderete il triste caso di Carolina Picchio. Questa ragazzina si è suicidata a soli 14 anni lanciadosi da una finestra perché vittima di cyberbullismo.
Carolina aveva partecipato a una festa dove aveva bevuto molto e mentre giaceva incosciente 5 ragazzini suoi amici, tra cui il suo ragazzo, l’avevano ripresa mentre la molestavano sessualmente e avevano diffuso il filmato in rete.
I ragazzi erano stati accusati di
In questi anni sono stati inseriti in un programma di recupero che li ha portati a svolgere attività di aiuto e a intraprendere percorsi di consapevolezza e responsabilità che hanno dato esiti positivi.
Dopo la morte della figlia, Paolo Picchio, padre di Carolina, si è impegnato per combattere il cyberbullismo, riuscendo a far approvare una legge.
“Dopo quasi sei anni, oggi si chiude un cerchio. Oggi sappiamo che il cyberbullismo, nella sua forma più crudele, non può essere derubricato a semplice ragazzata perché le parole fanno più male delle botte. Tutti lo hanno capito, anche quei ragazzi che hanno affrontato questo lungo percorso di riflessione e consapevolezza” ha commentato Paolo Picchio.
“Nel nome di mia figlia si è celebrato il primo processo in Europa sul cyberbullismo, a lei è stata dedicata la prima legge a tutela dei minori in materia di cyberbullismo eppure questo non basta. Ecco perché abbiamo costituito una No Profit, Fondazione Carolina, con i massimi esperti in capo educativo, formativo, giuridico e comunicativo, in modo da poterci mettere a servizio delle famiglie e dei ragazzi. Perché oggi come oggi non esiste distinzione tra reale e virtuale. Oggi rivivo i tanti, tantissimi incontri pubblici di questi anni. In quegli innumerevoli abbracci cercavo il conforto che oggi, invece, mi chiedono i troppi ragazzi che soffrono” ha aggiunto.
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