Il giorno dell’Epifania del 2018 Michela si impiccò a un albero nella campagne di Frasso Telesino, un paesino in provincia di Benevento.
Da due anni la ragazza subiva violenze sessuali da un pastore, un amico di famiglia che molestava anche la sorella.
Il nome del pedofilo è Giuseppe Matarazzo e il 19 luglio scorso è stato ucciso a colpi di pistola dopo aver scontato una condanna a 11 anni e 6 mesi per abusi su Michela.
Di recente c’è stata una svolta sull’omicidio dell’uomo. Sono stati arrestati i due sicari: Giuseppe Massaro, un cinquantacinquenne di Sant’Agata de’ Goti e Generoso Nasta, un trentenne di San Felice a Cancello in provincia di Caserta.
Uno avrebbe fornito la Fiat Croma usata dagli assassini e riconosciuta da un testimone, l’altro avrebbe guidato.
Per assoldare i killer sarebbero bastati qualche decina di migliaia di Euro, a riprova dei sospetti vi è il fatto che i due, disoccupati, dopo il delitto, avevano cambiato inaspettatamente il proprio tenore di vita.
Massaro inoltre avrebbe fornito la pistola, una 357 magnum che i carabinieri hanno sequestrato per una incongruità sulla matricola. L’uomo si sarebbe tradito in una conversazione telefonica intercettata dalle forze dell’ordine.
“Non credo che i carabinieri arrivino a me ma se arrivano a me sono spacciato”.
Le indagini hanno stabilito, tramite il gps, che la sua macchina era sul luogo del delitto nei giorni precedenti e nell’ora del delitto.
Infine, da un’intercettazione è emerso che Massaro si era procurato documenti falsi per fuggire dall’Italia.
Le violenze sulle sorelle erano state scoperte dopo il suicidio di Michela. A seguito delle investigazioni i carabinieri trovarono indizi su Matarazzo che poi ha scontato11 anni e mezzo di reclusione.
Dopo la scarcerazione l’uomo è tornato a Frasso Telesino dove i genitori di Michela li incontravano spesso.
“L’omicidio di Giuseppe Matarazzo è stato sicuramente su commissione e i due arresti di oggi sono solo l’inizio perché le indagini vanno avanti alla ricerca di un eventuale intermediario e dei mandanti” ha riferito il procuratore di Benevento.
Secondo la procura i mandanti dell’assassinio sono da cercarsi nell’ambito famigliare della ragazza.
“Nessuno può farsi giustizia da sé” ha commentato infine il procuratore.
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