Emily Formisano è una delle piccole vittime degli incidenti avvenuti ad alta quota all’inizio dell’anno.
La piccola, di origine reggiana, si è schiantata con lo slittino su una pista nera insieme alla mamma Renata Dyakowska sulla pista del Renon, in Alto Adige.
Emily ha avuto la peggio, è morta sul colpo, mentre la mamma, Renata Dyakowska, è ricoverata in condizioni critiche in un ospedale a Bolzano.
La madre della piccina è indagata per omicidio colposo, la donna ha imboccato per errore la pista nera vietata agli slittini.
Su questo punto è in corso una polemica perché sulla pista ora messa sotto sequestro, il divieto agli slittini era segnalato solo in tedesco, mentre il segno grafico di divieto era in piccolo.
Quindi, ora è indagato anche Siegfried Wolfsgruber, presidente della Società funivie Corno del Reno, che però si difende: “come Società funivie non ci sentiamo colpevoli, è stata una disgrazia, da quella pista non si può scendere in slittino“.
Il cartello del divieto, come accennavamo, è scritto solo in tedesco. “I cartelli presenti sono sufficienti. Se c’è un cartello solo in tedesco, c’è però anche il simbolo con l’indicazione del divieto“.
Ciò che tutti coloro che hanno ascoltato questa storia si sono chiesti è “perché segnalare il pericolo solo in tedesco?”.
“Perché anche quella scritta in tedesco è totalmente superflua, non ha senso. Sullo stesso cartello, poche righe sopra, c’è l’indicazione della pista per slittinocon la freccia rivolta verso la parte opposta. Quella scritta sotto in tedesco è da eliminare. La signora purtroppo non ha letto né l’una, né l’altra indicazione. C’è il primo cartello che dà la descrizione della pista, dice che è una pista nera, da sci, questo è l’essenziale. Già da questo si sa che lì non si entra, è una pista da sci e basta, e su una pista da sci non si va con lo slittino“.
Il Presidente delle Società funivie sottolinea: “è chiaro che una tragedia del genere faccia ripensare tutti. Però i cartelli ci sono. Il problema si pone se la gente non rispetta i cartelli, se non li guarda. Mi dispiace che una persona sia stata colpita perchè non si è resa conto del pericolo”.
Oggi i compagni di Emily hanno trovato il suo banco vuoto.Il dirigente scolastico della scuola Cà Bianca di Reggio, ha dichiarato: “la difficoltà sarà dare delle risposte ai genitori, più ancora che ai bambini . Anche per questo oggi anch’io sarò in classe. Perché sono gli adulti che si interrogano, senza darsi pace, sul senso della vita e della morte. D’altronde come si fa a dare un senso razionale a qualcosa del genere. Ho letto della polemica dei cartelli. Ma se anche fosse così, la realtà è che oggi Emily non c’è più. Mentre ieri c’era“.
“I bambini, anche semmai con due lacrimucce che non ci devono fare paura, si aggrappano all’idea di avere un angelo amico in cielo. E questo li rende più tranquilli” ha concluso. In ogni caso è previsto anche l’eventuale intervento di uno psicologo.
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