Don Fortunato Di Noto, con la sua associazione Meter lotta contro la diffusione della pedopornografia, effettua monitoraggi in rete e denuncia agli organi competenti, foto, video, ecc. con minori vittime di violenza sessuale.
Di recente Don Di Noto ha denunciato un video che mostra “una bambina di circa 7/8 anni, in un lettuccio da pronto soccorso, con un lenzuolo che si intravede tipicamente ospedaliero, con aghi da flebo nel braccio, e una mano di adulto che viola i genitali con una crudeltà sessuale evidente”.
Questo, naturalmente non è l’unico filmato denunciato, ma uno tra centinaia provenienti da ogni parte del mondo.
Non è la prima volta che Meter denuncia violenze simili, accadute addirittura in ospedale.
Già nel 2009 infatti avevano denunciato fatti simili e molti altri, nel corso degli anni. Le violenze si perpetuano anche su neonati, nelle nursery degli ospedali.
Il prete sottolinea che il trauma riportato da questi bambini è gravissimo, permanente e debilitante. Paragona il trauma a una morte.
Di Noto invita anche a liberarsi dagli stereotipi sui pedofili. “Si pensa che il pedofilo sia un mostro, un individuo riconoscibile tra tanti“, in realtà le cose sono ben diverse.
Ecco il ritratto del pedofilo secondo Don Di Noto:
“A volte rimane latente per molto tempo e può essere scatenata da eventi o situazioni casuali come entrare in stretto contatto con il bambino, sentire l’odore della pelle, vedere fotografie ambigue, sfiorare il bambino in modo particolare o conoscere persone che hanno avuto esperienze sessuali con minori e parlano delle loro esperienze in maniera molto positiva” spiega Di Noto.
Il prete denuncia il fatto che Meter, nel corso degli anni, ha denunciato foto e video con decine di bambini narcotizzati (spesso nei filmati i bambini sono addormentati, completamente inermi) in ambienti sanitari e non solo. Ma poi non sa come si è proceduto.
“I pedofili vanno e stanno dove ci sono i bambini” ribadisce il prete.
Infine Don Di Noto aggiunge: “E’ troppo insabbiato, taciuto, non se ne vuole chiaramente parlare nonostante le innumerevoli denunce e le azioni di contrasto sono spesso lente e deboli. C’è una responsabilità, non solo personale, ma anche collettiva – in tanti ambiti sociali, politici, culturali e religiosi”.
I vari server dove si trovano immagini e filmati pedopornografici spesso non collaborano.
“Il reato è personale, ma spesso la connivenza silente e indifferente di sistemi di protezione alimenta questo terribile crimine” conclude infine Don Di Noto.
Unimamme, cosa ne pensate di questi ultimi aggiornamenti di cui si parla su Aleteia?
Noi vi lasciamo con l’ultimo appello di Don Di Noto: i pedofili non si fermano nemmeno a Natale.
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