La commissione Eat-Lancet ha studiato una dieta universale che sarebbe in grado di nutrire le persone in modo sano in maniera sostenibile per il pianeta.
Secondo le stime fatte pervenire dalle Nazioni Unite nel 2050 sulla terra ci saranno circa 10 miliardi di persone.
Basandosi su questa stima, una commissione della rivista scientifica The Lancet, finanziata dalla Fondazione Eat, i cui proprietari sono la coppia di miliardari norvegesi Petter e Gunhild Stordalen, ha messo in atto uno studio per trovare una dieta universale.
Questa dieta dovrà avere dei criteri scientifici e dovrà rispettare l’ambiente ed avere un impatto positivo sulla salute delle persone.
Attualmente, nel mondo, ci sono 2 miliari di persone malnutrite, poco meno di un miliardo che soffrono la fame e che si contrappongono ai 2 miliardi di persone obese o in sovrappeso. Inoltre il sistema di produzione degli alimenti ed il consumo alimentare sono una delle cause delle emissioni di gas serra nell’atmosfera e del consumo di acqua e del suolo.
Per far fronte a queste problematiche che incombono sul nostro pianeta, la commissione Eat-Lancet, ha messo a punto, in due anni di studio, una dieta giornaliera che faccia bene sia alla salute delle persone e sia all’ambiente.
La commissione si compone di oltre 30 scienziati che provengono da università ed organizzazioni di tutto il mondo (Harvard, Fao ed Oms) ed esperti di vari settori. La dieta è stata presentata ufficialmente il 17 gennaio a Oslo, in Norvegia.
Il gruppo di studiosi ha preso come riferimento la dieta Mediterranea, andando, però, a ridurre il consumo delle uova, dei prodotti caseari, della carne e del pesce.
La maggior parte delle proteine da assumere saranno assunte attraverso noci e legumi e quasi del tutto prodotti senza zucchero. Un’alimentazione basata soprattutto sul consumo dei vegetali senza però dimenticare la carne e il pesce.
La dieta prevede di assumere 2.500 kcal al giorno, considerando il fabbisogno energetico medio di un uomo di 70 kg, di 30 anni che pratica una moderata attività fisica.
Ogni giorno sarebbero permessi:
Per i cerali integrali vanno bene 232 g, di verdure amidacee (esempio le patate) 50 g, di prodotti lattiero caseari 250 g, di verdure 300 g e di frutta 200 g.
Lo zucchero è consentito in misura ridotta per soli 31 g. Per i condimenti 50 g di olio extravergine d’oliva o di altri oli vegetali.
Lo studio ha ricevuto il parere positivo da parte di Greenpeace Italia che sottolinea il proprio impegno affinché si riesca a ridurre del 50 % la presenza della carne nelle diete.
La responsabile della campagna Agricoltura dell’organizzazione, Federica Ferrario, chiede una riforma radicale della politica agricola: “Dopo questa ulteriore conferma, diventa sempre più urgente la richiesta, diretta sia al governo italiano che all’Unione europea, di una riforma radicale della politica agricola comune che acceleri il sostegno verso una produzione sostenibile di ortaggi e verdure e riduca drasticamente quello a favore della produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari”.
La dieta universale di The Lancet raccoglie anche alcune critiche, in modo particolare dall’associazione europea dei trasformatori di carne, Clitravi. Che sottolinea la presenza di altri settori che hanno un impatto negativo sulla salute del pianeta: “Lo studio ripropone vecchi argomenti anti-zootecnia e distorce dati a fini ideologici. Ci sono anche altri settori che impattano in modo anche più decisivo sulla salute del pianeta. Un volo di andata e ritorno da Roma a Bruxelles genera emissioni di idrocarburi molto più elevate rispetto al consumo annuale di carne e salumi. Speriamo che la Commissione Eat-Lancet voglia tener conto di tutte le innovazioni su cui il settore sta investendo per ridurre l’impatto ambientale”.
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