Non abbandoniamo le speranze per Julen, il bambino di 2 anni che da 12 giorni è in un pozzo profondo più di 100 metri. Il parere dei medici.
Julen, lo ricordiamo è caduto nel pozzo a Totalan domenica 13 gennaio e da quel giorno è partito un processo lunghissimo e complicatissimo per salvarlo. Sono stati giorni di ansia, di dolore, di attesa. Finalmente oggi i minatori dovrebbero raggiungere il bambino, ma sono tanti i dubbi e le paure. Come starà? Sarà sopravvissuto? Alcuni media locali lo hanno chiesto ad esperti e vi riportiamo le loro risposte.
El Confidencial ha contattato alcuni prestigiosi pediatri spagnoli. Tra questi Manuel Baca direttore del dipartimento di pediatria e neonatologia dell’ospedale Quironsalud di Malaga ha dichiarato che il consumo energetico e la tendenza a disidratarsi di un bambino di quell’età è un fattore che sicuramente non è a favore per Julen, ma ha anche aggiunto ci sono stati casi eccezionali di bambini che hanno resistito per molti giorni.
Ad esempio è importante anche sapere cosa ha mangiato e bevuto Julen prima di cadere nel pezzo e quanto tempo prima, per comprendere che tipo di riserve di grasso e di liquidi ha.
“I bambini hanno una resistenza straordinaria” ha invece dichiarato Antonio Jurado dell’Ospedale Materno Infantile di Malaga, aggiungendo “Se un adulto dovesse sopportare il momento del parto, la pressione di un neonato e la mancanza di ossigeno, morirebbe. Il trauma è molto più tollerato da un minore“. Inoltre spiega che se Julen avesse avuto un anno sarebbe stato terrificante.
Un po’ più prudente è Antonio Rodriguez, pediatra presso l’Unità di Terapia intensiva dell’Ospedale di Santiago di Compostela intervistato da El Mundo: “la scienza dice che sembra complicato, ma la speranza è l’ultima cosa che si perde“. E spiega: “Julen necessita di tre cose: ossigeno, acqua e sostanze nutritive. E la cosa più complicata da trovare in questi casi è l’acqua. Inoltre, sfortunatamente, un bambino ha bisogno di più acqua di un adulto“. Anche lui però non vuole perdere le speranze: “Quando fa freddo il corpo espelle meno acqua, quindi ne ha anche meno bisogno. Questo ad esempio potrebbe averlo favorito.” Inoltre parlando di acqua nel sottosuolo è possibile che il bambino ne abbia trovata.
Per quanto riguarda l’ossigeno, spiega l’esperto, il corpo ha bisogno di aria con ossigeno che si rinnova. Se ti trovi in una stanza chiusa ermeticamente questo ricambio non avviene, sotto terra invece sì.
Circa il cibo, Rodriguez spiega che è il problema minore e spiega che anche in questo caso il freddo può giocare un ruolo importante: “Se fa freddo, anche se si soffre d’ipotermia, il corpo ha bisogno di meno energia. Mentre col caldo i polmoni e il cuore vanno più veloci e necessitano di più acqua. Se ti trovi senza viveri, è più probabile morire nel deserto che in un polo. Questo gioca a favore del bambino“.
Dello stesso parere è anche Andrés Santiago, vice direttore della Scuola di Medicina Legale e Forense, che aggiunge: “Perché Julen sia vivo per primo è necessaria una camera di ossigeno sufficiente, e che nella sua caduta non abbia sofferto alcun trauma negli organi vitali.”.
Insomma unimamme, speriamo che le diverse variabili siano tutte a favore del piccolo Julen.
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