Un team di ricercatori Trento, ha analizzato il meccanismo che c’è alla base delle manifestazioni comportamentali tipiche delle persone autistiche.
Uno studio condotto dal Cimec (Centro mente cervello) dell’Università di Trento suggerisce che specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali del cervello siano alla base di una risposta alterata agli stimoli sensoriali comune a varie forme di autismo.
Se questo fosse confermato, si potrebbero aiutare chi interagisce con le persone autistiche per ridurre gli stati d’ansia e migliorare le relazioni. Lo studio è stato pubblicato dal Journal of Neuroscience.
La ricerca è stata portata avanti nell’ambito del progetto TRAIN (Trentino Autism Initiative), finanziato dell’Università di Trento con lo scopo di promuovere la ricerca sui disturbi dello spettro autistico nell’ambito del territorio. Infatti l’obiettivo principale è studiare i meccanismi biologici alla base delle differenti manifestazioni comportamentali tipiche dei disturbi dello spettro autistico.
Train, che è coordinato da Yuri Bozzi, è un consorzio che coinvolge 13 gruppi di ricerca afferenti a varie istituzioni.
Come si apprende dal comunicato stampa dell’Università di Trento, il “90% delle persone con disturbi dello spettro autistico manifesta un’alterata sensibilità agli stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili). Un’immagine particolarmente luminosa, un tono alto della voce o un contatto fisico, come un abbraccio, possono scatenare una reazione amplificata e improntata alla paura”.
I ricercatori durante i loro studi in laboratori hanno dimostrato che “L’alterata sensibilità agli stimoli tattili dipende da una ridotta connettività della corteccia somatosensoriale, l’area del cervello che riceve ed elabora questi stimoli, e da una forte attivazione dell’amigdala, regione cerebrale tipicamente coinvolta nelle risposte di paura”.
Il professore, Yuri Bozzi, del Centro interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento, spiega l’importanza di questo studio: “I risultati del nostro studio suggeriscono che specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione degli stimoli sensoriali siano alla base di alcuni comportamenti comuni a varie forme di autismo come una risposta alterata agli stimoli sensoriali. Ulteriori studi condotti dal nostro consorzio di ricerca potrebbero estendere queste osservazioni a pazienti affetti da autismo. Se le conclusioni saranno confermate, ciò potrebbe aiutare chi interagisce con persone autistiche a ridurre gli stati d’ansia e a favorire relazioni migliori”.
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