Malnutrizione e malattie in Venezuela causano tantissime vittime tra i bambini. E’ in atto una vera e propria crisi umanitaria.
Torniamo a parlare del Venezuela e dei bambini. Dal 2014 il Venezuela vive una crisi economica che ha messo in ginocchio il paese. Quasi il 90% dei cittadini vive in povertà, uno stipendio mensile di circa 5 milioni e 200mila bolìvares, pari a 1,30 euro.
Alla base di questa crisi è stata la caduta del prezzo del petrolio, risorsa su cui il Venezuela basa il 95% della sua economia. L’esportazione del greggio forniva le entrate necessarie per mantenere i costi dei servizi sociali.
La crisi economica, mal gestita, ha quindi causato una grave crisi umanitaria: nel 2016 il livello di mortalità infantile in Venezuela è tornato al livello del 1999, che fin dagli anni Cinquanta era costantemente sceso.
Si stima che in Venezuela ci siano circa 21 morti ogni 1000 bambini nati, un livello che non si raggiungeva dagli anni Novanta. Livello molto alto rispetto agli altri paesi della zona in cui la media è di 15 morti ogni mille nati vivi.
Come riportato dal quotidiano Daily Mail, più di un bambino su sette soffre attualmente di malnutrizione poiché i salari dei suoi genitori non coprono più il costo crescente della vita quotidiana, anche lavorando sodo.
I bambini stanno morendo di malattie che potrebbero essere tranquillamente curate, tra cui morbillo, difterite e diarrea da rotavirus, per non parlare della polmonite.
Inoltre molti bambini vengono venduti a predatori sessuali o semplicemente abbandonati, perché le famiglie non sono in grado di mantenerli. Milioni i venezuelani che negli ultimi anni sono migrati in Colombia o in Brasile.
E si tratta di dati non corretti, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, perché mancano i dati ufficiali forniti dal governo del presidente Maduro.
I ricercatori hanno dichiarato che: “L’aumento della mortalità infantile sembra derivare dal progressivo deterioramento dello stato di nutrizione delle persone, il crollo dei standard di vita e del sistema sanitario”.
Lo studio è stato scritto prima del precipitare della situazione con l’autoproclamazione di Juan Guaidò presidente contrapposto a Nicolás Maduro. Negli scontri avvenuti, sono almeno 26 le persone morte e quasi 300 quelle ferite in Venezuela, secondo alcune organizzazioni non governative.
Una ricerca effettuata nel 2018 su medici ed ospedali ha dimostrato come gli studi medici e gli ospedali non hanno acqua corrente nel 79% dei casi. Un quarto delle terapie intensive neonatali sono chiuse e molti altri servizi pediatrici funzionano a singhiozzo.
Parlando dell’ospedale pediatrico José Manuel de los Ríos in Caracas qui non esistono più né una macchina a raggi X né una TAC. Nove delle dodici sale operatorie sono state chiuse e 310 dei 400 letti non sono più in uso.
Anche la dott.ssa Huniades Urbina ha dichiarato le gravi condizioni in cui versa l’ospedale di Caracas: “Il Venezuela era una volta il paese più ricco dell’America Latina. I pazienti verrebbero a Caracas perché potremmo fornire le migliori cure nella regione, ma adesso non possiamo neanche nutrire i pazienti”.
L’ospedale non può più permettersi le medicine necessarie per curare i suoi giovani pazienti. Se i loro genitori non comprano le medicine, il paziente rischia di morire.
Anche i vaccini, in tutto il Venezuela, sono stati aboliti perché non ci sono soldi.
Nel 2018 per i bambini sotto i 5 anni i vaccini coprivano appena il 30% delle richieste lasciando senza copertura quasi 3 milioni di bimbi. Sono così aumentate le malattie come morbillo (oltre 5000 casi e 73 morti nell’anno passato, il numero più alto dell’intera America) e difterite, come segnalato dall’OMS.
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