Claudio Bisio e Anastasio si confrontano sul palco dell’Ariston.
Sul palco dell’Ariston il comico Claudio Bisio ha portato un monologo sul difficile ruolo del padre.
Il pezzo è tratto da Father and Son, spettacolo teatrale a sua volta tratto dal libro: Gli sdraiati, un libro di Michele Serra.
Eccone un estratto.
Claudio Bisio: il suo monologo a Sanremo
Secondo me il bello del festival è che unisce le generazioni. Io ricordo da bambino lo guardavo con papà e adesso l’avrei visto con mio figlio se non fossi stato qui. Tra l’altro mio figlio, che ha vent’anni, ieri mi ha mandato un video a casa sul divano che con l’accendino in mano cantava “Notte prima degli esami” guardando la tv. Alcuni dicono che questi ragazzi sono pigri, indolenti, fannulloni i ventenni, i millennials. Io non credo, io gli do fiducia a questi ragazzi. Per esempio mio figlio si è svegliato nel momento stesso in cui si è svegliata tutta la città. Quando la gente va a lavorare, i bambini vanno a scuola e tutti sembrano partecipi dello stesso ritmo, membri della stessa comunità.
Peccato che la città sia Sydney, a nove ore di fuso orario. Qui da noi sono le sette di sera, rabbuia e lui dorme ancora, ma almeno so che è passato da casa. Le tracce della sua presenza sono inconfondibili in bagno valanghe di asciugamani zuppi mi rendo conto che appendere un’asciugamani è un’attività che deve risultargli incomprensibile come chiudere un cassetto e un’anta di un armadio dopo avergli aperti come raccogliere da terra quelle felpe. Felpe farcite da una maglietta che lui sfila in un solo colpo insieme a qualunque indumento sovrastante c’è la parte superiore del suo vestiario è un multi strato che si compone vestendosi ma che non si scompone svestendosi.
Calzini sporchi, ovunque. A migliaia, a milioni. Appallottolati. E in virtù del peso modesto e dell’ingombro limitato, non tutti per terra. Alcuni su mensole, sull’armadio, sul lampadario come palloncini che un gas misterioso e sicuramente fetido ha fatto vibrare in ogni angolo della casa. Portacenere che traboccano di cicche allestite di canne spero non solo sue. Ecco in questo quadro bisunto e tendente all’oscuro quasi rabbiosa è l’aureola candida che sta sotto la macchinetta del caffè. Come descriverla, è un alone di zucchero dai contorni sfumati con al centro un piccolo cerchio intonso.
Non riesce a centrare la circonferenza della tazzina e dunque mi sparge il suo zucchero (che tra l’altro è sale). Il suo computer scarica musica sempre.
Forse è colpa mia, è colpa di noi genitori del fatto che i figli siano così. Smandrappati. Dicono gli psicologi, gli esperti che avreste bisogno di un padre con la P maiuscola. Un vero padre. Che avreste avuto bisogno del suo ordine ben strutturato, ben codificato così da poterlo fare tuo. Oppure combatterlo. E combattendolo diventando di nuovo. Non c’è argomento che mi metta più in difficoltà del padre io non ho che alcune attitudini per esempio quella non trascurabile del mantenerli con il mio lavoro e la mia fatica ma so che è sconveniente farlo pesare anche se è altrettanto sconveniente lo dico a carico tuo è dimenticarlo.
Ma riconosco che di tutte le altre tradizionali attitudini del padre stabilire regole, punire, rimproverare disciplinare io non sono un grande interprete le poche volte che cerco di riportare l’ordine sottolineare regole sento di avere un tono maldestro dell’improvvisatore senza talento. Parlo e dubito di almeno la metà delle parole che dico. Ho provato a seminare la casa di una parodia di comandamenti appiccicando post it alle porte. Parodie. Ecco il sogno mio era che dopo aver letto avresti capito da solo cosa avresti dovuto fare. Ma in fondo ti chiedo poco, molto poco. Forse troppo poco. Vuol dire che richieste cosi mediocri non possono scalfire il tuo spirito.